Nessuna decisione nel merito sulla fecondazione eterologa, ma un rinvio ai tribunali perchè rivedano le istanze alla luce della sopravvenuta sentenza della Corte Europea ed eventualmente riformulinola questione.
Il dubbio di legittimità costituzionale era stato sollevato dai Tribunali di Firenze, Catania e Milano sul divieto di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo sancita dalla legge n. 40 del 2004. La decisione dopo che nel 2010 in una prima sentenza la Corte di Strasburgo aveva dato ragione a due coppie austriache, dicendo che vietare la fecondazione eterologa era una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Nel novembre 2011 però la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo aveva dichiarato, nel caso della legge austriaca, che questo divieto non lede i diritti dell’uomo.
Per lavvocato Filomena Gallo, che ha assistito la coppia di Brescia il cui ricorso ha dato il via all’iter che ha portato al pronunciamento di oggi, si tratta di una «sentenza interlocutoria». Lucio Romano, presidente dell`associazione Scienza e Vita, ha detto che «nel ribadire la non violazione della Convenzione europea dei diritti dell`uomo si attesta l`esigenza di garantire il diritto del nascituro a riconoscere i propri genitori, in rispetto del principio di certezza delle relazioni familiari». Livia Turco, del Pd, ha detto che «dopo la decisione della Consulta, è sempre più evidente che il Parlamento deve assumersi la responsabilità di rivedere la Legge 40. La politica non può lasciare che il difficile equilibrio di quel testo sia affrontato nei tribunali».
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