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Rifondare la politica, senza clientele Parla l’onorevole espulsa dal Pasok
La 59enne Louka Katseli è il volto più noto dei 22 parlamentari espulsi dal principale partito greco, il Pasok (Movimento socialista panellenico). Ministro del Lavoro fino a giugno 2011, ha votato contro la “Legge di austerità” da 3,3 miliardi di euro.
Perché ha votato “No” al Piano anticrisi?
Il Memorandum che ci è stato sottoposto dalla Ue contiene misure inaccettabili. Diminuzione del 22% del salario minimo, taglio drastico delle pensioni, 150mila persone del settore pubblico da licenziare, ma soprattutto una completa demolizione degli accordi collettivi di lavoro, azione che tra l’altro va contro le direttive dell’Organizzazione mondiale del lavoro, e quindi avrà ripercussioni legali: tutte queste azioni non fanno altro che esacerbare la situazione, causando una depressione ancora più profonda che ci porterà presto al default, con buona pace della signora Merkel e del signor Sarkozy.
Merkel e Sarkozy vogliono il default?
Non penso. Ma non vedo in loro una seria volontà di aiutare la Grecia. Tanto che il giorno dopo l’approvazione del Piano hanno aggiunto ulteriori richieste prima di concederci liquidità per risollevare la nostra economia. È il messaggio più sbagliato che puoi dare a una popolazione allo sbando.
Guerriglia e proteste dilagano. I greci hanno perso la pazienza?
Il malessere è diffuso in ogni settore della società. Più che la rabbia, che comunque c’è e si è vista al culmine subito dopo il voto di domenica, le persone sono totalmente spiazzate. Non sanno dove girarsi, cosa fare o dire: noi politici dobbiamo capire questo disagio e farcene carico. Senza i clientelarismi del passato.
Quale alternativa al Piano che lei e gli altri membri espulsi (22 del Pasok e 21 del partito conservatore Nuova democrazia) contestate?
Dal mio punto di vista, bisogna partire proprio dall’impiego pubblico, che oggi è davvero malgestito. Ma non bisogna iniziare licenziando persone. Piuttosto, riorganizzando il sistema alla stregua di ogni azienda privata che si rispetti: più sistemi elettronici, più monitoraggio dell’efficienza dei dipendenti e dei servizi.
E una maggiore privatizzazione?
Ci abbiamo provato due anni fa, implementando la competitività in alcuni settori. Ma una riforma istituzionale completa non è stata possibile, e oggi lo è ancora meno.
Che ruolo può avere nella crisi un’economia dal basso?
A maggio 2011 come ministro ho promulgato la nuova legge sull’impresa sociale, perché lo ritengo un settore strategico. Il problema è che ora anche il terzo settore soffre molto per mancanza di fondi, nonostante ci sia una forte crescita del volontariato in conseguenza dell’aumento di poveri da sostenere a causa della crisi.
Ora è fuori dal gruppo parlamentare del suo partito. Cosa si aspetta per il futuro?
Non lo so. Mi sto consultando con gli altri deputati espulsi per valutare le prossime mosse.
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