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Riflettenti salvavita? Il tir tira dritto

È una banda luminosa che diminuisce almeno della metà gli incidenti di notte. Doveva essere obbligatoria dal 1° gennaio. Invece il governo ha concesso una proroga ... perchè?

di Maurizio Regosa

In questo inverno così caldo da sembrare primavera, con le azioni dell?ecologia che vanno alle stelle nel mercato della politica, capita di assistere, in tema di iniziative per rafforzare la sicurezza stradale, a una specie di teatrino incomprensibile, a tratti autolesionistico, a tratti farsesco (non fosse che sulle strade italiane, soffocate da macchine e tir, si continua a morire: nel gennaio appena concluso sono 122 le persone che hanno perso la vita in incidenti automobilistici).

Vi faremo a strisce

Bisogna riandare al 2003, quando in Italia si comincia a discutere di strisce luminose riflettenti, montate dietro e di fianco, per rendere più visibili i camion (e quindi consentire all?automobilista di adottare le necessarie cautele, specie in caso di ribaltamento), e di paraspruzzi (utili ad evitare che chi guida dietro un tir sia accecato dagli spruzzi appunto d?acqua piovana).

Per una volta anticipando le decisioni europee, il governo Berlusconi decide di rendere obbligatori questi due strumenti, forte anche di una ricerca del Tuv tedesco secondo cui questi semplici accorgimenti avrebbero fortemente ridotto il numero di incidenti (di notte in particolare: la riduzione è stimata fra il 40 e il 97%). Una misura auspicabile e utile, se si pensa che più dell?85% delle merci viaggia su gomma e che il parco dei veicoli pesanti in Italia è piuttosto ampio (supera quota due milioni e mezzo).

La patria delle proroghe

Il Belpaese è però anche la patria delle proroghe sicché l?applicazione di tale misura – di buon senso, poco costosa (si stima che ciascuna banda costi circa 150 euro) – è rimandata di anno in anno. Con la soddisfazione delle potentissime lobby degli autotrasportatori?

Si giunge così alla fine del 2006 e alla promessa di un ulteriore rinvio. Che però incontra ostacoli probabilmente non previsti. Protestano i 60 componenti del Gruppo interparlamentare per la sicurezza stradale che – come racconta a Vita Giuseppe Guccione, presidente della Fondazione Luigi Guccione, un ente morale per la tutela delle vittime della strada – arrivano a votare una mozione che impegna il governo al rispetto della norma. Interviene pesantemente anche Adiconsum, distribuendo a tutti i rappresentanti di Camera e Senato un cd contenente dati sugli incidenti stradali e la testimonianza agghiacciante di una sopravvissuta a uno scontro con un tir. Alla fine l?obbligo di strisce e paraspruzzi entra in vigore il 1° gennaio 2007, raccogliendo il plauso di molti, fra cui Giordano Biserni, presidente dell?Asaps – Associazione sostenitori amici polizia stradale.

Un passo avanti, uno indietro

Gli autotrasportatori si trovano così nella necessità di attrezzarsi e cominciano a farlo almeno per la maggioranza (secondo le stime il 60 -70% dei tir sono oggi dotati di strisce). Magari continuando a polemizzare e sostenendo – come la Conftrasporto di Paolo Uggè, ex sottosegretario ai Trasporti del governo Berlusconi – che in questa maniera si crea una percezione (illusoria) di sicurezza e ricordando che tale obbligo non riguarda i trasportatori stranieri che viaggiano in Italia.

Ma a questo punto nuovo colpo di scena: non passano nemmeno 40 giorni che il copione cambia. Il 7 febbraio il governo sottoscrive con le rappresentanze un Protocollo d?intesa che, oltre a fissare alcuni provvedimenti sotto il profilo economico-finanziario (cioè agevolazioni), concede una sospensione «fino a un massimo di sei mesi dell?obbligo di applicazione delle strisce retroriflettenti relativamente ai veicoli immatricolati prima del 1° aprile 2005, considerate le difficoltà incontrate per approvvigionarsi di tali attrezzature».

Una proroga che il sottosegretario Andrea Annunziata derubrica a semplice questione tecnica: «La sicurezza», spiega a Vita,«è un elemento importantissimo. Ma occorreva dare tempo per l?adeguamento. Una soluzione condivisa tant?è che su 14 sigle di trasportatori solo una non ha sottoscritto il Protocollo».

Qualche settimana in più…

Insomma, agli autotrasportatori serve giusto qualche settimana in più, fino a maggio più o meno. Perché non concederla? Intanto però la risposta delle associazioni non si fa attendere. «Ancora una volta ci troviamo al cospetto di un?istituzione Pinocchio che non solo smentisce se stessa, ma soprattutto antepone interessi di parte a quelli della collettività», si legge nella durissima lettera subito inviata al ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi e al sottosegretario Annunziata da Adiconsum. Dietro la proroga ci sarebbero infatti le pressioni delle grosse flotte aziendali. La difficoltà di approvvigionamento è l?ultimo dei problemi.


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