Salute
Riforma 118, non si alimenti la guerra tra poveri
Una mozione presentata in Commissione Sanità del Senato dei 5stelle e ispirata dal sindacato Sis 118, che rappresenta gli interessi di medici e infermieri di 118 del sistema sanitario nazionale, immagina di escludere il volontariato dal soccorso sanitario. «Le condizioni contrattuali e lavorative di questi operatori sanitari sono certamente inaccettabili, ma vedere noi come il nemico è un errore», sottolinea il presidente di Anpas Fabrizio Pregliasco. «Senza il nostro contributo il sistema non si reggerebbe più, avrebbe costi troppo alti e nessuna capillarità», aggiunge Roberto Trucchi, presidente delle Misericordie
L’oggetto della discordia è una mozione presentata alla Commissione Sanità del Senato dal Movimento 5 Stelle (prima firma Maria Domenica Castellone). Nel testo (scaricabile in allegato) si legge che impegna il Governo a «a porre obbligo alle regioni di definire piante organiche medico -infermieristiche dedicate e a stabilire, per i vari territori, un numero complessivo di postazioni medicalizzate ed infermierizzate in grado di assicurare intervento di soccorso sanitario» e «a sancire, in via prioritaria, secondo quanto stabilito dall'articolo 57 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, la possibilità di affidare, nel contesto delle attività istituzionali del SET 118, l'attività di trasporto alle associazioni di volontariato sanitario attraverso specifiche convenzioni che indichino i requisiti dei mezzi privati e del personale adibito alla rete dell’emergenza prevedendo per ciascuna Associazione affidataria del servizio in convenzione, di garantire la fornitura di equipaggi composti da autisti-soccorritori prevalentemente contrattualizzati, pur consentendo, secondo specifica programmazione regionale, la presenza di soccorritori volontari in affiancamento e supporto al personale assunto».
Tradotto significa che «si immagina che il 118 debba essere un servizio in cui lavorano solo medici e infermieri laureati e assunti, tagliando fuori di conseguenza tutto il mondo del volontariato», sottolinea il presidente di Anpas, Fabrizio Pregliasco, «quindi verrebbero esclusi oltre a noi anche le Misericordie e la Croce Rossa».
Perché? «Il motivo sta in un problema reale: gli infermieri e i medici del 118 del Servizio Sanitario Nazionale vivono una condizione grave e ingiusta», continua Pregliasco, «Sono precari, male stipendiati e poco tutelati. Giustamente fanno una battaglia per i propri diritti», continua Pregliasco.
La mozione nasce proprio sulla scorta di questa battaglia, ispirata dal presidente del Sis 118 Mario Balzanelli, la realtà che difende i diritti di questi operatori.
«Quello che è sbagliato», continua Pregliasco, «è pensare che siamo noi del volontariato il problema o il nemico. Non è a causa nostra la condizione contrattuale di questi operatori. Si sta alimentando una guerra tra poveri che non aiuta nessuno».
C’è poi da considerare alcuni aspetti che dalla mozione sembra non vengano tenuti in considerazione. «In primo luogo», spiega il presidente di Anpas, «in un mondo ideale siamo tutti d’accordo che ogni ambulanza dovrebbe avere a bordo un medico, un infermiere e un autista, tutti professionisti, tutti laureati e tutti assunti. Ma questo ha un costo: un’ambulanza con a bordo personale laureato e assunto costa 700mila euro l’anno. Un'ambulanza delle nostre invece costa 250mila euro, al massimo 300mila l’anno. Perché si vuole rinunciare a un servizio che ha un costo decisamente più conveniente? Dove si troverebbero i soldi per sostituire i nostri mezzi e i nostri volontari con personale pubblico?».
Quello che dice Pregliasco non è un problema da poco. Lo conferma Roberto Trucchi presidente delle Misericordie: «Solo per quello che concerne noi stiamo parlando di 100mila volontari e circa 270 mezzi che non potrebbero più operare. Sostituirli ha un costo enorme per lo Stato.
Non solo: «Si ignora artatamente la casistica delle regioni italiane, che certifica come i migliori risultati, sia in tempi di intervento che di qualità dei servizi offerti, siano ottenuti in quelle regioni dove il volontariato è integrato con il servizio pubblico e considerato parte integrante dello stesso», aggiunge Trucchi.
Se guardiamo a livelo nazionale «il sistema del 118 è garantito all'80% dal volontariato. In alcune Regioni, come la LOmbardia anche al 90%», sottolinea Pregliasco.
E tutto questo senza mai interpellare i diretti interessati. «Nessuno si è mai confrontato con noi», sottolineano insieme Trucchi e Pregliasco, «per questo chiediamo con fermezza che si apra un tavolo di confronto per la costruzione di un progetto serio e condiviso. Crediamo sia doveroso, da sempre garantiamo presenza capillare, organizzazione e funzionamento efficaci, umanità, qualità e sicurezza per le persone che necessitato di soccorso».
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