Politica

Rette alte e nidi vuoti? Adesso ci sono 700 milioni di euro

«Veri i problemi evidenziati dall'Istat, per questo è nato un piano nazionale per lo 0/6 anni, che ha trasformato i due segmenti educativi in un unico sistema integrato, l'inizio del percorso scolastico di ogni bambino. Dal prossimo Governo nessun passo indietro sul percorso tracciato»

di Simona Malpezzi e Elena Carnevali

L'articolo di Vita racconta molto bene lo stato dei servizi socio-educativi per la prima infanzia e illustrare le azioni messe in campo per il rilancio di questo segmento fondamentale del sistema di istruzione. I dati, diffusi dall'Istat e relativi al 2014/2015, descrivono in maniera inequivocabile una situazione di sofferenza: calo delle iscrizioni, pochi posti rispetto alla richiesta, costi eccessivi a carico delle famiglie e significative differenze territoriali. Una realtà di cui siamo consapevoli e che ci ha spinto a definire, con la Legge 107/2015, un piano nazionale per lo 0/6 che ha trasformato i due segmenti educativi in un unico sistema integrato che deve essere considerato l'inizio del percorso scolastico di ogni bambina e bambino. Parliamo di un processo unitario che coinvolge, per la prima volta, i servizi educativi per l’infanzia (nido e micronido, servizi integrativi, sezioni primavera) e la scuola dell’infanzia statale e paritaria e che verrà gestito in modo coordinato dallo Stato, dalle Regioni e dagli Enti locali che avranno compiti e funzioni bene definite.

Ma non si tratta soltanto di un radicale cambiamento culturale perché per realizzare il piano si investono risorse che serviranno proprio a rispondere alle criticità evidenziate, contribuendo ad incrementare i servizi, migliorare la qualità e diminuire i costi sostenuti dalle famiglie (non a caso nel testo approvato dal CdM si parla chiaramente di "riduzione delle rette di accesso"). Abbiamo stanziato 209 milioni di euro per il 2017, 224 per il 2018 e 239 per il 2019 (quasi 700 milioni di euro) che le Regioni distribuiranno ai Comuni per potenziare nidi e scuole dell’infanzia da 0 a 6 anni: in particolare, per la costruzione di nuove strutture o della ristrutturazione, restauro, messa in sicurezza e risparmio energetico di stabili di proprietà delle amministrazioni locali ma anche per la riqualificazione delle insegnanti che da oggi dovranno essere laureate e formate ogni anno.

Finalmente, i servizi per l’infanzia escono dalla dimensione assistenziale ed entrano a pieno titolo nella sfera educativa. Questo significa che i nidi non saranno più un servizio a domanda individuale per garantire alle famiglie un luogo dove lasciare i figli nel tempo dedicato al lavoro ma servizi educativi a tutti gli effetti. In un Paese dove, purtroppo, c’è una grande disparità territoriale nella distribuzione dei nidi e delle scuole dell’infanzia, garantiremo maggiori opportunità di educazione, istruzione e cura a chi – fino ad ogg i- ne ha beneficiato in misura minore, offrendo a bambini e famiglie servizi ispirati a standard uniformi su tutto il territorio. Siamo convinte che questa sia la strada giusta e speriamo che chiunque andrà al governo del Paese non faccia nessun passo indietro sul percorso che abbiamo tracciato.

* deputate PD

Foto Unsplash

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