Welfare

Responsabilità sociale dell’impresa

di Redazione

La repsonsabilità sociale d?impresa (csr) si può definire come un processo generale di responsabilizzazione etica delle imprese e dei suoi stakeholder, ovvero di tutte le persone che hanno un interesse nell?attività dell?imprese quali i dipendenti, i clienti e la società civile dei territori dove l?impresa opera. Le imprese più socialmente responsabili sono quelle che si propongono di creare valore per tutti gli stakeholder in un?ottica di lungo periodo. Si può infatti argomentare che nel medio-lungo periodo non vi è un conflitto di fondo tra gli obiettivi specifici di una impresa (sostenibilità dell?attività e della redditività) e sostenibilità del benessere e della qualità della vita degli stakeholder. Questa asserzione è confermata da un numero crescente di studi che hanno applicato i metodi più diversi (storico, statistico, econometrico): i risultati per lo più confermano che le imprese che sono sopravvissute più a lungo e che hanno ottenuto indici di redditività medi più elevati sono proprio quelle che hanno dato maggiore importanza agli interessi di tutti gli stakeholder in un?ottica lungimirante Gli stakeholder sono spesso portatori di interessi di lungo periodo. Ad es. i dipendenti sono interessati alla sopravvivenza dell?impresa ed alla sua buona salute economica e finanziaria affinché siano garantite occupazione, possibilità di carriera e condizioni retributive non inferiori a quelle di mercato. Analogamente i clienti sono interessati a intrattenere con l?azienda un rapporto fiduciario durevole che l?impresa può consolidare concentrando l?attenzione sui loro bisogni, anche rinunciando nel breve periodo a una quota di profitto. Infine la società civile è interessata innanzitutto alla sopravvivenza dell?impresa per salvaguardare nel tempo l?occupazione e le ricadute durevoli di benessere sulla collettività, nonché all?attenzione dell?impresa per l?ambiente e il tessuto sociale locale. D?altro canto è nell?interesse dell?impresa dedicare la massima attenzione possibile alle aspettative degli stakeholder. Per quanto riguarda i lavoratori, è noto che l?attenzione continua per le loro esigenze è fondamentale per motivarne l?impegno e per esaltarne la produttività nonché per attrarre e mantenere la forza lavoro con il massimo potenziale professionale. Nel caso dei clienti è ovvio che un?attenzione costante per i loro bisogni (al fine di massimizzare la customer satisfaction) è fondamentale per fidelizzarli e per attirare nuovi clienti. Infine il rapporto con la società civile è a sua volta di cruciale importanza per poter ottenere il necessario consenso sociale, nonché eventuali commesse, una tassazione ragionevole e le facilities strutturali necessarie per una fluida operatività. Tuttavia esistono anche critiche radicali nei confronti di tutte le iniziative finalizzate al Esistono due tipi di critica radicale: quelle formulate da chi ha un?elevata fiducia nella capacità dei mercati di realizzare il massimo benessere sociale e, all?estremo opposto, da parte di chi è convinto che i mercati abbiano limiti ben precisi che richiedono una loro regolazione sistematica. Dal primo punto di vista si sostiene che la responsabilità sociale dell?impresa consisterebbe nella pura e semplice massimizzazione del profitto, in quanto la teoria economica e finanziaria insegnerebbe che in un mercato perfettamente concorrenziale ciò è condizione necessaria e sufficiente per la massimizzazione del benessere sociale, compreso quello di tutte le categorie di stakeholder. Le iniziative dirette a rafforzare la responsabilità sociale delle imprese sarebbero quindi fuorvianti se non controproducenti in quanto distorcerebbero le decisioni aziendali conferendo eccessivo potere discrezionale al management che sarebbe tentato di usarlo secondo le preferenze personali, se non proprio per il proprio tornaconto, sottraendosi comunque a criteri di valutazione oggettivi. Questo argomento è infondato sia dal punto di vista teorico che pratico in quanto ignora, o sottovaluta pesantemente, il fatto che i mercati reali sono profondamente diversi dal mercato ideale di concorrenza perfetta per tutta una serie di motivi che sono stati analizzati a fondo dalla teoria economica e dalla finanza: incompletezza dei mercati soprattutto futuri che sono essenziali per l?attività finanziaria e lo sviluppo; esternalità, cioè costi e benefici che non sono registrati dal mercato; incertezza radicale che determina errori di previsione sistematici; comportamenti monopolistici ed oligopolistici; costi di transazione; instabilità; equilibri multipli. La teoria economica dimostra che, in assenza di interventi di regolazione dei mercati, ciascuno di questi fattori è sufficiente a distorcere significativamente l?allocazione delle risorse riducendo il benessere sociale. Purtroppo nella maggior parte dei mercati concreti questi fattori sono in gran parte presenti. Pertanto nel mercato reale esistono fattori distorsivi sistematici che mettono a repentaglio il benessere e la dignità di diverse categorie di stakeholder e cittadini. Le iniziative dirette a consolidare la responsabilità sociale dell?impresa sono quindi la risposta inevitabile a questo stato di fatti. Esistono critiche radicali anche da parte di autorevoli studiosi che sono ben consapevoli del divario tra mercato reale e mercato ideale e delle sue implicazioni negative per il benessere sociale, e tuttavia ritengono che queste distorsioni possono essere evitate, o per lo meno minimizzate, in modo efficace soltanto tramite la regolamentazione giuridica (civile o penale). In questa ottica l?autoregolamentazione finalizzata alla responsabilità sociale dell?impresa viene vista come un possibile alibi per indebolire la regolamentazione giuridica che sarebbe l?unica forma di regolamentazione efficace in quanto l?autoregolamentazione sarebbe priva di meccanismi di applicazione (enforcement) che ne garantiscano il rispetto (Rossi, 2003.) Questa critica è utile nella misura in cui chiarisce che l?autoregolamentazione non può sostituire la regolazione giuridica, ma nella sostanza non è condivisibile per una serie di motivi. Innanzitutto l?autoregolamentazione finalizzata alla responsabilità sociale dell?impresa non è priva di meccanismi di enforcement in quanto, come abbiamo visto in precedenza a proposito della finanza etica, può dare vita ad un apparato di incentivi e disincentivi che può risultare molto efficace. Inoltre anche l?efficacia del diritto dipende dal consenso da parte della società civile sull?equità delle norme giuridiche e la necessità di una loro rigorosa applicazione. Le iniziative di autoregolamentazione suddette favoriscono la presa di coscienza dell?importanza delle regole che garantiscono la responsabilità sociale dell?impresa favorendo l?efficacia della stessa regolamentazione giuridica. Le iniziative socialmente responsabili, e in particolare la finanza etica, sono quindi non solo utili ma indispensabili qualora vengano correttamente concepite come complementari, non sostitutive, alla regolamentazione giuridica. Concludo osservando che le iniziative socialmente responsabili, e tra queste in particolare la finanza etica, sono tanto più efficaci quanto maggiore è la partecipazione attiva degli stakeholder che vagliano e confrontano la performance etica delle imprese al fine di controllarne la trasparenza, coerenza ed efficacia, orientando le scelte dei consumatori e dei risparmiatori a favore delle imprese più socialmente responsabili. Questo libro è un esempio apprezzabile di iniziativa che va in questa promettente direzione


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