Welfare
Riapertura dei centri diurni: gli educatori chiedono linee guida nazionali
Tante le situazioni quotidiane che pongono interrogativi sulle nuove regole da introdurre alla riapertura di tutti i servizi diurni per persone con disabilità e anziani. Per l'associazione MILLE è «necessario e urgente che vengano emesse a livello centrale dal Ministero della Salute perlomeno delle linee-guida sui protocolli di sicurezza e i Dpi da adottare/fornire alle suddette strutture»
di Redazione
Il DPCM del 26 Aprile contiene autorizza la riapertura dei centri diurni, la cui attività era stata sospesa: «Le attività sociali e socio-sanitarie erogate dietro autorizzazione o in convenzione, comprese quelle erogate all'interno o da parte di centri semiresidenziali per persone con disabilità, qualunque sia la loro denominazione, a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario vengono riattivate secondo piano territoriali, adottati dalle Regioni, assicurando attraverso eventuali specifici protocolli il rispetto delle disposizioni per la prevenzione del contagio e la tutela della salute degli utenti e degli operatori».
È sufficiente? L’associazione M.I.L.L.E ritiene di noi: «La formulazione è eccessivamente vaga ed il riferimento a “eventuali specifici protocolli" appare del tutto insufficiente», scrivono a Conte, Catalfo e Speranza. «Occorre ricordare quanto la vaghezza e non uniformità dei protocolli adottati, unita alla scarsità di dotazioni di dispositivi di protezione personale, abbia concorso a generare quella che possiamo definire “la tragedia delle Rsa”: con un numero elevatissimo di contagi e di decessi soprattutto in alcune Regioni del nord. Occorre trarre insegnamento dalla esperienza e fare in modo che la riapertura e necessaria rimodulazione dei servizi (nella cui progettazione è fondamentale coinvolgere gli operatori stessi) non coincida con l’attivarsi di nuovi letali focolai pandemici: anche in costanza di un numero ancora assai preoccupante di contagi in alcune Regioni soprattutto Piemonte e Lombardia».
Gli educatori professionali dell’associazione M.I.L.L.E ritengono necessario e urgente «che vengano emesse a livello centrale dal Ministero della Salute perlomeno delle linee-guida sui protocolli di sicurezza e i Dpi da adottare/fornire alle suddette strutture».
Molti infatti sono gli interrogativi su quali dispositivi adottare con un’utenza ad esempio impossibilitata ad utilizzare le mascherine e a mantenere il necessario distanziamento sociale, o portatrice di condizioni potenzialmente ad alto rischio di diffusione del virus, che si trasmette soprattutto attraverso le “goccioline di saliva". «Alcuni studi evidenziano che in casi simili le mascherine chirurgiche, utilizzate solo dall'operatore, non forniscono adeguata protezione. Parliamo non solo di persone disabili, ma anche di anziani, di adulti o minori con problemi di salute mentale, e in generale di persone con caratteristiche soggettive che impediscono loro il rispetto delle norme di sicurezza». Altri interrogativi emergono sulle modalità con cui deve essere effettuata la sanificazione dei locali, non solo alla riapertura ma anche in corso di attività; sul sostegno emotivo e psicologico agli operatori; sul rapporto numerico personale/utenza adeguato a contenere i rischi; sulla possibilità di attivare interventi alternativi outdoor in aree naturali protette ed attrezzate che consentano il distanziamento sociale (sulla scorta di quanto già adottato in certe realtà europee con le lezioni all'aperto e di quanto si ipotizza per il settore della età scolare); sulla oggettiva difficoltà di garantire la sicurezza negli interventi a domicilio. L’invito a sindacati, associazioni di categoria, gli Ordini professionali, associazioni di famigliari e di utenti, enti gestori pubblici e privati, forze politiche ed i parlamentari è quello di «sostenere questa richiesta urgente».
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