Mondo

Repressione alla spagnola

Manifestazioni non stop in Spagna. La polizia, 1400 gli agenti sul campo, regisce con cariche e proiettili di gomma. 23 i feriti, di cui uno grave

di Emanuela Borzacchiello

La manifestazione di ieri 25 settembre è appena finita e gli internauti di Twitter ne hanno già convocata un’altra per oggi. E c’è da scommetterci: anche stasera le piazze saranno piene.

Un 25 settembre “militarizzato”. 1.400 gli agenti di polizia richiamati nella capitale spagnola. Ad ogni angolo di strada una pattuglia che vigila e vieta l’accesso, con una zona rossa nel centro della città che si espande sempre di più.

E mentre nelle stesse ore il primo ministro, Mariano Rajoy, parlava all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di New York, nelle piazze di Madrid si inasprivano le cariche della polizia sui manifestanti. I primi scontri sono iniziati alle 19. Alla fine della serata secondo le cifre ufficiali ci sono stati 28 arresti, 23 feriti, di cui uno grave con lesioni alla spina dorsale. Le cariche della polizia sono state violente e consecutive. I proiettili di gomma hanno ferito e impaurito.
 

Il premier spagnolo Mariano Rajoy alle Nazioni Unite, New York

Il Governo minimizza i numeri: i manifestanti sono stati 6 mila. Ma il movimento degli Indignati ribatte: foto e video testimoniano piazze piene. Le tre piazze che in linea d’area circondano il Congresso dei deputati, plaza del Sol, Neptuno e Atocha, erano attraversate da migliaia di persone.
L’obiettivo, per i manifestanti, è stato raggiunto: circondare il Congresso dei deputati per affermare la necessità di un nuovo processo costituente.

Un cordone umano gigante e pacifico di cittadine e cittadini ha circondato l’enorme zona rossa. Una manifestazione convocata non solo contro i tagli, ma la cui parola chiave è stata: Democrazia 4.0.
 

Il cordone umano degli Indignatos assedia la zona rossa


Gli indignati e la Democrazia 4.0
Lungo il cordone umano che abbracciava simbolicamente il Congresso, ieri sera abbiamo incontrato Diego Garcia Culacon, uno dei partecipanti al movimento degli indignati: “è necessario un nuovo contratto sociale e soprattutto un nuovo progetto costituente che rinnovi la struttura stessa di questo stato che ha molti limiti per definirsi ancora democratico. È la cittadinanza che chiede di essere più inclusiva e chiede di partecipare”.
Gli articoli della costituzione spagnola sono stati letti in ogni sit in che ha animato la manifestazione.
Il movimento sottolinea la propria natura pacifica e partecipativa. “Fin da quando è nato il movimento è cresciuto sempre di più perchè è prima di tutto un movimento pacifico. Molte persone che non erano mai scese in piazza, non avevano mai partecipato a un assemblea, ora sanno che ci sono degli spazi nuovi di discussione e si sentono a loro agio”, sottolinea Sergio Garcia, professore e attivista in difesa dei diritti umani, “Anche le parti più estremiste, quelle che da sempre sono state più favorevoli a uno raffronto più diretto con le forze dell’ordine, è come se ora stanno facendo un passo indietro e riconoscano la forza di questo movimento. Per questo la repressione della polizia e l’inasprimento del servizio d’ordine di questo governo sono assolutamente ingiustificati e brutali”.

Reazioni Internazionali
Cristina Fernández, la presidenta argentina durante il dibattito alle Nazioni Unite che si stava svolgendo a New York, ha denunciato: «mentre stiamo parlando, a Madrid si sta attuando una violenta repressione della polizia contro i manifestanti». E la prima pagina de la Jornada di oggi, uno dei principali giornali messicani, titola: La repressione spagnola.


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