Welfare
Richard Gere incontra gli homeless di Palermo
La 62° edizione del Taormina Film Fest è stata dedicata a loro, agli "invisibili". Richard Gere, testimonial della campagna #Homelesszero ha incontrato i senza dimora che gli hanno racconatato la loro storia e ha girato uno spot per la campagna. La cronaca dell'incontro minuto per minuto e immagine per immagine
di Anna Spena
È la storia di Giuseppe. «Ero sposato e tenevo una famiglia». Giuseppe ha 61 anni, i capelli bianchi tirati indietro e la pelle abbronzata dal sole di Palermo. Quando i genitori sono morti, prima il padre, poi la mamma dieci anni fa, ha vissuto in strada. «Mia moglie mi ha lasciato. È andata via con un altro e io sono andato sotto un ponte». Mi sono “dedicato in strada”, come dice Giuseppe. «Ero un barbone pure io».
Giuseppe ci ha raccontato che per strada non si vive bene perché – più di tutto – si ha paura. «Paura di trovare qualcuno che ti vuole fare male». O la storia di Maurizio che di anni ne ha 45. «Avevo la casa e lavoravo nell’impresa edile», spiega. «Poi ci hanno licenziato tutti». Maurizio ha vissuto in macchina con la compagna per tanti mesi. «I parenti non ci potevano ospitare, alcuni non volevano fastidio. Però a volte andavamo a casa loro per lavarci».
Maria Pia senza l’aiuto dell’operatrice della Caritas di Palermo, Claudia, non parla. «Io a loro ci voglio bene assai», balbetta, poi l’abbraccia e si commuove. Il marito adesso è in carcere. «Però quando esce non deve sbagliare più». Lei non lo dice quanti mesi ha vissuto per strada. «Non la voglio raccontare la mia storia mi viene da piangere». Maria Pia ha 46 anni è come Giuseppe e Maurizio vive alla Caritas di Palermo.
Maria Pia, Giuseppe e Maurizio sono tre dei 50mila homeless che vivono in Italia emarginati ai limiti di una società che fa finta di non vedere. Ma Maria Pia, Giuseppe e Maurizio però – per fortuna – sono tra quelli che oggi fanno parte dei 300 senza dimora presi in carico dalla Caritas di Palermo che lo scorso sabato pomeriggio sono arrivati a Taormina per raccontare a Richard Gere, le loro storie tristi… e lui li ha ascoltati tutti…
Il contesto è stato quello della giornata di inaugurazione della 62° edizione del Taormina Film Fest. Dedicata proprio a loro, agli “invisibili”, o forse, per essere più onesti a quelli che facciamo finta di non vedere. Due gli eventi importanti della giornata: la firma del protocollo d’intesa tra il Governo e la Fio.PSD, Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora, e l’incontro tra gli homeless e l’attore, che tra l’altro, è il testimonial della campagna di sensibilizzazione #homelessZero, voluta dalla Federazione e già partita nel 2015 con il primo progetto di HousingFirst:
«Fino ad ora sono 500 le persone che abbiamo preso in custodia su tutto il territorio nazionale», spiega Cristina Avonto, presidente dell’associazione. «L’idea – come dice lo stesso slogan della campagna – è non dover più vedere le persone costrette a vivere per strada. Non ci siamo dati un numero preciso di persone da aiutare per il prossimo anno», continua, «però con questo protocollo che abbiamo firmato con il governo saremo sicuramente agevolati nel nostro lavoro».
Il Governo infatti ha stanziato 100 milioni di euro da suddividere nei prossimi sette anni per sviluppare progetti, sempre in collaborazione con la Federazione, di HousingFirst. E alla giornata di inaugurazione del Taormina Film Fest era presente anche Il ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti che ha firmato il protocollo alla presenza dei 300 homeless e dell’attore Richard Gere che non si è limitato ad osservare…
«Lo firmo io anche a nome di tutti voi», ha detto l’attore rivolgendosi alle persone presenti in sala. «E il prossimo anno vi prometto che tornerò qui per conoscere i risultati che sono stati raggiunti». Durante il pomeriggio è stato mostrato ai senza dimora l’anteprima del suo film The time out of mind, una pellicola indipendente nella quale l’attore veste i panni di un barbone, che vive la difficile condizione della vita in strada. «Hai raccontato proprio la nostra vita, noi siamo quelli», ha commentato un giovane ragazzo, Mogdar.
«Se in ogni posto del mondo in cui andrò a promuovere il mio film», ha concluso Gere «troverò una rete così sensibile e organizzata di professionisti e persone interessate davvero a risolvere il problema, potremo ambire veramente a cambiare le sorti della vita di migliaia di persone. Io ho fatto solo la mia piccola parte ma è il lavoro quotidiano di queste associazioni e delle istituzioni che può davvero fare la differenza».
Foto di Michele Ferraris © fio.PSD
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