Economia

Rid, i debiti silenziosi che prosciugano i conti

Gli addebiti automatici sono cresciuti di oltre il 23% in cinque anni Bollette, ma soprattutto rate. Col rischio usura dietro l'angolo

di Silvano Rubino

Non si arriva alla fine del mese. Un’espressione che è diventata quasi un luogo comune della crisi. Ma che nasconde varie forme di affanno economico delle famiglie. Fra queste una particolarmente insidiosa, quella di chi si trova molto prima del 30 con il conto corrente in rosso, prosciugato silenziosamente da addebiti automatici. Che significano bollette, abbonamenti (Sky, per esempio), ma soprattutto rate per l’acquisto di beni di vario genere, attraverso il cosiddetto credito al consumo. «Un fenomeno che ha visto un’impennata negli ultimi anni», spiega Paolo Fiorio, responsabile dell’Osservatorio sul credito e il risparmio del Movimento Consumatori. «Anche se non ai livelli di Oltreoceano, le famiglie italiane sono state spinte a indebitarsi sempre più, per soddisfare esigenze di consumo non sempre indispensabili». Il popolo delle rate rappresenta, secondo l’ultimo Rapporto sui diritti globali, il 12,8% della popolazione. Per la verità la crisi ci ha reso un po’ più prudenti i e nei primi mesi del 2009 il settore dei prestiti finalizzati ha conosciuto una battuta di arresto (-30,2 a gennaio; -20,4 in aprile, secondo Assofin). Ma resta il peso dei debiti contratti in passato, che incidono per anni sui conti correnti. Il trend fornito dall’Abi la dice lunga: il numero di operazioni di addebito Rid sui conti correnti italiani è cresciuto del 23,8% dal 2004 al 2008 e del 9,8% tra 2007 e 2008. Flussi di denaro in uscita automatica, con il peso di spese e interessi: «In molti ci hanno segnalato che il Taeg supera il livello di usura», spiega Fiorio. «E il ricorso alle carte revolving (carte di credito che consentono di rateizzare i pagamenti su più mensilità) aumenta ulteriormente l’indebitamento».
L’allarme conti in rosso, quindi, esiste eccome. Tanto da far muovere chi si occupa di prevenzione dell’usura. La Fondazione Santa Maria del Soccorso, espressione della diocesi di Genova, si impegna ad affiancare le famiglie in difficoltà con i conti. Grazie a 40 volontari (per la maggior parte ex bancari), monitora le uscite delle famiglie che ne fanno richiesta. E dà consigli. «Insegniamo una cosa semplice da dire ma difficile da mettere in pratica», spiega Alberto Montano, vicepresidente della fondazione, bancario in pensione, «controllare con rigore entrate e uscite. E non farsi illudere dalla sirene di chi ti dice “inizierai a pagare tra un anno”. La parola sobrietà non è un marchio negativo, ma un modo di vivere a cui dovremmo tutti tornare».


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