Politica

Riforma della non autosufficienza: testo bollinato, si parte dal Senato

Lo ha comunicato oggi il viceministro Maria Teresa Bellucci, incontrando le 57 organizzazioni del Patto per la non autosufficienza

di Sara De Carli

È stato bollinato ieri, 26 gennaio, il testo dello schema di legge delega in materia di politiche per le persone anziane, che contiene anche la riforma della non autosufficienza. Ne ha dato notizia oggi il viceministro Maria Teresa Bellucci, incontrando del 57 organizzazioni del Patto per la Non Autosufficienza. Il testo inizierà quindi a breve il suo iter in Parlamento, cominciando dal Senato. La deadline per l’approvazione della legge delega è fine marzo: «Un tempo che permetterà di migliorare il testo», ha detto il viceministro.

Tre le note, accanto alla rilettura ragionata del testo, articolata su sei focus, su cui le organizzazioni del Patto hanno presentato valutazioni e richieste. Una riguarda i caregiver familiari, tema che c’era nella precedente versione del ddl e che ora è stata tolta perché il Governo intende procedere con una legge ad hoc. Ci sono ottime ragioni per farlo ma allo stesso tempo occorre riconoscere che c’è una differenza tra i caregiver di una persona anziana non autosufficiente e il caregiver di una persona con disabilità. «Bene che ci sia una norma apposita, ma è evidente che non si può fare la riforma della NA senza avere lo sguardo anche sui caregiver. Il ddl lo fa, perché parlare di servizi è qualcosa che guarda i caregiver ma occorre essere più espliciti, i due target della riforma sono le persone anziane non autosufficienti e i loro caregiver», ha sottolineato Cristiano Gori, coordinatore del Patto. «Noi non siamo per un approccio sperimentale, ma di applicazione graduale», ha evidenziato invece Anna Lisa Mandorino. Terzo punto, «una riforma non si fa senza risorse aggiuntive, è chiaro. Mentre questa riforma non ha agganciate risorse. Come agire allora?», ha sottolineato ancora Gori. «Agire sui fondi e sulla progettualità devono andare di pari passo. Occorre dare un segnale forte nella prossima legge di bilancio e insieme costruire un progetto pluriennale per i prossimi anni. Più fondi servono, sì, ma per innovare le risposte, non per mantenere quelle attuali. L’esigenza che emerge è chiara: dare un segnale forte nella prossima legge di bilancio, accompagnata dalla messa a terra qualche primo tassello della riforma, di una progettualità innovativa. E poi la grande occasione di avere una riforma di legislatura».

Qui in forma di appunti le valutazioni del Patto per la non autosufficienza e i prossimi passi che è necessario compiere, sui sei focus qualificanti.

1 SNA (Cristiano Gori)

La nascita del sistema nazionale assistenza anziani permette il superamento della frammentazione attuale su tre filiere: servizi sanitari, servizi sociosanitari e indennità di accompagnamento. La testa del nuovo assetto istituzionale sarà il CIPA: se ben progettato può creare le condizioni per tre cose, risposta universale integrata; un approccio specifico all’assistenza agli anziani, che non è né sociale né sanitario né l’integrazione dei due, ma qualcosa di specifico; rendere riconoscibile la non autosufficienza alla politica. L’impalcatura dello SNA è ancora debole, anche se è importante che sia entrata l’idea. Creare un settore unitario per la non autosufficienza non è un’idea originale, è quello che hanno fatto tutti i Paesi che la riforma l’hanno già fatta. A parità di titolarità, provare a costruire un sistema di governo.
I prossimi passi:
Il CIPA entra in vigore prima delle deleghe, entro giugno 2022. A un certo punto tutti guarderanno lì. Due sfide, di cui siamo consapevoli: creare davvero allineamento tra Palazzo Chigi, sanità e welfare; incidere sui territori.

