Salute
Ricercatrice in carrozzina, rischia di non riuscire a seguire il suo master perché le impediscono di prendere il solito treno
di Noria Nalli
Una situazione assurda, davvero inaccettabile e purtroppo, emblematica di quello che vivono moltissimi disabili per poter andare regolarmente sul lavoro e svolgere una vita piena ed indipendente, senza bisogno di interventi puramente assistenzialistici. Manuela Canicattì ha 43 anni, è mamma di un bimbo, vive ad Asti e svolge una professione importante e delicata essendo una infermiera di ricerca in campo oncologico. La donna utilizza una carrozzina elettrica a causa di una patologia, che le rende difficile e doloroso muoversi sulle sue gambe, ma non le impedisce di svolgere, a livello professionale, un ruolo importantissimo, ha cioè le conoscenze indispensabili per collaborare all’applicazione dei protocolli di ricerca, comunicare con i ricercatori ed i pazienti ed impiegare i risultati ottenuti, per migliorare la pratica clinica. Per completare la sua formazione nel campo della cura dei tumori, si è iscritta ad un master di primo livello presso l’università di Torvergata a Roma. Brevi tratti per far capire che Manuela è un’eccellenza nel campo della sanità, ha un limite fisico, ma anche una professionista in grado di migliorare gli approcci di cura e le condizioni di vita di tutti, perché la malattia, per fortuna, non è appannaggio dei disabili! Ma ascoltate il suo racconto nel podcast della scorsa puntata della mia trasmissione su Radioflash, in cui ho intervistato telefonicamente Manuela.
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