Sostenibilità
Rifiuti free, un sogno possibile
Oltre 300 località italiane hanno spinto la differenziata sino a ridurre del 90% la quantità di rifiuti da smaltire. La classifica dei Comuni ricicloni di Legambiente
di Redazione
Liberarsi dei rifiuti è possibile. In Italia esistono realtà che vanno oltre l’eccellente risultato del 65% di raccolta differenziata e riciclata, arrivando quasi ad essere ‘rifiuti free’, ovvero comuni dove si è riusciti a ridurre del 90% circa la quantità di rifiuti da smaltire. Sono 330 in totale e in media ognuno ha prodotto meno di 75 chilogrammi a testa di rifiuto secco indifferenziato in un anno.
È uno dei dati più interessanti che emerge dalla XX edizione di Comuni Ricicloni di Legambiente.
Un caso su tutti, il comune di Empoli che nonostante i suoi 48 mila abitanti è un comune “rifiuti free”. Come si raggiunge questo risultato? Le ricette -spiega Legambiente – sono diverse, ma con alcune caratteristiche comuni: la raccolta “porta a porta”, la modalità di tariffazione del servizio (197 sono a tariffa puntuale, 29 normalizzata e 104 a tassa), la responsabilizzazione dei cittadini attraverso una comunicazione efficace e con politiche fiscali che applichino il principio del ‘chi inquina paga’ e premino il cittadino virtuoso con una riduzione della tassa sui rifiuti se separa bene i materiali da ciò che non si può riciclare; e ancora, incentivando la pratica del compostaggio domestico, promuovendo il consumo dell’acqua del Sindaco riducendo le bottiglie di plastica, bandendo le stoviglie in plastica in favore di quelle riutilizzabili.
Senza sorprese il vertice della classifica: comune vincitore assoluto è Ponte nelle Alpi, 8.508 abitanti in provincia di Belluno, che per il quarto anno consecutivo raggiunge livelli di eccellenza.
Tra i capoluoghi del Nord vince proprio Belluno mentre per il Sud primeggia Salerno. Tra i comuni sopra i 10mila abitanti si distinguono per il Nord, Zero Branco (TV), al Centro Serravalle Pistoiese (PT) e al Sud il Comune di Monte di Procida (NA) e per quelli con meno di 10 mila abitanti vincono Sant’Orsola Terme (TV) per il Nord, Montelupone (MC) per il centro e per il Sud Casal Velino (SA).
Le esperienze migliori risultano essere però, quelle consortili. La cartina d’Italia di Comuni Ricicloni 2013 ci restituisce una distribuzione dei comuni virtuosi concentrati nel Triveneto e macchie compatte in Lombardia, Piemonte, Toscana, Campania, Basilicata e Sardegna, proprio dove la gestione è prevalentemente a carattere consortile. Consorzio Intercomunale Priula, Treviso 3, Treviso 1 e Padova 3 in Veneto, Fiemme Servizi e Asia Lavis in Trentino, Ambiente Servizi e Comunità Montana della Carnia in Friuli Venezia Giulia, Cem Ambiente e SCS Gestioni in Lombardia, Consorzio Chierese Servizi e Bacino Basso Novarese in Piemonte, Unione di Comuni dei Fenici in Sardegna, Cosmari nelle Marche, la Comunità Montana Alto Bradano in Basilicata e Publiambiente in Toscana sono solo alcuni degli esempi.
«Accanto alle concentrazioni “riciclone” che ricoprono gran parte del Veneto, macchie del Piemonte e della Lombardia» spiega Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, «le altre “teste di ponte” del riciclo virtuoso sono macchie sparse in tutte le Regioni d’Italia. Purtroppo voci isolate nel deserto. Si da per scontato che un confine amministrativo diventi un abisso di civiltà: riciclo, green economy, sostenibilità e futuro, e pochi metri più in là, disservizio, discarica, talvolta ecomafia e emergenza. Non rassegnamoci».
Anche se in questa ventennale edizione del concorso tutte le regioni (ad eccezione della Val d’Aosta) possono vantare la presenza di Comuni premiati, nel complesso l’85% dei ricicloni si trova al Nord e il restante 15% è equamente distribuito al centro Sud. Veneto sempre in testa con la percentuale più alta di comuni ricicloni sul totale (65,40%); il Friuli Venezia Giulia incrementa i risultati passando dal 35% dello scorso anno al 55%.
Sempre indietro, troppo indietro le grandi città: solo sei città capoluogo di provincia sono Riciclone (oltre il 65%), due al sud e quattro al nord. Appena il 5% del totale. Nessuna oltre i 200 mila abitanti. E gli altri 17,5 milioni di cittadini che risiedono negli altri 100 capoluoghi d’Italia? «La spaccatura non è più tra un’Italia virtuosa nel Nord e una arretrata a Sud, ma tra una buona metà di comuni piccoli e virtuosissimi e una Italia immobile, rappresentata da tutte le sue maggiori città», spiega Cogliati Dezza. «Non è un segno del destino: nei quartieri di Torino e di Milano con una moderna raccolta differenziata porta a porta, frazione umida compresa,siamo già oggi al 50 – 65% di differenziata. Cosa aspettiamo? Anche a Roma? L’Italia è oggi divisa. Tra chi aspetta che qualcuno la tiri fuori dalla crisi e dall’immobilismo, e chi si rimbocca le maniche, capisce dove va il mondo, e crea le condizione per la “terza rivoluzione” industriale, quella in cui l’organizzazione, il sapere, sostituiscono lo spreco di materiali e di energia».
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