2 Valutazione unica (Fabrizio Giunco)

Assorbe e riunifica le valutazioni di competenza statale, identifica i bisogni globali della persona, con uno strumento standardizzato e permette l’accesso ai servizi dello SNA. C’è una seconda valutazione a livello regionale che va a definire il PAI. Due livelli di valutazione, fra loro collegati: un percorso unico in due livelli. Aver accolto questa idea dà un potente strumento di programmazione, non si può affrontare la sfida che la demografia ci prospetta senza uno strumento adeguato di programmazione.
I prossimi passi:
Garantire vera continuità al percorso, definendo processi e accordi che rendono sostanziale l’interscambio informativo tra livello centrale e regionale. Significa scegliere lo strumento standardizzato, digitale, che riduca la variabilità interpretativa. Significa progettare l’infrastruttura amministrativa e digitale: oggi ad ogni valutazione è come se incontrassimo per la prima volta una persona, mentre quella persona se arriva alla non autosufficienza ha già alle spalle anni di contatto con i servizi. Non dobbiamo più chiedere alla persona, ma far dialogare le informazioni e i dati che già abbiamo.

3 Domiciliarità (Paolo Da Col)

Unitarietà delle risposte, attraverso integrazione di ADI e SAD. Interventi di durata e intensità adeguata ai bisogni dell’anziano. Previsione di un adeguato mix di prestazioni. Molto bene questi tre punti, ci preoccupa un po’ idea di razionalizzazione dell’offerta vigente. Serve inserire la definizione di adeguato mix di prestazione, superare la razionalizzazione, agire sull’ADI come è configurata dal Pnrr che per come è disegnato darà 1/3 risposta al mese per tantissime persone, restando nel campo dell’approccio delle prestazioni sanitari estemporanee e non nell’approccio specifico della cronicità e della non autosufficienza.
I prossimi passi:
Avere più risorse e riorientare parte dei fondi ADI del Pnrr verso il modello di assistenza previsto dalla riforma, perché è contraddittorio scrivere una riforma e nei territori premere in una direzione differente.

4 Servizi residenziali (Virginio Brivio)

Il ddl prevede due azioni, una per aumentare il livello della intensità assistenziale e una che guarda al miglioramento dei requisiti strutturali, che dovranno essere più attenti alla dimensione di facilitazione delle relazioni.
I prossimi passi:
Un giudizio positivo, con un punto interrogativo di fondo: non sembra emergere – dice il Patto – una visione d’insieme che invece è necessaria. Inoltre serve superare la frammentarietà regionale e pensare alle strutture residenziali come snodo delle reti territoriali, non come “dependance” degli ospedali.

5 Prestazione Universale (Daniele Massa)

Fatto 100 l’intervento pubblico per la Long Term Care, il 60% oggi è coperto dall’IDA: tocchiamo quindi un pilastro importante. L’utente può scegliere se ottenere erogazione monetaria o servizi. Ribadito l’universalismo dell’accesso (sarà indipendente dalla prova dei mezzi) ma l’importo sarà graduato sulla base del fabbisogno assistenziale, una gradualità che oggi l’assegno di accompagnamento non ha.
I prossimi passi:
L’introduzione della misura deve avvenire in maniera graduale ma non nella prospettiva della sperimentazione. I servizi alla persona potranno essere erogati sia in forma organizzata sia da parte di assistenti familiari. Dovrà essere promossa la scelta dei servizi, quindi prevedendo un incremento significativo del valore della prestazione rispetto a chi sceglie la prestazione monetaria.

6 Assistenti familiari (Andrea Zini)

Manca la maggiorazione qualora venga utilizzata per pagare assistenti familiari regolarizzate, bene il potenziamento dei benefici fiscali e contributivi, bene la formazione adeguata prevista ma la certificazione conseguente dovrà procedere di pari passo.
I prossimi passi:
Prevedere una maggiorazione del valore se utilizzata per retribuire lavoro di cura regolare. Semplicità di gestione. Confronto con le regioni per la formazione e la certificazione delle competenze delle assistenti familiari.

Qui il link per scaricare il numero di VITA dedicato agli anziani e alla riforma della non autosufficienza. In allegato le slides del Patto per la Non Autosufficienza.

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