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Riduzione del contributo all’Onu: vendetta di Salvini o semplice ricalcolo?
Secondo il presidente emerito di Intersos e policy advisor di LINK 2007 si tratta di semplice ricalcolo. La sua analisi in questo articolo
di Nino Sergi
La legge di bilancio stabilisce che: “Il contributo alle spese dell’Organizzazione delle Nazioni Unite si intende ridotto di 35,4 milioni di euro per l’anno 2019 e di 32,4 milioni annui a decorrere dal 2020. Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI) provvede agli adempimenti necessari, anche sul piano internazionale, per rinegoziare i termini dell’accordo internazionale concernente la determinazione dei contributi alle organizzazioni internazionali di cui l’Italia è parte”. C’è chi attribuisce tale diminuzione allo spirito vendicativo del ministro dell’Interno che l’11 settembre scorso tuonava minaccioso contro l'Alto Commissario per i diritti umani Michelle Bachelet che aveva osato evidenziare un aumento dei casi di razzismo in Italia: “Ogni anno l’Italia dà all’#Onu più di 100 milioni di euro. Se questi signori si permettono di dare lezioni agli italiani, valuteremo sull’utilità di continuare a versare così tanti soldi per finanziare sprechi e mangerie. Il razzismo vadano a cercarlo altrove”.
Si tratta a mio avviso di un’errata e inopportuna attribuzione; che non fa altro che alimentare ciò che il ministro desidera con ossessiva bramosia: la crescente percezione della sua onnipresenza e onnipotenza, per ottenere la quale arriva perfino a mimetizzarsi continuamente camuffandosi da poliziotto, carabiniere, ultrà, buontempone, moderato, oltranzista, sudista o nordista a seconda delle convenienze.
Una lettura attenta dei testi parlamentari ed uno sguardo a quanto avvenuto negli anni passati portano ad una ben diversa lettura. La riduzione del contributo alle spese delle Nazioni Unite c’è ed è quantificata all’articolo 57, comma 15 della legge di bilancio. Si tratta quindi di un’effettiva diminuzione della spesa pubblica. Ma a mio avviso rientra nella normalità dei rapporti dell’Italia con le organizzazioni internazionali. Posso sbagliarmi ma non vedo alcuno scontro bensì un semplice ricalcolo della quota italiana nella scala della ripartizione percentuale degli Stati membri. Non si tratta di un fatto eccezionale. Interventi di riduzione dei contributi ad organismi internazionali, con rinegoziazione della quantificazione di contributi volontari ed obbligatori versati dall’Italia, sono stati disposti dalle leggi di stabilità per il 2015 e per il 2016. Anche il recente decreto fiscale (DL 23 ottobre 2018, n. 119), per sopperire ad alcune coperture di spesa, ha disposto che il MAECI provveda a rinegoziare i termini dell’accordo internazionale sulla determinazione del contributo all’ONU.
Ma vediamo di approfondire.
1. Già la relazione tecnica al ddl di Bilancio (prima versione) ci illumina quando afferma che: “la legge di bilancio prevede la riduzione del contributo erogato in favore dell’ONU, attraverso una rinegoziazione dello stesso in ragione dell’adeguamento della chiave di contribuzione dell’Italia, da cui potranno derivare risparmi di spesa di 35,4 mln. di euro per il 2019 e di 32,4 mln. a decorrere dal 2020”.
2. Il servizio Studi della Camera dei Deputati nel documento “Profili della legge di bilancio 2019 di interesse della Commissione affari esteri”, del 13 Novembre scorso, chiarisce ulteriormente, descrivendo il meccanismo di contribuzione ad organismi internazionali. Ecco i punti salienti:
a) La riduzione dal 2019 del contributo all’ONU riguarda il capitolo “Contributi ad organismi internazionali” dello stato di previsione del MAECI, che passa nel 2019 da 434 a 398,7 mln. e da 434 mln. a 401,7 mln. a partire dal 2020. Su tale capitolo sono allocate le risorse per i contributi alle Nazioni Unite ed altre organizzazioni internazionali come l’OSCE ed il Consiglio d’Europa.
b) Il sistema di finanziamento delle Nazioni Unite ha una triplice articolazione:
* Il bilancio ordinario, finalizzato a coprire le spese per il personale e il funzionamento dell’ONU, è finanziato tramite contributi obbligatori che vengono determinati dall’Assemblea Generale, come stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite. La quota dovuta è stabilita ogni tre anni dal Committee on Contributions sulla base di dati verificabili (quali reddito nazionale lordo, tassi di cambio, peso del debito). Per il triennio 2016-2018 la scala di ripartizione assegna all’Italia una contribuzione alle spese delle Nazioni Unite pari al 3,74%. Nel triennio precedente (2013-2015) il contributo italiano era stato del 4,4%. L’applicazione della quota del 3,74% al totale delle spese ONU (pari a 2,5 mln. di dollari) si è tradotta in un contributo di 91,1 mln. di dollari, pari a 80,2 mln. di euro per il 2018, ponendo l’Italia all’ottavo posto dopo gli Usa al 22%, il Giappone al 9,68%, la Cina al 7,92%, la Germania al 6,39%, la Francia al 4,85%, il Regno Unito al 4,46%, il Brasile al 3,82%.
* Un secondo canale di finanziamento è rappresentato dai fondi che afferiscono al bilancio per le missioni di pace delle Nazioni Unite. L’Italia si trova nella lista dei 10 maggiori contributori avendo versato per le operazioni di pace 273,9 mln. di dollari per il 2016-2017, 255 mln. di dollari per il 2017-2018 e 250,7 mln. di dollari per il 2018-2019.
* Il terzo canale di finanziamento del sistema ONU è rappresentato dai fondi per i tribunali istituti dal Consiglio di Sicurezza, quali il Tribunale penale internazionale per il Ruanda e il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia.
Il MAECI rinegozia i termini degli accordi concernenti la determinazione dei contributi alle organizzazioni internazionali di cui l’Italia è parte in base a scale di ripartizione tra gli Stati. La legge di bilancio non definisce però quali tipologie di contributi alla Nazioni Unite siano oggetto della riduzione a partire dal 2019, né a quale accordo internazionale il MAECI debba fare riferimento nel compito di rinegoziare la definizione della contribuzione.
Tutto fa quindi supporre che la scala di ripartizione fissata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per il triennio 2019-2021 assegni all’Italia una quota corrispondente ad un ammontare inferiore a quella del triennio precedente (prevalentemente grazie ad una migliore razionalizzazione delle spese dell’ONU e ad una differente previsione dei dati relativi al nostro paese), comportando un risparmio annuo pari alle cifre indicate nella legge di bilancio. Nessuna vendetta, quindi (comunque impensabile). Ma semplice ricalcolo.
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