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Ricostruire Castelluccio, il nuovo sogno di Cucinelli

L'industriale del cashmere presenta un progetto esecutivo per il recupero dell'antico borgo, distrutto dal sisma del 2016, donandolo alla cittadina di Norcia e candidandosi a restaurarne la piazza principale con la sua fondazione. L'encomio di Stefano Boeri, «un segno di innovazione e coraggio», e l'amicizia del cardinale Gualtiero Bassetti

di Giampaolo Cerri

Il progetto è contenuto in un’elegante pubblicazione di 65 pagine, cucita col filo – il punto metallico giammai! – che attende gli ospiti nel Salone d’onore della Triennale di Milano. Ed essendo un progetto architettonico e urbanistico assieme, davvero nessuna location avrebbe potuto essere migliore.

Stiamo parlando del progetto di restauro – «di rinascita» recita il titolo – di Castelluccio di Norcia (Pg), un borgo bellissimo, ancora ferito dal terremoto del 2016, progetto che l’industriale Brunello Cucinelli ha fatto realizzare con la sua fondazione e che ora dona alla comunità di quel paese.

Il noto filantropo, conosciuto in tutto il mondo per le sue confezioni in cashmere, ha infatti messo a lavoro il suo architetto di fiducia, Massimo de Vico Fallani, l’uomo che ha firmato i restauri del Borgo di Solomeo (Pg), per dare alla patria della lenticchia una risistemazione complessiva: «La nostra visione a cinque di secoli di questo magnifico luogo», ha fatto scrivere Cucinelli nella copertina del progetto stesso.

«È il respiro che devono avere gli interventi», ha spiegato lui stesso, «come cose destinate a durare». Un lavoro minuzioso che prevede anche la realizzazione di un bellissimo teatro che guarda il monte Vettore e che Cucinelli offre a Norcia (Pg) e alle sue istituzioni. Lo ribadisce più volte nella presentazione, «è un’idea, la nostra idea», ricordando anche la presenza in sala del sindaco di Norcia, Nicola Alemanno.

La Fondazione Brunello e Federica Cucinelli non si limita a donare il progetto, «un lavoro iniziato prima del Covid», ma si accollerebbe l’intervento di restauro della piazza principale e della chiesa.

Quelle del restauro e del recupero sono le attività principali della Fondazione che, dopo il grande intervento su Solomeo – non solo risanato in ogni sua parte, ma trasformato pezzo-pezzo, in borgo di rara bellezza, con l’anfiteatro e la grande biblioteca – è intervenuta anche nel post terremoto a Norcia, restaurando il monastero di san Benedetto, e nel capoluogo di regione, intervenendo sul duomo.

«In Italia ci sono 5mila borghi storici abbandonati o semi-abbandonati», ha detto Stefano Boeri, presidente delle Triennale, in un breve saluto, «da Brunello un segno di innovazione e coraggio».

Alla presentazione anche il cardinal Gualtiero Bassetti, già presidente delle Conferenza episcopale italiana – Cei e, da pochi mesi, arcivescovo emerito di Perugia. Prima dell’incontro, Cucinelli accompagna personalmente il cardinale a vedere le gigantografie di Castelluccio che ornano la sala, e mostrano il borgo prima e dopo il sisma. «Quella, la vedi? Quella è la chiesta venuta giù», indicando un dettaglio e rivolgendosi al presule con un “tu” che documenta un’antica amicizia. Un re del cashmere e un principe della Chiesa sinceramente intimi, senza affettazioni o salamelecchi diplomatici. Dal palco poi Cucinelli ricorda un passaggio di questo loro rapporto, quando l’allora arcivescovo gli propose il restauro della cattedrale perugina. L’industriale lo ricostruisce così: «Mi chiama e mi dice: “Vieni su c’ho un’idea per te”. Vado e mi dice: “Vorrei restaurare il Duomo”. E io gli dico: “Facciamo una cosa: tu hai 79 anni e io 67. Quindi ragionevolmente vai su, prima di me e Gli dici di preparare un posticino per anche me. Sapete cosa ha risposto? “Ne parlerò anche quando arrivo al vice”». La sala applaude, contenta.

E anche il cardinale è contento: «Uno dei motivi per cui sono venuto qui», racconta, «è che fra due giorni faccio 57 anni di ordinazione sacerdotale. E sono felicissimo. Ho sempre concepito l’essere prete come il servizio di un piccolo fratello universale all’umanità – non alla Chiesa ma a qualcosa di più grande della Chiesa – e mi sono sentito sempre così».

Seppur fiorentino, Bassetti è in grande sintonia col perugino Cucinelli: parlano la stessa lingua, quella della gente semplice, fattiva, e hanno le stesse radici in un cattolicesimo popolare, solido e quindi punto moralistico. A volte è lo stesso imprenditore che parla come un prete, come quando ricorda, rallentando l’eloquio e quasi commuovendosene, che l’uomo di oggi «è preso dal mal dell’anima», e per questo bisogna pensare a costruire luoghi come questi.

E poco dopo, oplà, scoperti i progetti, affissi alle pareti, e scoperto l’enorme plastico del progetto per la gioia dei flash e degli smartphone della nutrita brigata della stampa fashion, che non marina mai gli appuntamenti cucinelliani, conoscendo per nome ogni figura del nutrito e giovane staff che accompagna lo stilista, ognuna vestita nel morbido cashmere della ditta.

«Ho sognato che Castelluccio possa risorgere nuovamente, proprio così come era prima del terremoto», ha concluso Cucinelli, «e questa idea che ci siamo impegnati a realizzare è un tributo alla sua straordinaria bellezza, alla sua antica storia, alla sua popolazione silenziosa, laboriosa e dignitosa. Allo stesso tempo il progetto vuol anche essere un dono pensato per un futuro ispirato alla umana sostenibilità, così da provare a portare un significativo contribuito di bellezza all’umanità che animerà i secoli a venire».

I have a dream, insomma. Vediamo se glielo faranno realizzare.

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