Welfare

Rifiuti: Corte Giustizia Ue boccia norme italiane

L’organo di giustizia comunitario ha accolto il ricorso del Tribunale di Terni sulla norma che non considerava rifiuti gli scarti che potevano essere riutilizzati

di Francesco Agresti

La Corte Europea di Giustizia ha bocciato l?articolo 14 della legge italiana sulla ?Interpretazione autentica della nozione di rifiuto?, che in sostanza stabiliva che i rifiuti destinati ad essere riutilizzati (come le sostanze di scarto dei processi industriali di produzione) non sono rifiuti, sottraendoli così a controlli e verifiche: per i giudici europei la norma italiana non è coerente con quelle comunitarie, non può essere applicata e per questo il WWF chiede che il Parlamento italiano la abroghi immediatamente. Per lo stesso motivo nel luglio scorso nei confronti dell?Italia era stata aperta una procedura d?infrazione dalla Commissione Europea, alla quale era giunta la denuncia del WWF. In altre parole l?Italia dovrà applicare il “normale” concetto di rifiuto previsto dal decreto n. 22/97 e trattare quindi tutti rifiuti, anche quelli industriali, secondo le regole europee poste a tutela dell?ambiente, della salute e del controllo di traffici illeciti.

?Una sentenza esemplare sulla nozione di rifiuto che mette fine ad uno scandalo tutto italiano?, esulta Maurizio Santoloci, vicepresidente del WWF Italia e magistrato del Tribunale di Terni, ?che ha presentato il ricorso chiedendo una pronuncia di illegittimità dell?art.14 della legge 178. Da anni il WWF denuncia la deregulation tutta italiana in questa materia. I rifiuti sono rifiuti, e qualunque meccanismo nazionale che tenta di estrometterli dal sistema di controllo e gestione è destinato per fortuna a fallire in sede europea. La posta in gioco è alta, perché la criminalità organizzata con queste norme a maglia larga contrabbanda smaltimenti illegali di rifiuti pericolosi come recupero degli stessi, sfuggendo a regole e controlli?.

Il WWF sollecita ora il Parlamento italiano ad abrogare l?art. 14 della L. 178/2002 e invita tutti i giudici italiani a disapplicare l?articolo incriminato nei giudizi ancora pendenti. Dovranno essere anche rivisti tutti i provvedimenti amministrativi, i ricorsi amministrativi ed i giudizi penali che, seguendo l?art.14, hanno disapplicato le leggi europee. Il WWF ricorda che secondo le Direttive europee se una sostanza o materia è classificata come “rifiuto” deve seguire un rigido regime di controlli e verifiche “dalla culla alla tomba”: al contrario la modifica introdotta dal Governo italiano (Decreto convertito in Legge 8.8.2002, n. 178, art. 14) aveva riformulato la “Definizione di rifiuto”, permettendo così di ?promuovere? numerose sostanze e materie, comprese quelle pericolose (ad esempio i rottami ferrosi), da rifiuti a sostanze direttamente riutilizzabili, senza controlli nei cicli industriali. La legge quadro di applicazione italiana delle Direttive europee sui rifiuti (Decreto 22/1997), stabiliva giustamente che i “rottami ferrosi” ed altri residui industriali rientrano a tutti gli effetti tra i rifiuti e, se contaminati, tra quelli pericolosi.

Il ricorso del Tribunale di Terni è stato accolto dalla Corte Europea con una pronuncia chiarissima (C-457/02 Antonio Niselli “Direttiva 75/442/CEE e 91/56/CEE – Nozione di rifiuto – Materiali residuali di produzione e di consumo – Rottami ferrosi”). Questa sentenza è stata preceduta anche da diverse indagini e pronunce di giudici italiani: tra i casi più importanti quello del Tribunale di Udine che confermava il sequestro di un treno di rottami ferrosi, provenienti dall?est europeo e destinati ad un’acciaieria, effettuato dal Noe nel porto di Marghera nel luglio 2002, disapplicando per la prima volta la L. 178/2002, così come è nel potere del Giudice nel caso riscontri difformità tra una legge nazionale ed una norma europea. Interessante notare le date del sequestro ( 28.6.2002 ) e del Decreto legge (8.8.2002), approvato dal Governo con questa motivazione “(…) nei prossimi giorni potrebbe prospettarsi il blocco dell’attività dell’industria siderurgica, a causa del sequestro di intere partite di rottami ferrosi disposto dalla Procura di Udine e nel porto di Marghera.

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