Non profit

Restituire i mille euro e preparare la difesa

L’assegno di mille euro, il cosiddetto bonus bebé – lo ricordiamo - spetta solo a chi ha residenza in Italia, cittadinanza italiana o di altro paese dell’Ue...

di Antonietta Nembri

Ho letto sui giornali che sono migliaia gli extracomunitari che rischiano una denuncia per aver incassato il bonus bebé dopo aver ricevuto la lettera di Berlusconi. Se restituiscono i mille euro corrono ancora dei rischi? C?è qualcuno che li difende?
Emanuela (email)

Purtroppo quello che hanno riportato i giornali è vero. E si tratta di un rischio largamente previsto. Il patronato Inas-Cisl, per esempio, aveva denunciato tra i primi la scarsa chiarezza della lettera di Berlusconi ai bebé. «Riguardo alle denunce scattate contro gli immigrati che hanno ritirato i mille euro promessi dalla lettera della presidenza del Consiglio dei ministri, riteniamo che il comportamento adottato nel dare tale comunicazione e nel far predisporre i moduli delle autocertificazioni sia stata la causa primaria che ha creato false aspettative, la cui risoluzione dovrà essere sollevata in sede politica ». Questo il commento del presidente dell?Inas-Cisl, Giancarlo Panero.

La comunicazione è stata inviata in maniera indiscriminata, anche a chi non ne aveva diritto, compresi migliaia di genitori stranieri che hanno avuto figli nel 2005 ma – secondo la legge – non il diritto al bonus. Senza i requisiti, l?autocertificazione resa assume rilievo penale perché contiene circostanze di fatto non corrispondenti alla realtà e la somma percepita va restituita. La restituzione però non incide sulla responsabilità penale per le false dichiarazioni, che ha un iter distinto e separato. Questa situazione può avere conseguenze negative sui rinnovi dei titoli di soggiorno dei genitori stranieri regolari in Italia, molti dei quali in possesso di una carta di soggiorno o di un permesso di soggiorno di lunga durata. Per questo l?Inas ha chiesto alle proprie strutture di informare tempestivamente i cittadini stranieri sulle conseguenze che tale autocertificazione può comportare.

Su questo fronte si sta muovendo anche il patronato Acli, che ha annunciato di voler prestare la propria difesa legale alle famiglie di immigrati coinvolte. Tramite il proprio ente di patronato, le Acli hanno potuto constatare come la maggior parte delle famiglie di immigrati sia stata indotta in errore da informazioni ambigue e contraddittorie. A partire dall?invio della lettera ?personale?. «Non si può non rimanere perplessi di fronte al modo con il quale è stata gestita tutta l?operazione da parte delle istituzioni», afferma il presidente nazionale Acli, Andrea Olivero. «Sarebbe bastata l?indicazione di un semplice controllo, per esempio, alle Poste Italiane, del documento d?identità di chi chiedeva il bonus per evitare che si creasse questa situazione spiacevolissima». Il patronato Inca-Cgil, invece, accanto alla difesa legale e politica degli immigrati colpiti da avviso di garanzia ha dato mandato ai suoi legali per giungere a una sentenza della Corte Costituzionale che riconosca la piena incostituzionalità delle norme sul bonus.

Nel frattempo, a Bologna è nato un movimento di famiglie che ha deciso di condividere il proprio bonus con una famiglia immigrata. L?iniziativa ha la collaborazione logistica di Equinozio- Cafè de la Paix.

Info: www.inas.it
www.patronato.acli.it/home.aspx
info@equinoziobologna.it

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.