Volontariato

Ricerche: Italiani un po’ civici e un po’ vandali

E' un risultato tra luci e ombre quello del Rapporto sulla Cultura Civica in Italia, realizzato da Legambiente e Comieco con Abacus

di Redazione

Cresce il senso civico nel Belpaese: gli italiani sembrano meno individualisti degli anni passati, si occupano di piu’ degli altri e si applicano con maggior impegno alla raccolta differenziata dei rifiuti. Ma, avverte Legambiente, scarseggia la fiducia nelle istituzioni e nei partiti. Gli unici a destare fiducia sono Ciampi e il Papa. E resta la piaga del vandalismo, come si vede dai costi che lo Stato e’ costretto ad accollarsi ogni anno per sistemare verde pubblico, cassonetti, autobus ricoperti di graffiti, cestini: gli oltre 58mila atti vandalici registrati in 50 citta’ capoluogo su 103 sono costati nel 2002 piu’ di 4 milioni e mezzo di euro. E’ un risultato tra luci e ombre quello del Rapporto sulla Cultura Civica in Italia, realizzato da Legambiente e Comieco (Consorzio nazionale recupero e Riciclo degli imballaggi a base cellulosica) con Abacus. Si tratta di ”un’inversione di tendenza” per il presidente di Legambiente Ermete Realacci, che ha presentato stamane l’edizione 2003 in Campidoglio con il sindaco di Roma Walter Veltroni. ”Se il rapporto del 2001 tracciava il quadro di un senso civico prevalentemente radicato su valori di tipo individualistico, quello attuale rileva come il sentimento sia oggi sempre piu’ rivolto agli altri: ai concittadini e agli altri membri della societa”’. ”E’ un’inversione di tendenza del senso civico -ha spiegato- che nasce e trova le proprie ragioni sul territorio, nei piccoli centri dove il senso d’aggregazione e’ piu’ forte ma anche nelle citta’, dove si riscopre il senso della coesione sociale. E’ una ‘civicness’ che affonda le proprie radici nell’Italia dei territori, in quella rete di tradizioni e legami che sono di fatto la culla del nostro patrimonio culturale e storico”. Il Rapporto definisce la ‘civicness’ come ”partecipazione, non individuale o familiare, ma sociale e pubblica” e che comprende ”valori morali, appartenenza al territorio e fiducia nelle istituzioni”. Per Abacus, che ricorre a una suddivisione schematica in ”latini, yankees, samurai, pellerossa ed eskimesi”, i risultati del 2003 ci scoprono a sorpresa meno ”latini” (con una concezione del senso civico in chiave individualista), e piu’ ”pellerossa” (con un piu’ spiccato senso di appartenenza al territorio). Quanto poi al rapporto con le istituzioni, secondo il Rapporto crediamo che la nostra fiducia sia ben riposta nelle forze dell’ordine (88%), nelle associazioni di volontariato (85%) e nella chiesa (75%). In coda alla classifica mettiamo i partiti politici, organizzazioni in cui crede solo il 20%. Tra le istituzioni politiche, preferiamo l’Unione Europea (circa il 70%), quindi i comuni e le regioni (circa il 60%), in ultimo il governo e il parlamento (intorno al 40%). Un segno secondo i ricercatori che viene attribuita maggiore importanza alla dimensione sovranazionale che a quella locale. Infatti il 77% degli italiani crede che la classe dirigente del nostro Paese non sia di buon esempio nell’instillare l’abitudine al senso civico, ne’ dal punto di vista del comportamento, ne’ per quel che riguarda le scelte e le azioni di governo. Fanno eccezione il Papa e il presidente Ciampi, di quest’ultimo si fida il 70% degli intervistati. Resta poi di generale diffidenza il rapporto che gli italiani hanno con gli altri: il 75% non si fida dei propri concittadini, sicuro che, alla prima occasione, approfitterebbero della loro buona fede. Salvo poi, paradossalmente, dichiarare che, non fidandosi delle istituzioni di rappresentanza, preferiscono rivolgersi a quelle autogestite dal basso che, alla fine, sono composte proprio dagli individui di cui dicono di non fidarsi. Un paramentro specifico scelto dall’indagine per misurare la civicness e’ quello della raccolta differenziata. E’ un po’ ovunque in crescita (+8% nel 2002 sul 2001 a totale Italia, con un’impennata nel Sud pari al 53%). L’analisi del fenomeno del vandalismo si basa sui dati forniti da 50 citta’ capoluogo su 103. Ne risulta una spesa nel 2002 di 4,5 milioni di euro per riparare agli oltre 58mila atti vandalici a danno di verde pubblico, autobus, cestini e cassonetti per la raccolta dei rifiuti. Nelle grandi citta’ il vandalismo colpisce di piu’ e i costi lievitano: Roma, Milano, Torino, Napoli e Palermo totalizzano da sole una spesa annua di 3,4 milioni di euro. Piu’ contenuto il dato per le citta’ di medie dimensioni (le 22 sotto i 500mila abitanti che hanno fornito i costi a Legambiente hanno speso circa 650mila euro), ancora minore per le piccole (le under 100mila hanno speso 430mila euro). Legambiente ha voluto sapere dai Comuni anche il livello di percezione del fenomeno vandalismo: per un amministratore su 2 il dato e’ stabile, per gli altri invece in crescita. I maggiori danneggiamenti si verificano ai manufatti per la raccolta dei rifiuti: sono cestini, cassonetti e campane per il vetro esposti sulle strade il bersaglio preferito dai vandali. I costi piu’ alti per le amministrazioni sono invece quelli per ripristinare il verde pubblico. I vandali entrano in azione ugualmente in periferia come in centro; il piu’ delle volte rompono, seguono gli imbrattamenti, i casi di furto, infine gli incendi. Controllo e prevenzione risultano comunque le armi migliori per combattere il vandalismo. E la partecipazione dei cittadini e’ probabilmente la carta vincente. E’ il caso di Modena, dove a meta’ degli anni ottanta e’ partita l’esperienza delle adozioni del verde, con l’incarico alle associazioni di volontariato della cura e del controllo sulla corretta fruizione dei giardini pubblici e dei parchi. Oggi circa il 25% del verde pubblico della citta’ ha questo tipo di gestione con il risultato di un maggiore coinvolgimento del cittadino nel sentirsi responsabile del bene pubblico.


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