Welfare

Riduzione del danno da sovraffollamento, proposte minime

di Redazione

Per uscire vivi dalla galera
Si può fare qualcosa perché le persone detenute escano vive dalla galera e non finiscano a marcire nell’indifferenza di tutti? Ristretti Orizzonti ha elaborato delle «Proposte minime di riduzione del danno da sovraffollamento carcerario», indirizzate al Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria, ai direttori delle carceri, ai magistrati di sorveglianza.
Eccole:
apertura notturna dei blindi per favorire la ventilazione e il ricambio di aria nelle celle (come già avviene nelle carceri di Padova, Torino e Verona e in molti altri istituti); apertura delle celle nel corso di tutta la giornata con libero accesso alle docce; autorizzazione all’acquisto di frigoriferi per conservare i generi alimentari (tipo frigobar), da installare all’interno delle celle (come già avviene nella Casa di reclusione di Padova e nella Casa circondariale di Trieste); autorizzazione all’acquisto di piccoli ventilatori da tenere in cella; predisposizione delle sale colloqui con ventilatori sufficienti per rendere sopportabile alle famiglie, e soprattutto ai bambini, la permanenza in tali aree; utilizzo più ampio possibile dell’area verde per i colloqui; concessione di un’ora aggiuntiva di passeggi dalle 17 alle 18.

Il vero senso delle misure alternative
Si continua a parlare dei disastri del sovraffollamento, ma l’unica, vera soluzione sarebbe mettere fuori dalle galere le persone con le misure alternative. Quella che segue è l’opinione di Gabriella Straffi, direttrice del carcere femminile della Giudecca:
«La misura alternativa è l’unico strumento che noi abbiamo per ottenere l’abbassamento di un elemento importante che è la recidiva. La misura alternativa permette che il reinserimento sicuramente si compia. A chi mi chiede qual è il senso della misura alternativa io rispondo che le percentuali parlano chiaro e chi è passato attraverso la misura alternativa meno facilmente rientra in carcere. Quindi è uno strumento utilissimo, se non lo strumento principale, per un effettivo reinserimento e, di conseguenza, per un aumento della sicurezza sociale».

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