Politica

Riflessioni di un ex sindacalista sul discorso di Papa Francesco alla Cisl

Savino Pezzotta, ex segretario Cisl: «Spero che le parole del Papa servano per avviare un vero discernimento dentro la Cisl e dentro tutto il sindacato e che diventino stimolo e interrogazioni per una riflessione generale capace di rigenerare il sindacato»

di Savino Pezzotta

Sono rimasto molto colpito nel leggere il discirso che Papa Francesco ha fatto ai delegati al Congresso della Cisl. Sono convinto che abbia posto delle questioni reali e non abbia fatto retorica. Per tutti i cislini e per tutti i sindacalisti e le persone che nonostante tutto continuano ad credere nei valori e nel ruolo sociale del sindacalismo, il discorso del Papa obbliga a un profondo discernimento.

Come sempre gli interventi di Papa Francesco pongono interrogativi, cosi è stato anche con il discorso che ha rivolto ai delegati del Congresso Cisl. Quanto ha detto Papa Francesco è uno stimolo a ripensare il ruolo e la funzione del sindacalismo, ad uscire dalla tentazione burocratica che lo attraversa per ritornare ad essere l’interlocutore primario delle persone che soffrono nelle periferie esistenziali.

Il sindacalismo è stato troppo preso dai servizi e pertanto si è lasciato condizionare da una visione individuale dei bisogni delle persone, mentre il suo compito è ancora quello di essere un soggetto collettivo che, partendo dai sui aderenti, estende all’insieme della società e, soprattutto, verso gli strati sociali più deboli la forza della rappresentanza, della solidarietà e il principio dell’uguaglianza, il messaggio di Papa Francesco al sindacato è molto forte e non ammette interpretazioni riduttive o vane appropriazioni. Sono parole che contengono, a mio parere, anche una critica a certi atteggiamenti di autoreferenzialità dei gruppi dirigenti e al modo di essere del sindacalismo rispetto alle grandi e radicali trasformazioni che sta subendo il lavoro.

Papa Francesco invita il sindacato ad essere protagonista di un nuovo patto sociale “che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per permettere ai giovani, che ne hanno il diritto-dovere, di lavorare” e che “le pensioni d’oro sono un’offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni”.

Forte è stato il richiamo alla missione del sindacato che è chiamato a fare giustizia. “Sindacato è una bella parola che proviene dal greco syn-dike, cioè ‘giustizia insieme’. Non c’è giustizia insieme se non è insieme agli esclusi. Il buon sindacato rinasce ogni giorno nelle periferie, trasforma le pietre scartate dell’economia in pietre angolari”. Il sindacato deve essere presente dove ci sono ingiustizie e evitare che queste siano compiute anche al suo interno.

Importante e significativa la critica all’attuale sistema economico. Il capitalismo, dice il Papa, non comprende il valore del sindacato, perché ha dimenticato la natura sociale dell’economia e dell’impresa . Ma dice anche che il sindacato non è immune da dimenticanze e che molte volte non è presente tra gli immigrati e i poveri, anche perché la corruzione è entrata nel cuore di alcuni sindacalisti.

Richiama con forza la questione dei giovani senza lavoro e dice : “ E voi dovete lottare lì. Il sindacato nasce e rinasce tutte le volte che, come i profeti biblici, dà voce a chi non ce l’ha, denuncia il povero ‘venduto per un paio di sandali’.” Anche se col passare del tempo ha finito per somigliare troppo ai partiti politici, al loro stile. E invece, se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l’azione dentro le imprese perde forza ed efficacia.”

Il Papa ha richiamato la questione femminile dicendo che “nel mondo del lavoro la donna è ancora di seconda classe. Voi potreste dire: ‘no, ma c’è quell’imprenditrice, quell’altra…’. Sì, ma la donna guadagna di meno, è più facilmente sfruttata… Vi incoraggio a continuare e a fare di più.

Nel suo discorso il Papa è tornato a ricordare quello che resta il centro della Dottrina Sociale della Chiesa: la dignità della persona che va oltre la stessa dimensione del lavoro poiché la persona non è solo lavoro ma è anche relazione, feste, riposo, cura e famiglia.

Ed infine il richiamo a come devono comportarsi di cristiani in questo nostro tempo: “Mai persecutori né uomini o donne arroganti, onesti e mai venditori di fumo. Questa fedeltà allo stile di Gesù verrà chiamata dai primi cristiani con un nome bellissimo: ‘martirio’, testimonianza. Ma il martirio non è nemmeno l’ideale supremo della vita cristiana, perché al di sopra di esso vi è la carità”.

Ripugna ai cristiani l’idea che gli attentatori suicidi possano essere chiamati ‘martiri’. No, questi non sono martiri! Non c’è nulla nella loro fine che possa essere avvicinato all’atteggiamento dei figli di Dio”.

Per comprendere appieno il discorso del Papa andrebbero richiamati i punti salienti della “Laudato Si” che, personalmente, considero come la Rerum Novarum del nostro tempo, che fu punto di arrivo e di partenza e che fece sussultare i benpensanti del tempo.

Così oggi il magistero di Papa Francesco inquieta molti che pubblicamente lo lodano, ma che nelle loro dichiarazioni negano il valore delle sue parole con la scusa della necessità di tenere distinta la sfera morale da quella economica e politica che avrebbero leggi proprie. Va bene, dicono i vari Da Empoli, i Pera e i diversi manager, che Papa Francesco, orienti le coscienze con esortazioni retoriche e spirituali a patto che queste restino limitate all’esortazione e che non incidano sulle politiche pubbliche, perché, secondo questi nuovi benpensanti, ciò che nella sfera spirituale è moralmente incontestabile appena prende le sembianze della politica si fa demagogia.

A questo modernizzatori ricordiamo che i mercati e la politica senza etica e senza una visione spirituale dei fini ha creato solo sofferenze per i più deboli.

Spero che le parole del Papa servano per avviare un vero discernimento dentro la Cisl e dentro tutto il sindacato e che diventino stimolo e interrogazioni per una riflessione generale e – in particolare in questi giorni – ai congressisti della Cisl per definire un disegno coraggioso che sappia reinverare i valori del sindacalismo nelle periferie del lavoro, La dove la dignità della persona al lavoro è conculcata e i diritti negati.

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