Formazione

Riaprono le scuole. La Sardegna è pronta?

Le cifre di Save the children: nella provincia di Olbia circa venti minori ancora ospiti in strutture alberghiere; nel comune di San Gavino in Campidano, quattordici ragazzi che stavano in un campo nomadi ora alloggiano temporaneamente in un convento.

di Francesco Mattana

Save the children sta monitorando l’impatto che il ciclone in Sardegna ha avuto sui minori. 
Diego Grassedonio – coordinatore per l’Associazione  delle operazioni per l’emergenza alluvione – fotografa una situazione che, per fortuna, è meno drammatica di quanto si potesse all’inizio immaginare: certamente le quattro vittime ci sono, ma il numero degli sfollati sta sempre più diminuendo. Inoltre le scuole da oggi hanno ripreso il corso regolare: i ragazzi che frequentano istituti colpiti dall’alluvione verranno ospitati in altre strutture. Non sarà facile reinserirsi in un nuovo ambiente fisico, ma un team esterno di psicologi darà loro una mano in questo senso. 
Il comunicato di Save the children parla di 12.000 bambini coinvolti nella sola provincia di Olbia. «Quello è il numero dei minori presenti nel territorio di Olbia e provincia, ma per fortuna quelli coinvolti sono un numero molto più esiguo. Il numero degli sfollati poi sta via via diminuendo».
 
Quindi nella provincia di Olbia quanti sono?
«Le vittime dell’evento sono quattro minori; per fortuna  non ci sono ricoverati, feriti o rimasti orfani. Certamente in tanti hanno perso il contatto con la quotidianità, la propria casa, quindi vivono momenti di spaesamento. Molti di loro alloggiano in strutture abitative di parenti e amici. I dati che abbiamo sulle strutture alberghiere parlano di circa venti minori ospiti, ma non sono aggiornati. Il numero di ragazzi che lunedì alla riapertura delle scuole non tornerà in classe è molto ampio: intorno al migliaio. Verosimilmente, anche se apriranno lunedì non tutti potranno recarsi nelle loro scuole perché al momento sono inagibili.  Altri istituti scolastici che non hanno subito danni offriranno ospitalità, ma questo non aiuta loro a rientrare nel contesto di normalità».
 
Nonostante la giovane età, molti di loro stanno cercando di dare una mano
«Quando parliamo di minori ci riferiamo a una fascia da 0 a 18 anni. Per quelli di loro veramente piccoli, si stanno organizzando attività ricreative nella biblioteca di Olbia. Dai 14 ai 18 si danno  da fare nella ripresa di una vita normale: aiutano nella pulizia, nello sgombero, nell’organizzazione di gruppi autogestiti». 
 
Si stanno mostrando propositivi, reattivi alla tragedia
«I minori hanno una enorme capacità di ripresa a questo tipo di disagio, che si manifesta in varie maniere. Naturalmente devono essere aiutati da persone specializzate».
 
Hai anche le cifre relative alle altre zone colpite?
«Ci siamo interfacciati con la Protezione Civile. In provincia di Nuoro la situazione è positiva: il numero degli sfollati scende di giorno in giorno. Al momento sono due persone, che non erano minori ma adulti: residenti a Torpè, collocati a Padru in residenze sanitarie. Per quanto riguarda la provincia di Oristano, abbiamo contattato la sala operativa regionale per capire se c’erano minori coinvolti ma non siamo riusciti a ottenere dati. Sul fronte campidanese, a  San Gavino hanno collocato quaranta persone in un convento: abitavano in un intero campo nomadi abusivo che è stato colpito dall’alluvione. All’interno di questo campo circa 14 sono minori». 
 
Una volta tornati alla normalità, i ragazzi potranno rielaborare il lutto attraverso  attività nelle scuole?
«Abbiamo preso contatti col Centro Rampi,  già domenica dovrebbero essere qui. Da  lunedì  interverranno con un’équipe di sostegno psico-sociale, con le singole classi che hanno subito un lutto (non molte per fortuna),  quelle con alunni senza casa  oppure con la casa ma senza scuole. Più genericamente, ci saranno attività mirate a supportare gli insegnanti nella gestione del dialogo in classe». 
 
Perché anche gli Insegnanti, come i minori, sono scossi dagli eventi
«Abbiamo fatto una riunione coi dirigenti scolastici: alcuni di loro sono veramente scossi, o perché hanno subito un lutto o perché hanno problemi nelle loro case. Ci sarà inoltre un team esterno di psicologi, perché anche gli psicologi del territorio hanno bisogno di essere supportati».
 

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