Welfare

Rifiutata la grazia a Troy Davis

La richiesta del 42enne accusato di omicidio è stata respinta

di Redazione

Forse la quarta volta sarà quella decisiva per Troy Davis. Il Board of Pardon and Paroles dello Stato Usa della Georgia, l’organismo che valuta le domande di grazia, ha infatti negato la sospensione dell’esecuzione e la commutazione della pena al 42enne, condannato a morte nel 1991 per l’assassinio del poliziotto Mark Allen McPhail, avvenuta nel 1989 a Savannah.

Per Davis, accusato e condannato sulla base delle deposizioni di nove testimoni oculari, sette dei quali nel corso degli anni hanno ritrattato quanto detto, dichiarando di aver accusato Davis sotto la pressione della polizia, si sarebbe trattata della quarta sospensione dell’esecuzione. Già nel 2007, l’esecuzione del 42enne era stata sospesa a poche ore dall’appuntamento con il boia e sette mesi più tardi il suo caso era stato riesaminato dalla Corte Suprema.

Il caso del 42enne di colore che è stata definito la “più straordinaria e controversa odissea legale della storia della Georgia” ha portato a un’ampia mobilitazione. I sostenitori della causa di Davis hanno presentato i nomi di 663.000 persone che chiedono che la vita del condannato a morte sia risparmiata e già venerdì scorso negli Stati Uniti e in tutto il mondo ci sono state 300 manifestazioni a sostegno del condannato. Tra coloro che in precedenza avevano chiesto di risparmi agli la vita compaiono nomi illustri come l’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, il papa Benedetto XVI, l’ex direttore dell’Fbi William Sessions e l’ex capo giudice della Corte Suprema della Georgia Norman Fletcher, oltre a quelli di organizzazioni come Amnesty International e di associazioni in difesa dei diritti degli afroamericani.

Ma sembra ormai tutto inutile. Se il Comitato per la grazia o il governatore della Georgia il repubblicano Nathan Deal non faranno nulla mercoledì mattina, Troy Davis sarà giustiziato.

 

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