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Renzi:”Costruiamo ponti fra Russia e UE”. Ma il Consiglio d’Europa vuole rinnovare le sanzioni

Al Forum economico di Pietroburgo firmati 11 accordi tra imprese e italiane e russe per oltre 1miliardo di euro. Renzi inaugura la "via italiana" al dialogo. Nel frattempo, con tempismo chirurgico il Consiglio d'Europa annuncia di voler prolungare di un anno le sanzioni alla Russia. Ma la pozione dell'Italia è ribadita dal Premier: nessun rinnovo automatico di sanzioni che danneggiano più di tutti l'export italiano.

di Marco Dotti

Pacta sunt servanda, gli accordi si rispettano. Lo ha ricordato Matteo Renzi che al Forum economico di Pietroburgo ha ribadito: "con la Russia lavoriamo per costruire ponti". Molti dunque gli accordi firmati fra imprese italiane e russe, alla presenza di Renzi e di un supervisore d'eccezione e, per molti, ingombrante: Vladimir Putin. "Abbiamo siglato accordi per oltre 1miliardi di euro", rassicura il Premier Renzi, che aggiunge "abbiamo fatto sforzi per arrivare al protocollo di Minsk, tutti, dico tutti, devono rispettare gli accordi".

L'Europa e la Russia, ha spiegato Renzi nel suo discorso alla presenza di Puntin, "hanno valori condivisi e sono valori che io tocco con mano prima che nelle intese con le aziende anche nella visita all'Hermitage dove mi sono sentito sommerso dalla bellezza dei valori universali". Da parte sua, il Presidente russo ha dichiarato che la visita del presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi è stata "dinamica, ricca di contenuti, intensa: abbiamo avuto una conversazione sui problemi chiave della cooperazione bilaterale". L'Europa e l'Italia, ha sottolineato Putin "possono andare fiere di un leader così, un grande oratore". Fin qui le parole e i discorsi, in cui non sono mancati i consueti colpi a salve su guerra fredda e sanzioni.

Nei fatti, però, il problema sono proprio le sanzioni. Il Consiglio Europeo degli Stati Membri dell'UE, con tempismo chirurgico a Forum in corso ha annunciato, con un comunicato secco e impersonale, che le sanzioni contro la Russia verranno estese fino al 23 giugno del 2017. La decisione dovrebbe essere ufficializzata oggi.

Il commento di Renzi è stato immediato: "La posizione italiana è molto semplice: le sanzioni non si rinnovano in maniera automatica ma, o c'è un giudizio su quello che sta accadendo, o diventano ordinaria amministrazione". Da un lato i patti, dall'altro un automatismo che sembra contraddirli. Chi la spunterà non è chiaro, ma per molte aziende, ma anche per gli osservatori disinterassati la via italiana è l'unica praticabile.

Nel 2015 le sanzioni contro la Russia, conseguenza dell'annessione della Crimea, sono costate complessivamente all'export italiano 3,6miliardi di euro rispetto al 2013, anno precedente alle sanzioni. In termini percentuali, il 2015 si è chiuso con una riduzione del 25% dell'export italiano verso la Russia rispetto al 2014.

Questo per quanto riguarda l'export diretto, ma nulla si sa delle triangolazioni commerciali lecite, anch'esse colpite dalle sanzioni. L'Italia, secondo Paese UE esportatore verso la Russia, è inevitabilmente toccata da questo problema. Molto più di quanto non lo siano Paesi ideologicamente avversi alla Russia, ma economicamente poco interessati al risvolto micro e macroeconomico di una vicenda che per interi comparti economici – meccanica e agroalimentare su tutti – rischia di assumere risvolti occupazionali e commerciali drammatici.

In copertina: Renzi e Putin al Forum di Pietroburgo (OLGA MALTSEVA/AFP/Getty Images)

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