Persone
Riccardo Bonacina, la radicale passione sociale e umana di un maestro del giornalismo
È mancato questa mattina il fondatore di VITA. Un grande giornalista, innovatore e visionario: pioniere di una vera propria scuola di giornalismo. E un grande maestro e amico per tanti di noi. Il nostro ricordo
Questa mattina è mancato Riccardo Bonacina, il fondatore di VITA. Un grande maestro e amico per tanti di noi che, come me, insieme a lui hanno percorso un lungo tratto di vita che non si può definire solo professionale.
Dopo l’esperienza in Fininvest e in Rai, nel 1994 Riccardo fonda VITA, che allora in molti definirono “L’Espresso del sociale”. Il primo numero uscì il 27 ottobre 1994. Un giornale quasi clandestino, certamente ribelle nato da «un moto di rabbia», come amava ricordare, di fronte al fatto che nella dieta mediatica di allora i temi del sociale e dell’impegno civile erano considerati ancillari: buone azioni di buona gente, ma che in fondo contavano poco. Non era così. E 30 anni di storia dimostrano che quell’intuizione, costruita sulla base di un’alleanza fra un gruppo di giornalisti e un network di organizzazioni non profit (il comitato editoriale), aveva colto un bisogno reale di rappresentanza e racconto.
Riccardo è stato un uomo appassionato. Una passione che quelli che hanno lavorato con lui hanno toccato con mano quotidianamente, nella sua intensità e radicalità, nel modo di fare giornalismo e nel racconto sociale di cui, di fatto, è stato l’inventore nel nostro Paese. La stessa passione e la stessa radicalità le metteva nelle relazioni umane, coltivate con cura delicata e con cultura profonda, ma mai esposte, mai sbandierate. Così come mai sbandierata era la sua fede. Che considerava una grande fortuna nell’affrontare con realismo e fiducia le sfide e le difficoltà della vita.
Riccardo è stato anche un uomo e un giornalista coraggioso. Del resto, chi avrebbe lasciato il posto in Rai per fondare un giornale sul Terzo settore? Proprio ieri, perché fino all’ultimo è stato “sul pezzo” (in questi giorni stava scrivendo un ricordo per il decennale dalla scomparsa di Franco Bomprezzi, un suo grande amico), come spesso ci capitava, ci interrogavamo sulla crisi del giornalismo e su come dare solidità all’avventura di VITA.
La chiave di volta era la “libertà”. Per lui mantenere la libertà di pensiero e d’azione nel fare VITA è sempre stato il primo criterio su cui fondare anche il modello di impresa che si era inventato e che, insieme a Giuseppe Frangi, suo fraterno amico ed ex direttore di VITA prima che io ne assumessi la carica nel 2018, aveva portato avanti per tanti anni.
Un coraggio che ha dimostrato anche nel passaggio di consegne con il sottoscritto. VITA è stata la sua vita. Ma a un certo punto, come mi ha detto e scritto, ha scelto di distaccarsene (sempre però avendone cura) affinché VITA potesse esprimere nuove potenzialità e generatività grazie alla sua natura di organo di informazione indipendente e comunitario, senza che il suo carisma potesse in alcun modo frenarne il futuro.
Oggi il dispiacere è enorme. Il peso della perdita si sente in tutta la nostra redazione. Già stanno arrivando i messaggi commossi di tanti suoi e nostri amici, compagni di avventura di VITA. Ma oggi è anche il giorno in cui possiamo toccare con mano la ricchezza e la potenza dell’eredità e degli insegnamenti che ci lascia. Lui che di fatto ha creato una vera e propria scuola di giornalismo, innovativa e ferocemente ancorata alla realtà («VITA si chiama così perché racconta la vita, così com’è»). Aver conosciuto Riccardo Bonacina è stato un dono preziosissimo. Ne avremo grande cura, Riccardo.
Un abbraccio strettissimo da tutte le persone di VITA va alla moglie Nicoletta e ai figli Paolo, Lucia, Maria e Francesca.
I funerali si terranno venerdì 13 alle ore 11 nella basilica di Sant’Eustorgio (piazza Sant’Eustorgio 1) a Milano
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