Non profit
Restituire i soldi donati dai Tanzi?
La restituzione può essere presa in considerazione solo se il denaro non abbia trovato concreta finalizzazione.
Carissimo direttore, alcuni sacerdoti del parmense hanno giustamente, almeno io credo, suscitato un problema molto scottante e delicato: bisogna restituire i soldi donati da Tanzi negli anni scorsi ora che si sa che erano soldi rubacchiati o sottratti alle attività di impresa? Don Luciano Scaccaglia ha detto: “Tanzi ha donato i soldi per il Duomo? Ebbene, dobbiamo trovare il modo di restituirli”. Esagera don Luciano e io con lui? O abbiamo una parte di ragione.
Caro direttore, non crede che il problema sia serio?
Pietro Romano, email
Carissimo Pietro, il dibattito aperto dal sacerdote di Parma mi sembra del tutto lecito. Bisogna provare a dare qualche risposta. Con un?avvertenza: i soldi ricevuti, quando siano stati investiti per opere di recupero sociale o culturale, non devono essere restituiti. A meno che si pensi che un parroco o un vescovo dovessero saperne di più del governatore della Banca d?Italia. Suvvia! La restituzione può essere presa in considerazione solo laddove i soldi non abbiano ancora trovato concreta finalizzazione. Qualche lezione è però opportuno trarla.
La prima: gli atti di solidarietà non dimostrano nulla e non dicono nulla di chi li fa, se non che è stato fatto un atto di generosità. Di più, le vicende degli ultimi anni (da Enron a Parmalat) ci dicono anche che troppo spesso l?ufficio Solidarietà (che Parmalat aveva allestito) o di Corporate social responsibility e la loro ostentazione nelle politiche aziendali servono a coprire ben altri affari. Il Vangelo (Matteo 6, 1-6) ci aveva avvertito duemila anni fa: “Quando dunque fai l?elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini”.
La seconda lezione: la donazione più vera è quella che fa rinascere non solo una vita, ma due. Quella di chi riceve ma anche quella di chi dona. La forza del dono gratuito non sta nella cosa donata – nel quantum donato, così come postula la filantropia – ma nella speciale qualità umana che il dono rappresenta per il fatto di costituire una relazione tra persone. Tanzi probabilmente non donava, semplicemente dava.
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