Giubileo 2025

Revisione del debito dei Paesi poveri e riforma della finanza globale: le associazioni si mobilitano

Presentata a Roma l'iniziativa promossa da una rete di associazioni e collegata alla campagna mondiale di Caritas Internationalis “Turn debt into hope”. Tra le richieste, l’istituzione di un Forum all’Onu, che stabilisca criteri per prestiti responsabili e gestione dell’indebitamento dei Paesi in difficoltà

di Chiara Ludovisi

“Cambiare la rotta. Trasformare il debito in speranza”: è il titolo della mobilitazione lanciata da una rete di associazioni, collegata alla campagna globale Turn debt into hope, promossa da Caritas internationalis.

Alcuni dei relatori al convegno di lancio della campagna – foto dell’autore

Se n’è parlato il 9 gennaio alla Pontificia Università Lateranense, durante il convegno promosso dall’Istituto di Diritto Internazionale della Pace “Giuseppe Toniolo”, in collaborazione con Azione Cattolica Italiana, Forum Internazionale di Azione Cattolica e Caritas Italiana.
La riflessione e il confronto si sono ispirati al messaggio lanciato da papa Francesco in occasione della 58a Giornata mondiale della Pace, che si è celebrata il 1 gennaio: Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua pace.

L’urgenza di condonare i debiti e di promuovere modelli economici basati sulla giustizia e la solidarietà sono stati i pilastri intorno a cui, seguendo lo spunto del pontefice, si sono articolati la riflessione e il confronto. 

Un manifesto, quattro richieste

La campagna nazionale “Cambiare la rotta”, di cui è attivo il sito web, propone in un Manifesto quattro azioni per un’economia ispirata a principi di giustizia, solidarietà e inclusione.
La prima richiesta è che sia cancellato il debito, laddove necessario. La seconda è che sia costruito un meccanismo di gestione delle crisi di sovraindebitamento. La terza è la richiesta di una riforma finanziaria globale, la quarta è che sia promossa una finanza climatica.
Proprio quest’ultimo punto assume, nel messaggio del pontefice, una valenza specifica e caratteristica dell’epoca che stiamo vivendo: il legame tra debito finanziario e debito ecologico. 

Debito, emergenza globale

Il tema del debito è tornato alla ribalta, come emergenza globale, negli ultimi anni, dopo che, anche a seguito del Giubileo del 2000, «si erano compiuti significativi – seppur non risolutivi – passi avanti verso il superamento del debito», ha ricordato Riccardo Moro, economista, docente di politiche dello sviluppo all’Università degli studi di Milano, esperto internazionale di questioni dello sviluppo dell’Istituto internazionale della Pace Giuseppe Toniolo.

«Oggi quel tema è tornato di grave attualità e ci riguarda tutti, perché quando un Paese ha un forte debito, per pagare rate e interessi deve sottrarre risorse a investimenti in educazione, infrastrutture, sanità, sviluppo e anche prevenzione dei disastri climatici. Così aumenta la vulnerabilità e, con questa, le tensioni interne e internazionali. Oggi la situazione è più complessa di 25 anni fa perché i creditori sono spesso operatori privati spesso spregiudicati, che impongono condizioni di prestito inique e insostenibili», ha aggiunto.

La richiesta di un Forum all’Onu

«Nell’anno giubilare, la società civile si assume l’impegno di trasformare il debito in speranza, attraverso la campagna nazionale che presentiamo. Tra le nostre richieste, c’è quella di istituire presso l’Onu un Forum che stabilisca regole di prestito responsabile, definisca criteri di un debito sostenibile, gestisca le crisi da indebitamento. Il tutto» ha concluso l’economista, «tenendo in forte considerazione il riferimento del Papa alla questione ecologica: il debito finanziario va visto e gestito in termini di corresponsabilità di un debito ambientale di cui fanno le spese soprattutto i paesi più poveri, ma che è da imputarsi soprattutto a quelli più ricchi».

Il circolo vizioso tra finanza e debito ecologico

Sul “circolo vizioso” tra debito finanziario e debito ecologico si è soffermata Chiara Mariotti, in servizio presso l’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite. Citando il messaggio del Pontefice, Mariotti ha ricordato: «I Paesi africani perdono circa il 5% di Pil a causa del disastro climatico. Nel 2023, il debito estero nei Paesi in via di sviluppo ammontava a circa 8 miliardi: è tornato ad aumentare negli ultimi 4-5 anni, per l’impennata dei tassi d’interesse e la svalutazione di tante monete dei Paesi poveri rispetto al dollaro. Il debito è quindi il risultato di squilibri nell’economia globale».

«Oggi, circa 3 miliardi di persone vivono in Paesi che spendono più per gli interessi del debito estero che per promuovere educazione, salute, sviluppo, sostenibilità ambientale. Per quanto riguarda in particolare il debito ecologico i Paesi in via di sviluppo sono i più esposti agli eventi estremi dovuti al cambiamento climatico, ma hanno contribuito meno degli altri a produrre la crisi climatica e hanno meno strumenti per affrontarla», ha aggiunto Mariotti.

«In base agli Accordi di Parigi, i Paesi industriali hanno la responsabilità di aiutare i Paesi più poveri ad affrontare la crisi climatica. Il problema è che questi fondi vengono spesso erogati sotto forma di prestito, generando così un ulteriore debito e un altro circolo vizioso. Le soluzioni ci sono e sono già sul tavolo: la quarta Conferenza Internazionale sul Finanziamento dello Sviluppo (FFD4) delle Nazioni Unite, che si svolgerà a luglio in Spagna, sarà l’occasione per discuterne e soprattutto metterle in pratica», ha concluso. 

Facciamo camminare la speranza

La campagna nazionale “Cambiare rotta” va in questa direzione ed è «segno comune e concreto dell’impegno della società civile nel far camminare la speranza» ha affermato Giuseppe Notarstefano, presidente di Azione Cattolica.

«L’anno giubilare, come ha ricordato il Papa, deve essere occasione per ripensare la nostra comune e affrontare le sfide della globalizzazione, prime fra tutte le diseguaglianze e il cambiamento climatico. Una mobilitazione globale dal  basso è fondamentale» ha concluso il presidente di Ac, «ma servono anche politiche che vadano nella stessa direzione: è il momento ideale per costruire gesti e misure di discontinuità e percorsi di cambiamento, come ci chiede il Giubileo».

I promotori

La campagna è promossa da: Acli, Agesci, Aimc, Azione Cattolica, Caritas, Comunità Papa Giovanni XXIII, CVX Comunità di Vita Cristiana, Earth Day Italia, Focsiv, Fondazione Banca Etica, Mcl, Meic, Missio, Movimento dei Focolari, Pax Christi, Salesiani per il sociale, Sermig.

Nell’immagine in apertura la siccità che ha colpito nel corso del 2024 i distretti sud occidentali dello Zimbabwe – foto Associated Press / LaPresse
Tutti i video sono dell’autrice

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