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Renzi, Putin e lo scacchiere internazionale
Il viaggio del Premier italiano a Mosca ha in agenda un confronto con la Russia sulle criticità del teatro libico. Ma sembra esserci molto di più. Ne abbiamo parlato con Serena Giusti, docente alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e ricercatrice Ispi
Renzi nei prossimi giorni sarà a Mosca ad incontrare Putin. Un viaggio che ufficialmente è mirato al confronto con l’alleato russo per capire che strategia adottare per risolvere la crisi della Libia. L’incontro però, alla luce della crisi ucraina e dell’esito incerto dei trattati di Minsk che hanno portato Germania, Francia, Stati Uniti e Russia a stipulare un cessate il fuoco che non sembra mai essere iniziato, assume contorni più ampi. Per capire che valora abbia questo incontro ne abbiamo parlato con Serena Giusti, docente alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e ricercatrice Ispi.
Possiamo dare per scontato che il viaggio del nostro Premier in Russia non sia esclusivamente votato alla risoluzioni dei problemi libici?
Certamente Matteo Renzi non andrà a Mosca da Putin solo per questo. C’è di certo il tentativo di riannodare il filo di un discorso, i rapporti stretti tra Italia e Russia, interrotto bruscamente. Se sia con Berlusconi che con Prodi l’alleanza era solida e proficua, con la crisi in Ucraina e le conseguenti sanzioni il rapporto si è complicato.
Tenendo conto che la trattativa condotta dall’Europa che conta, Francia e Germania, e gli Usa non ha prodotto grandi risultati e ricordando come tutti gli analisti sottolineino che non si debba guardare alla Russia esclusivamente come teatro dello scontro con Kiev, che valore assume il viaggio di Renzi?
Strategico. Il tentativo è quello di non affrontare direttamente e subito il dossier ucraino, parlando di altri dossier. Successivamente, in un contesto più sereno e di collaborazione, si introdurrà il discorso di Kiev. Un modo per non acuire le tensioni che già esistono. Bisogna tenere presente che ogni volta che la Russia è stata marginalizzata e ostracizzata ha reagito violentemente. L'Ucraina è il fronte aperto tra Russia e Europa. Ma non si può dimenticarsi che si tratta di una potenza nucleare e ha diritto di veto nel consiglio di sicurezza dell'Onu. È quindi una pedina imprescindibile che va coinvolta in ogni modo, dalla lotta al terrorismo al controllo di territori destabilizzati. Bisogna considerare che si tratta di un Paese importante nel rapporto con Siria, Afghanistan, Iran e Iraq. A questo si aggiunge la questione energetica. È un rapporto delicato.
È questo il motivo per cui ci sono state molte resistenze in Europa quando si è trattato di sostenere l’iniziativa americana delle sanzioni?
Bisogna stare molto attenti a come ci si relaziona con la Russia. Pensare a strategie di destabilizzazione interna è rischioso. Ad oggi alternative a Putin non ce ne sono. E d'altra parte non bisogna fare l'errore di sovrapporre Putin con i Russi. Non è così, esiste un'opposizione interna piuttosto ampia. Il rischio, andando ad una contrapposizione netta, è addirittura quello di compattare l’opinione pubblica intorno a Putin, come sta succedendo sul tema ucraino.
Per altro in questo modo l'Italia aiuta la Russia in quell'accreditamento presso paesi diversi da Francia, Germania e Usa di cui ora ha un enorme bisogno, per uscire dall’angolo cui è stata costretta. Penso all'Egitto ma anche alla Grecia…
È così. Si stanno facendo alleanze non ideologiche. Putin cerca di creare alternative. All'interno dell'Unione Europea ha privilegiato alcuni Paesi, quelli che contano, con cui ha trattato. Nel contempo cerca di approcciare anche altri Stati. Quello che si è notato è stata una mancanza, purtroppo, dell'Italia. Quella russa è una strategia divisiva nei confronti dell’Europa, anche se va ad incidere su divisioni già esistenti. Putin gioca più strategicamente degli altri attori. Anche se sembra non avere una linea di lungo periodo, ha un approccio tattico.
Questo viaggio potrebbe essere il modo dell’Italia per tornare protagonista?
Bisogna vedere anche dal punto di vista delle personalità cosa succede tra Putin e Renzi. Il nostro Premier punta molto sulla simpatia personale. Non credo però che, nonostante tutto, questo incontro porterà ad una svolta. L'Italia non ha una grande importanza in questo momento nello scacchiere europeo. Sicuramente è un primo mattone per la ricostruzione della nostra influenza e del rapporto con la Russia.
Il Governo, nel dialogo con Putin, potrebbe ritagliarsi un ruolo di primo piano in Libia?
Su questo prima si dovrebbe capire cosa l’Italia propone in merito. Qual è il piano che proponiamo? Non si sa. Non si parla di interventi armati, né di trattative e con quali governi. Non sappiamo se Renzi abbia una strategia. È difficile valutare una vittoria senza dati
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