Famiglia

Ricordo di Franco Modigliani

Anche questo era il nobel Franco Modigliani

di Paolo Manzo

Avevo letto su El Pais del Manifesto contro la guerra preventiva firmato da 42 nobel, pubblicato a loro spese sul New York Times. Tra questi c’era anche un italiano, Franco Modigliani, nobel per l’economia, ma la notizia era stata completamente “bucata” dai media italici. Forse per scarsa attenzione, forse perché quell’italiano era anche statunitense, anche se non per volontà sua. Né della sua famiglia. Costretto a emigrare in Francia nel 1938 a causa delle leggi razziali di Mussolini, aveva previsto che anche lì, lui e la sua famiglia non sarebbero stati al sicuro e – pochi mesi prima che i nazisti entrassero a Parigi – varcò l’Oceano. In nave verso gli States. Assieme a tanti altri nostri emigranti. Forse fu la sua fortuna, professionalmente parlando, ma lui restò sempre attaccato alla patria matrigna, a quell’Italia che l’aveva cacciato perché “razza inferiore” in quanto ebreo. Avevo letto su El Pais del Manifesto contro la guerra preventiva firmato da 42 nobel – dicevo – e chiamai il Massachussets Institute of Technology, il mitico Mit. Non trovai Modigliani, ma una segreteria telefonica, con la sua voce registrata, in un inglese perfetto. Titubante lasciai i miei riferimenti telefonici e i motivi dell’intervista che avrei voluto fare. Passarono un po’ di ore, mi scordai del messaggio registrato che avevo lasciato nel mio biascicato inglese in quella segreteria telefonica del Mit. La speranza di fare la mia intervista al nobel era svanita. Mi ero rifugiato a casa. Stavo finendo di scrivere un libro su Lula e, incasinato come chiunque debba digitare 25mila caratteri in un giorno, mi ero “piazzato” sul letto, a guardare Bologna-Milan, ingurgitando un’improbabile pizza ai peperoni e bevendoci dietro l’ennesima lattina di birra quando – all’improvviso – sento squillare il telefono di casa. Boffonchio un “pronto” altrettanto improbabile, sicuro che si trattasse di mia madre o, al massimo, del direttore, e dall’altro lato sento una voce squillante in un inglese perfetto: “I am Franco Modigliani, sorry if just now I received your message. I would like to talk to you, Mr. Manzo. And if you allow me, I would like to do it in Italian”. “Sono Franco Modigliani, scusi se ho avuto solo ora il suo messaggio. Mi piacerebbe parlare con lei, signor Manzo. E se per lei va bene, mi piacerebbe chiacchierare con lei in italiano”. Ecco, Franco Modigliani era anche questo. A differenza di altri che di nobel (e di nobile) hanno poco o nulla e non ti richiamano mai, lui era un uomo che dava fiducia al giovane giornalista mai conosciuto prima. Dal Mit a Milano, un’ora di telefonata a carico suo. E mai l’aver perso una partita di calcio mi fu più facile, per me tifoso incallito. Anche questo era il nobel Franco Modigliani. Non solo libri e teorie macroeconomiche. A seguire : il link per leggere il testo integrale dell’intervista


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