Politica
Rep. Congo: al via la campagna elettorale
25 milioni di elettori, 50mila uffici elettorali, 33 candidati per le presidenziali, 9707 per il parlamento. Parte oggi la campagna elettorale per le prime elezioni demoratiche nella storia del gigant
Questo momento, i congolesi lo aspettavano da mesi, se non da anni. Per la prima volta dal 1961, data dell’accesso dello Zaire (attuale Repubblica democratica del Congo) all’indipendenza, il popolo congolese ha l’opportunità di assistere a una campagna elettorale al termine della quale potranno scegliersi un presidente della Repubblica e i deputati che siederanno sui banchi del parlamento.
Salvo imprevisti, in Congo a dire il vero ce ne sono a ogni angolo di strada, il prossimo 30 luglio saranno chiamati a raccolta nei 50mila uffici elettorali sparsi ai quattro angoli del paese oltre 25 milioni di elettori per quello che viene considerato l’appuntamento africano più importante del 2006.
In ballo, c’è l’elezione del futuro presidente della Repubblica e di 500 deputati nazionali. La campagna elettorale è ufficialmente iniziata oggi e sul campo di battaglia si confronteranno 31 candidati “presidenziabili” (due turni) e altri 9707 alle legislativi (un turno).
Queste elezioni, seguite da scrutini provinciali e locali, dovranno chiudere definitivamente i conti un periodo di transizione iniziato nel 2003 all’indomani di accordi di pace che misero fine a cinque anni di guerra civile e regionale (1998-2003). Tra le guerre più sanguinose del secondo dopo guerra (circa 3,5 milioni i morti), il conflitto congolese è stato caratterizzato dall’implicazione di sette eserciti stranieri e una miriade di gruppi ribelli, entrambi convolti in un inestricabile gioco di alleanze.
L’attuale presidente Joseph Kabila e tre dei suoi vice presidenti, Jean-Pierre Bemba (leader di un ex gruppo ribelle sostenuto dall’Uganda), Azarias Ruberwa (a capo dell’Rcd-Goma fondato con il supporto del Rwanda) e Arthur Zahidi Ngoma (opposizione civile) sono le figure di spicco di questa tornata elettorale che vede il ritorno degli uomini dell’ex dittatore Mubutu e dell’ex governatore della Banca centrale Pierre Pay Pay.
Ma sul traballante palcoscenico politico congolese si nota un’assenza pesante, quella di Etienne Tshisekedi, presidente dell’Union pour la démocratie et le progrès social (Udps). Lo storico leader dell’opposizione civile ha infatti boicottato il processo elettorale (giudicato “opaco”) lasciando quindi via libera a Antoine Gizenga, un fedele di un’eroica figura della storia indipendentista congolese, Patrice Lumumba.
Di fronte allo sparpagliamento delle candidature, si è verificato la nascita di alcuni raggruppamenti politici. Questi gruppi dovrebbero allearsi con alcune grandi formazioni politiche, tra cui quelle di Kabila e di Bemba che raggruppano rispettavamente 31 e 23 partiti. Queste piattaforme elettorali hanno come unico scopo quello di consentire l’affermazione di maggioranze parlamentari.
Secondo un sondaggio risalente al 31 maggio scorso da Berci, un istituto di sondaggi independente con base a Kinshasa, Kabila è dato per vincente con 37% delle preferenze, seguito da Gizenga (7,5%), Bemba (6,6%) e Nzanga Mobutu (4,5%). Ma i dati vanno presi con le pinze se si pensa che vi sono ancora 21% di indecisi.
La battaglia si annuncia feroce. Non a caso, il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan si è detto “molto preoccupato” dei rischi che il Congo incorre con queste elezioni. In primis per via dell’instabilità politica che prevale in molte aree orientali e meridionali del Paese. Poi perché la Copmmissione elettorale indipendente (Cei), incaricata di organizzare le elezioni, è confrontata a enormi problemi in termini di risorse umane e materiali. A questo si aggiunge lo stato disastroso delle infrastrutture (in un paese grande quanto l’Europa occidentale, i fiumi fungono da autostrade). Dulcis in fundo, le ultime settimane sono state caratterizzate da attacchi ripetuti alla libertà di stampa e di espressione e alla diffusione inquietante di discorsi di odio razziale pronunciati da alcuni leader politici.
Non a caso, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha messo in guardia le autorità congolesi contro la propaganda ultranazionalista ricordando ai candidati le loro responsabilità di fronte a “storici scrutini” che dovranno sostenere la “riconciliazione nazionale”.
Di fronte a possibili atti di violenza, la Comunità internazionale ha deciso di rafforzare la Missione Onu in Congo (Monuc). Forte di 17.600 caschi blu, l’80% dei quali dispiegati nell’est del paese, la Monuc potrà contare sul supporto di una forza militare europea composta da 800 uomini presenti in Congo e 1200 altri militari stanziati in Gabon.
Per info, vai sui siti seguenti:
Monuc
Radio Okapi
Commissione elettorale indipendente
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