Qualche giorno fa un ricercatore mi ha chiesto se potevo individuargli un micro campione di imprese sociali distinguendo tra quelle in possesso di una legittimazione positiva presso i loro interlocutori e quelle che invece soffrono di una legittimazione negativa. Il tutto per verificare se avessero intrapreso, ed eventualmente con quale efficacia, “azioni simboliche” rispetto alla loro reputazione. In altre parole: bilanci sociali, codici etici, carte dei servizi, feste dei soci, open days per gli utenti, ecc. sono davvero utili perché coerenti con le pratiche o sono solo una foglia di fico? Pensando alla casistica sono stato attratto soprattutto dalle bad practices. Perché in questa fase non mancano: dalle puntate di Report, agli scioperi, ai micro (o macro) conflitti interni. Passando per le proteste degli utenti e di loro rappresentanti e per le gare al massimo ribasso della pubblica amministrazione. Altro che campionamento, ci vorrebbe un’indagine ad hoc che censisca e approfondisca la fenomenologia della deligittimazione. Non certo per alimentare il masochismo (o il sadismo, dipende dal punto di vista). Sarebbe utile per conoscere la diffusione e il livello di gravità di questi episodi. E soprattutto costituirebbe una base conoscitiva per capire se, ed eventualmente come, le imprese sociali si impegnano per rifondare la loro legittimazione. In fondo non tutto il male vien per nuocere. Fino ad oggi (e ancor di più nel passato) la legittimazione dell’impresa sociale è spesso improntata a una logica di tipo deduttivo che prende le mosse da principi generali (la socialità dell’impresa, il carattere non lucrativo, ecc.). Mentre invece per chi ha dovuto affrontare situazioni critiche come quelle descritte in precedenza, la legittimazione segue una logica di tipo induttivo, a partire da comportamenti, output, strategie ben definite. Fare le cose bene insomma, per riempire di significati – magari nuovi – premesse di valore un pò spompate. Qualche esempio? Riuscire a fare fund rasing donativo (anche poco) è un’indicatore della capacità di generare risorse non solo in termini economici ma, appunto, di legittimazione. E ancora: selezionare il personale su basi motivazionali complesse rappresenta un valore non solo per le competenze acquisite, ma anche per la reputazione organizzativa. Un’indagine da fare dunque: così il campionamento viene meglio.
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