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Riforma cicli, al via la scuola delle regioni

Si definitivo per il disegno di legge della Moratti sulla riforma dei cicli scolastici. Per il Forum delle Associazioni familiari, la riforma è positiva

di Benedetta Verrini

La riforma dei cicli scolastici muove il suo primo passo: il disegno di legge delega del ministro Letizia Moratti ha ottenuto, il 14 marzo scorso, il sì definitivo dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento cambia l?assetto di istruzione e formazione, con una decisa ?sterzata? federalista. «Una riforma che consideriamo positiva nel suo impianto generale, ma restano alcune riserve» dice Luisa Santolini, presidente del Forum delle Associazioni familiari, che ha monitorato l?elaborazione del testo. Sette articoli, densi di principi generali, cui il governo dovrà attenersi per riformare il sistema scolastico italiano. è la ?Delega al governo per la definizione delle norme generali sull?istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale?, che ora deve ottenere il sì di Camera e Senato. I nuovi cicli delineati dal provvedimento prevedono una scuola elementare e una media di durata identica a quella attuale, e una sostanziale ?biforcazione? del percorso scolastico nel secondo ciclo di studi, quando i ragazzi saranno chiamati a scegliere tra liceo (5 anni) o istruzione professionale (4 anni + 1). «Questa impostazione ci appare sostanzialmente positiva» dice la Santolini. «In particolare, abbiamo apprezzato la scansione dei cicli nel rispetto delle caratteristiche dell?età evolutiva, e la valorizzazione della formazione professionale, non più considerata di serie B, ma come un?ulteriore possibilità di formazione e di realizzazione dei giovani». Il Forum aveva espresso riserve sull?ingresso anticipato dei bambini nel mondo della scuola (a 2 anni e mezzo nelle materne e a 5 anni e mezzo alle elementari), dal momento che «non sembra davvero il caso di sottrarli così presto al periodo del gioco e del tempo trascorso in famiglia». L?ingresso facoltativo a scuola un anno prima (che era stato pensato per far uscire diplomati e laureati più giovani, senza accorciare le tappe del percorso scolastico), sarà ora sottoposto a una serie di limitazioni: le iscrizioni anticipate saranno possibili solo nei comuni che hanno un?effettiva disponibilità di posti in più e sono a posto con il bilancio. «Decisione che resta discutibile, perché potrebbe creare una situazione a macchia di leopardo, con territori ricchi in cui sarà possibile approfittare di questa opportunità, e territori in cui non lo sarà» sottolinea la Santolini. «Il risultato, comunque, è che la scelta non è stata rimessa alla discrezione delle famiglie, ma delle amministrazioni comunali». L?attribuzione agli enti locali di una completa discrezionalità sulla formazione e di una quota di decisione sugli stessi programmi scolastici (alle giunte regionali viene attribuito un 15% di competenza nella pianificazione dei piani di studio alle elementari, e il 20% alle superiori), è un altro aspetto su cui il Forum ha riserve. «Il rilancio della formazione professionale, nel secondo ciclo di studi, è una scommessa che si gioca soprattutto in campo regionale» avverte la Santolini, «e su questo bisognerà vigilare per evitare che si possano creare disparità». La formazione professionale dura 4 anni, ma serve un altro anno per l?esame di Stato, che permette di spendere il titolo anche presso le altre regioni. «Per quanto riguarda la ?quota decisionale? che le Regioni avranno sui programmi» prosegue Santolini, «mi auguro che essa venga spesa direttamente a favore delle scuole e dei loro progetti, altrimenti l?autonomia scolastica ne uscirà azzerata». L?iter della riforma, a ogni modo, si prospetta lungo. Dopo il via libera del parlamento, il ministero dell?Istruzione dovrà presentare una relazione finanziaria; poi, entro i 24 mesi successivi, la delega verrà attuata attraverso i regolamenti attuativi del governo. «La nostra più forte sollecitazione al governo resta quella di affrontare, una volta per tutte, il tema della parità. Il passaggio da una scuola statale a una scuola della società civile, che valorizzi l?apporto di tutti i soggetti e le istituzioni impegnate nella formazione, resta un intervento urgente e l?unico in grado di garantire una libertà di scelta educativa alle famiglie». Il nuovo percorso scolastico Materna (3 anni): Ingresso a 2,5 o 3 anni Elementare (5 anni): Ingresso a 5,5 o 6 anni, valutazione biennale dell?alunno. Media (3 anni): Ingresso a 10,5 o 11 anni, esame di Stato per l?accesso al II ciclo: Ingresso a 13,5 o 14 anni. Scelta tra liceo (5 anni) o istruzione professionale, 4 anni (+ 1 integrativo per accedere a una formazione tecnica superiore). Esame di Stato per l?accesso all?Università Università (3 anni+2): Ingresso a 18,5 o 19 anni. Suddivisa in un primo triennio, alla fine del quale si ottiene la laurea, e un biennio successivo per ottenere la laurea specialistica Info: www.forumfamiglie.org


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