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Revisione del codice, associazioni escluse
WWF: «Temi importanti, ad oggi nessuna consultazione da parte del Governo»
di Redazione
“Sulla riforma all’esame oggi del Consiglio dei Ministri, avviata nel giugno 2009, del cosiddetto Codice dell’ambiente vogliamo chiarezza. E’ la prima volta che si porta un testo, seppur per un “esame preliminare” di alcune parti del Codice (riguardanti la parte generale, le procedure di valutazione ambientale, la tutela dell’aria), all’attenzione dell’esecutivo senza che sia stato avviato per tempo il processo di consultazione con le categorie sociali e le associazioni ambientaliste riconosciute, previsto dalla legge delega del 2004 (legge 308/2004) su un ampio spettro di materie che riguardano l’inquinamento dell’acqua, dell’aria del suolo, la difesa de suolo, gestione dei rifiuti e bonifiche dei siti inquinati, il danno ambientale, le procedure di valutazione ambientale, la conservazione della natura – commenta il presidente del WWF Italia Stefano Leoni, che aggiunge:
“Il WWF Italia si augura che questo processo di consultazione, che è stato sollecitato dagli ambientalisti già dal 10 marzo scorso, venga avviato subito visto che il termine per la revisione è il 30 giugno 2010, per evitare, come è accaduto per il primo decreto attuativo del 2006 (Dlgs 152/2006), che si debba subito pensare a provvedimenti correttivi perché, come avvenne quattro anni fa, le disposizioni in particolare sui rifiuti, su VIA e VAS non erano in linea con le norme comunitarie. Considerato che per arrivare ad approvare la Delega ambientale ci vollero 4 anni (dal 2001 al 2004) e che dal 2006 al 2008 si ebbe un periodo di transizione dovute alle correzioni necessarie al primo decreto attuativo (periodo conclusosi con il Dlgs 9/2008), non vorremmo che ancora una volta in tema ambientale si creasse un clima di incertezza interpretativa ed applicativa che non fa bene all’ambiente e alla salute dei cittadini e non consente alle associazioni ambientaliste di tutelare gli interessi collettivi della cittadinanza e alle aziende e ai sindacati di operare in un quadro di regole definito e duraturo”.
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