Non profit

Rete Lilliput: meno promesse e più giustizia per l’Africa

Secondo rete Lilliput il futuro del continente africano si gioca più nel Doha round che nell'incontro scozzese del G8

di Emanuela Citterio

Si apre domani, 6 luglio 2005, a Gleneagles in Scozia, l’incontro annuale fra gli otto principali paesi industrializzati della terra. Nel summit preparato da Tony Blair spiccano due temi di primaria importanza: i cambiamenti climatici e l’Africa. In Italia, nel panorama no e new global c’è, a seconda delle diverse anime, attesa e scetticismo. “Le performance musicali di questi giorni hanno visto le più affermate rock star internazionali fare festa all’Africa senza africani”, scrive Roberto Meregalli, portavoce della Rete Lilliput. “Si è creata un’aspettativa che i capi di governo dei paesi del G8 non possono deludere. Riusciranno a farlo?Se si guarda ai precedenti meeting la risposta non può essere che un secco no”. “Nessuna delle promesse formulate nel corso degli incontri del G8 si è materializzata” è la denuncia del portavoce di Lilliput. “Ad esempio a Genova venne annunciato il Fondo Globale per la lotta all’Aids, alla malaria e alla tubercolosi e i 7 paesi proponenti promisero di versarvi a regime 10 miliardi di dollari l’anno. Ma sinora in tutto ne sono stati versati 3 e l’Italia brilla (negativamente) per aver messo in bilancio 2005 la sua quota di 100 milioni non versata nel 2004, riducendo a 80 quella di quest’anno (anche se a breve partirà una campagna pubblicitaria per sensibilizzare i cittadini italiani sulle attività di questo fondo)”. “Non si tratta di destinare più fondi agli aiuti”, continua Meregalli “aumentando ad esempio quel misero 0,15% del PIL che l’Italia vi destina. ‘Make poverty history’, fare della povertà un ricordo del passato come recita la campagna internazionale lanciata anni fa da Oxfam, richiede che alcune regole oggi applicate in economia siano cambiate, che si smetta di considerare il PIL come sistema di misura del benessere, nuove regole per il commercio internazionale. In estrema sintesi richiede che prima degli aiuti si persegua una maggior giustizia”. Secondo il portavoce di Lilliput il futuro del continente africano si gioca più nel Doha round che nell’incontro scozzese del G8 attorno a materie quali: i sussidi agricoli all’esportazione, i dazi sui prodotti industriali dei paesi poveri e cancellare regimi tariffari che favoriscono l’import di materie prime come il cacao, ostacolando prodotti processati, come il cioccolato, l’accordo sulla proprietà intellettuale. “I Paesi del G8 “dovrebbero rinunciare all’ipocrisia degli annunci retorici spiegando all’opinione pubblica che “make poverty history” chiede a tutti di cambiare qualcosa nel proprio stile di vita” conclude Meregalli. “Ma non lo faranno”.


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