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Riforma Fornero, guai infiniti

Migliaia di giovani non potranno più accedere ai tirocini. L'allarme lo lanciano gli educatori della Casa del Giovane di Pavia

di Redazione

Entro giugno la Regione Lombardia, come tutte le altre, dovrà recepire la nuova normativa in materia di tirocini; se non apporterà sostanziali modifiche al testo attuale, condannerà migliaia di giovani a non poter più contare sullo strumento indispensabile del tirocinio per inseguire un soddisfacente inserimento nel mondo del lavoro.

«Da molti anni, infatti, le nostre Organizzazioni», spiegano Paolo Tartaglione responsabile Area Reinserimento e Autonomia Cooperativa Sociale Arimo e Stefania Invernizzi   del Coordinamento Area Minori  Cooperativa Sociale Casa del Giovane, «così come moltissime altre che come noi si occupano di adolescenti e giovani adulti in difficoltà, considerano lo strumento del tirocinio come un inseparabile alleato per favorire un soddisfacente percorso di definizione dell'identità professionale e di inserimento lavorativo, nonché per l’accompagnamento verso il raggiungimento della piena autonomia, traguardo indispensabile per la maggior parte dei giovani interessati».

«I nostri percorsi nascono da un accurato lavoro di bilancio attitudinale e orientamento professionale, che permette ai giovani di comprendere meglio i “fallimenti” (soprattutto scolastici) del passato, conoscere e valorizzare le proprie inclinazioni e competenze, immaginare come mettere a frutto il proprio potenziale in una professione desiderata. A seguito di questa fase di riflessione e conoscenza, che porta alla definizione di una ipotesi professionale soddisfacente, i nostri tutor hanno bisogno della disponibilità delle aziende, affinché i giovani possano verificare nella realtà lavorativa l'effettiva rispondenza con le proprie aspirazioni. Grazie alla grande disponibilità dimostrata negli anni dalle aziende lombarde, i nostri giovani ospiti hanno potuto osservare da vicino le figure professionali ipotizzate, mettersi alla prova nel mondo del lavoro, apprendere le regole che permetteranno loro di essere dei lavoratori stimati, imparare i rudimenti delle professioni raccogliendo l'esperienza soprattutto di artigiani e piccoli imprenditori».

«In questa cornice sono da leggere il nostro smarrimento e disappunto per i contenuti della nuova normativa in materia di tirocini, con particolare riferimento all'obbligo di retribuzione da parte dell'azienda. La retribuzione obbligatoria avrebbe due nefaste conseguenze sui percorsi dei nostri giovani: la prima di ordine pratico, con il totale annullamento di uno strumento di così capitale importanza (nessuna azienda accoglierà i nostri ragazzi, che arrivano al tirocinio con buona volontà e desiderio di riscatto, ma mediamente senza nessuna competenza scolastica, professionale e con importanti difficoltà nel rapporto con le regole e con il mondo degli adulti), e la seconda di tipo “culturale”: lavoriamo con grande fatica per fare comprendere ai nostri giovani il senso del lavoro e della retribuzione; in genere salutiamo con grande sollievo il momento in cui i ragazzi e le ragazze comprendono che il loro incontro con il lavoro è finalizzato all'apprendimento; che l'azienda fa un atto di generosità accogliendoli e insegnandogli una professione; che non devono aspettarsi di essere pagati per apprendere al lavoro, così come non si aspettavano di essere pagati per andare a scuola; che la retribuzione nasce da una capacità produttiva che all'inizio i ragazzi non hanno e non devono avere».

«Le prospettive attuali, inoltre, portano ad un inspiegabile appesantimento dell’aspetto burocratico per la stipula di convenzioni di tirocinio, con il conseguente accrescimento dei tempi di attivazione».
 


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