Economia

Responsabilità, le aziende avanti a passi lenti

di Redazione

Le responsabilità cominciano nei sogni: l’ha scritto il poeta irlandese William Yeats. Certamente le responsabilità delle organizzazioni pubbliche e private vanno oltre il bilancio contabile, come ha di recente sostenuto anche il professore Luigi Guatri dell’università Bocconi.
Non ci voleva la crisi internazionale del 2008-2009 per scoprire che tutte le organizzazioni operano ai margini se non fuori della legge: imprese private e istituzioni pubbliche non osservano la legge.
Ora accade che le imprese private, molto di più che le istituzioni pubbliche, facciano sforzi per mostrarsi responsabili verso la collettività. Questi sforzi vengono da esse presentati in documenti molto simili ai bilanci contabili, detti bilanci di sostenibilità o sustainability report.
Si tratta di documenti di un centinaio di pagine, spesso con illustrazioni ispirate al bello e al buono, che descrivono le performance – economiche e non – dell’impresa e il suo impatto allargato sulla società che la circonda: i clienti, i dipendenti, l’ambiente, le comunità locali.
Abbiamo analizzato i sustainability report di dieci grandi aziende internazionali, tra le quali alcune italiane del Mib30. Lo abbiamo fatto con un metodo che cerca di evidenziare i luoghi di potenziale irresponsabilità. Ogni organizzazione infatti fa un sacco di cose buone: per descriverle tutte si rischia di versare fiumi di inchiostro e mancare l’obiettivo di trovare il problema e cercare di rimuoverlo. C’è il rischio di anestetizzarsi. Vi propongo un esempio della ricerca che abbiamo realizzato: l’analisi del capitolo che riguarda la concorrenza.
British Petroleum fornisce la quota di mercato propria e dei suoi concorrenti; le altre imprese sembra siano uniche al mondo; Fiat dà un benchmark rispetto al mercato che è meglio di niente; Toyota fornisce i margini di profitto per area geografica.
Secondo il valore della concorrenza l’impresa deve presentare il quadro competitivo in cui si muove e le regole cui ottempera; occorre fare raffronti specifici di prestazioni con la concorrenza; nelle organizzazioni dello Stato e nei monopoli occorre presentare un confronto internazionale.
Dopo infinite polemiche, WalMart presenta dati sulla paga oraria dei dipendenti, valore che sarebbe simpatico avere anche per le altre imprese visto l’antagonismo de facto fra dipendenti e clienti dell’impresa.
Snam Rete Gas prende 1 in concorrenza perché non dà conto delle condizioni di mercato dove è quasi monopolista.
Telecom riesce a proferire il nome di Vodafone.

Valutazione complessiva
I numeri da soli non dicono niente. Ma servono per ragionare. Questi numeri ci dicono che:
? le imprese fanno un certo sforzo di guardarsi dentro e di raccontarsi con onestà; la scala va da 1 a 10 e il gruppo sta intorno al 2 -3, quindi l’ago della bilancia segna che c’è peso e che il lavoro c’è;
? si tratta di valori comunque bassi: il bilancio c’è, ma non respira; c’è strada da fare: le imprese si anestetizzano molto col racconto delle mille cose che fanno e non vanno al sodo delle criticità;
? il gruppo è compatto attorno alla media: le imprese si muovo a passettini lenti, magari stimolandosi le une le altre, secondo un meccanismo fertile di concorrenza e imitazione positiva;
? la responsabilità è uguale per tutti. Non c’è una graduatoria a priori: chi fa banca è come chi fa auto e tutti sono come chi fa energia.


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