Famiglia

Ricerca: arrivano i transgeni d’assalto

Scienziati britannici non escludono che possano impiantarsi fra i batteri dell’intestino. Ipotesi inquietante. Anche se tutti gettano acqua sul fuoco.

di Giampaolo Cerri

Transgeni ingeriti, magari inavvertitamente perché non dichiarati in etichetta, che si impiantano fra i batteri dell?intestino umano e lì restano, passando quindi all?organismo. E allora? Potrebbe obiettare qualche sirena neoscientista, non è detto che possano essere nocivi. Già, ma se i geni in questione fossero ingegnerizzati per resistere agli antibiotici? Uno scenario da thriller scientifico. Non c?entra Michael Chricton, ma i ricercatori della Newcastle University che lavoravano per la Food standards agency e che, secondo quanto riportato dal Guardian, mercoledì 17, si sono trovati di fronte a questa imbarazzante realtà. O meglio a questa bomba. Sì perché, fino ad oggi, la critica al biotech in agricoltura era molto spostata sull?impatto ambientale e sugli effetti di brevetti sulle economie deboli del Sud. La questione salute era stata lambita nel caso di alcune allergie esplose negli Usa per l?uso errato del mais ogm Starlink, pensato per l?alimentazione animale e finito, non si sa come, nelle merendine Taco. In assenza di evidenze certe, ci si limitava a rilanciare il principio di precauzione. Quello difeso da Pecoraro Scanio in sede europea quando era ministro dell?Agricoltura del governo Amato. Oggi allo stesso principio, il presidente dei Verdi ha dedicato un libro scritto a quattro mani con Grazia Francescato (Il principio di precauzione, Jaka Book, 147 pagine; 11 euro). Sulla vicenda inglese Pecoraro va all?attacco: «I risultati della ricerca inglese sugli dimostrano che gli ogm si trasmettono all?uomo», dice, «lo avevano escluso esattamente come per il prione sulla Bse. Ripetere quell?esperienza in modo enormemente più esteso sarebbe una scelta criminale. Bisogna fermarsi in tempo». E ha scritto in questo senso a Prodi e Berlusconi. Più prudenti a Greenpeace. «Avrei preferito che la ricerca l?avesse pubblicata Nature o Science invece che il Guardian», dice Luca Colombo, responsabile della Campagna ogm, «di certo c?è che aumentano le incognite e i rischi potenziali per i consumatori. Aspetto che riafferma la ragionevolezza del principio di precauzione». Il tutto mentre Assobiotec, l?associazione che raduna le industrie biotecnologiche, diffonde nelle redazioni italiane, a pioggia come suo stile, un trionfalistico sondaggio sugli ogm. L?indagine, commissionata ad Astra-Demoskopea, mostrerebbe come solo 4 italiani su 10 possano dirsi informati sulle biotecnologie in agricoltura e che di questi una buona maggioranza li consideri positivamente. Sono i ?Favorevoli semi-fiduciosi? raggiungono il 41%. Pur conoscendo i benefit del transgenico – sorpresa!- valuti severamente ?la concentrazione di potere in poche multinazionali?, e la ?diffusione incontrollata nell?ambiente?. Contrari gli ?odianti-fondamentalisti?, che si attestano al 20% di coloro che conoscono gli ogm, mentre i ?critici informati?, severi ma non avversi apriori, sarebbero 19 su 100.


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