Non profit

Riapre l’ospedale di Lashkar-gah

Lo ha annunciato Gino Strada in collegamento dall'Afghanistan

di Chiara Daneo

Si potrebbe riassumere con la semplicità di Gino Strada, in collegamento dall’Afghanistan durante la conferenza stampa dell’associazione, l’aria che si respira oggi nellla sede milanese dell’ ONG: “una bella giornata”.

A tre mesi e 19 giorni dalla chiusura, l’ospedale di Emergency a Lashkar-gah, provincia sud dell’Helmand in Afghanistan, ha infatti riaperto i battenti stamattina.

Sono quindi ricominciati ad affluire alla struttura i feriti di una guerra che dal mese scorso è la più lunga della storia americana e che accoglie per il 40% pazienti al di sotto dei 14 anni. La riapertura, come ha affermato Gino Strada, è frutto di mesi di lunghe trattative e di dialoghi con le autorità afghane. Dialoghi molto spesso interrotti poichè il governo afghano in un primo tempo aveva posto  come condizione necessaria per la riapertura il controllo dell’ospedale da parte dei militari e dei servizi di sicurezza afgani e stranieri.

L’ospedale di Emergency riapre oggi invece forte di tre vittorie:

La prima: le autorità afghane hanno riconosciuto, e formalizzato,  la completa innocenza dello staff di Emergency diramando un comunicato ufficiale (il primo in seguito al rilascio degli operatori) che li scagiona e li dichiara “estranei ai fatti” di cui erano accusati (un complotto ai danni del Governatore dell’Helmand a seguito di armi infiltrate nell’ospedale)

La seconda: la riapertura alle proprie condizioni: Emergency riapre senza controlli né militari né di sicurezza di alcun tipo, rivendicando il concetto di ospedale della ONG: un luogo “ospitale”per tutti, un luogo senza nemici e in cui si cura chi ha bisogno

La terza e non meno importante: il sostegno e la testardaggine della gente di Emergency che hanno reso possibile questa vittoria.

Mentre in Italia infatti a seguito dell’arresto dei tre operatori si erano contate sul sito di Emergency più di 400 000 firme di adesione e solidarietà in soli 4 giorni (“Io sto con Emergency”) anche in Afghanistan, lontano da Lashkar-gah, a nord, nella valle del Panshir negli stessi 4 giorni 12.500 persone avevano firmato lo stesso appello, prima di andare a lavorare nei campi, con una firma davvero digitale, l’impronta del proprio dito. 

A chi domanda alla presidente di Emergency, Cecilia Strada, se il lavoro dell’associazione cambierà la risposta è netta: “Riprendiamo oggi le attività cliniche e la denuncia dei crimini a cui quotidianamente assistiamo. Ci colpisce e ci rattrista la notizia che alcuni degli ordigni esplosivi dei telebani sono ricavati da mine di produzione italiana e ci conferma quello che pensiamo da sempre: che la guerra è un “boomerang” che torna sempre indietro. 


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