Formazione

Renzi incontra il parroco della Terra dei Fuochi

Il Premier Matteo Renzi ha visitato ieri la Reggia di Caserta. Dopo un vertice a porte chiuse con i ministri Franceschini e Pinotti ed il direttore della Reggia Felicori, ha incontrato don Maurizio Patriciello che gli ha consegnato questo documento...

di Redazione

Matteo Renzi arriva a Caserta e dopo una visita ufficiale alla Reggia, incontra Maurizio Patriciello, parroco della Terra dei Fuochi, e l'oncologo Antonio Marfella. <<Molti dicevano che il premier non veniva mai in Campania>>, ha scherzato Renzi. <<Prima sono stato a Pompei, oggi a Caserta e presto andrò anche Napoli e a Salerno per la stazione marittima>>.

Questo è il documento che padre Maurizio gli ha consegnato…

Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri,

un tempo questa terra fu scelta come residenza di re. In tempi recenti, come luogo in cui scaricare rifiuti e sversare veleni. Tutto è ancora lì, nessun risanamento è stato avviato. Ancora prospera l’economia parassitaria e criminale nel settore ambientale. Dalla casa reale oggi il panorama non è confortante. Ma questa è una terra bellissima, che non si è rassegnata né mai si rassegnerà alla condizione presente. Le istituzioni sono state a lungo distratte, insensibili, talvolta colluse. Una parte dell’economia ha operato senza scrupoli e senza alcun riguardo per la vita delle comunità, pur di sottrarsi ai costi di un corretto smaltimento dei rifiuti industriali. Nessuna pietà neppure per i bambini.Oggi lei è venuto nella residenza dei re a testimoniare l’impegno di questo governo per il recupero del nostro grande patrimonio storico-culturale.

Le chiediamo: può impegnarsi a tornare nella casa dei re per annunciare il pieno avvio del programma di risanamento e rilancio di questa terra, che aspetta solo di potersi offrire al mondo intero con le sue inimitabili bellezze? Anche questo è “Made in Italy” e che “Made in Italy”…..

“Qui sta nascendo una nuova Italia” hanno scritto i giovani di San Cipriano d’Aversa.

IL GOVERNO È CON LORO?

Ecco ciò di cui, a nostro avviso, la nostra terra ha bisogno e l’Italia intera ha bisogno. Molti, com’è facile rilevare, sono provvedimenti a costo zero.

ARISANAMENTO AMBIENTALE da realizzare mediante l’attuazione dei seguenti Piani di competenza regionale:

  1. Piano delle bonifiche
  2. Piano di Gestione dei Rifiuti Urbani
  3. Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali
  4. Piano per lo smaltimento delle Ecoballe

Sulla loro elaborazione e applicazione va esercitato un puntuale e rigoroso controllo nazionale.

I provvedimenti:

  1. Decreto di assimilabilità dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani ai sensi dell’art.195 del DLgs 152/2006 c.2 per la determinazione dei criteri quali-quantitativi dell’assimilazione. Si fa presente che il decreto è atteso da oltre 30 anni.
  2. Decreto interministeriale, che definisca i criteri vincolanti per la tariffazione. Sarà così finalmente agevole l’applicazione del principio “chi inquina paga” attraverso la cosiddetta “tariffa puntuale”. Si tratta di un principio definito con direttiva europea. Il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro delle attività produttive, regolamentano i criteri generali sulla base dei quali vengono definite le componenti dei costi e viene determinata la tariffa” (art.248 DLgs 152/2006 c.6)
  3. Attivazione piena del sistema di controllo sul trasferimento dei rifiuti (SISTRI), anche di quelli non pericolosi. Spesso rifiuti pericolosissimi viaggiano come rifiuti non pericolosi.
  4. Ripristino della valutazione quale Sito di Interesse Nazione dell’area vasta “Litorale domitio-flegreo” recentemente declassato a SIR
  5. Obbligo di applicazione della Valutazione di Impatto sulla Salute per qualsiasi impianto, stimando gli effetti potenziali sulla salute della popolazione di queste aree attraverso procedure, metodi e strumenti adeguati. Nel rispetto del principio di precauzione le autorità pubbliche regionali, in sinergia con le autorità sanitarie, determineranno la procedura di Valutazione di Impatto sulla Salute (VIS), con le procedure correnti di VAS (Valutazione Ambientale Strategica), come definite nelle linee-guida “Valutazione Integrata dell’Impatto Ambientale e Sanitario – (VIIAS)”, sulla base della legge 24.12.2012 n. 231 e del successivo regolamento attuativo di cui al D.M. 34.4.2013 (G.U. 197 serie generale del 23.8.2013). *
  6. Controllo governativo sui processi dibonifica da attivarsi, verificando
  7. su quali trattamenti chimici, fisici, termici o biologici si basino;
  1. se tali azioni siano state validate;
  2. se siano economicamente convenienti;
  • considerato l’elevato numero di siti contaminati da metalli pesanti, composti organici e clorurati, per il loro potenziale impatto sulla salute pubblica, è grave che i progetti e gli appalti delle bonifiche delle discariche siano attivati su aree puntiformi e non sulle aree vaste come individuate nella bozza del piano delle bonifiche. **
  • considerato che non si prevedono interventi di fitobonifica con tecnologie emergenti, che utilizzano specie vegetali per il trattamento in situ, dei suoli, dei sedimenti ed acque contaminate. Perché non si prevede, ogni volta che sia possibile, l’applicazione di queste tecniche, che sono le più economiche, efficienti ed efficaci per aree vaste e possono subito procurare reddito con la coltivazione di essenze vegetali non food
  • considerato che i bireattori per 150.000 mc, situati nei diversi impianti di depurazione, (impianti pubblici costati alla comunità milioni di Euro) non vengono utilizzati, previa rifunzionalizzazione, mentre si spendono 24 ml. per inviare i fanghi della depurazione fuori regione,
  1. Controllo governativo sulla conformità delle bonifiche e messa in sicurezza delle 112 discariche pubbliche, già finanziate (250 milionil/€) e in fase di completamento (quali le tecniche di bonifica adottate e da chi verrà gestita la fase post mortem in piena sicurezza).
  2. Indagine governativa sui motivi per cui gli impianti di compostaggio di Santa Maria C. V. e Tammaro, fermi da decenni, malgrado la necessita e l’urgenza, non sono stati attivati in passato e ancora oggi non vengono attivati.

L’orizzonte a cui guardare è quello del SISTEMA DI ECONOMIA CIRCOLARE, per trasformare il rifiuto in una grande risorsa con la rimaterializzazione degli stessi e il recupero energetico, inteso soprattutto come valore del potenziale di energia, che le materie seconde contengono e rispetto ad esso predisporre una trasformazione smart che punti al recupero termoelettrico e cinetico.

B – INTERVENTI NORMATIVI URGENTI

A più riprese, il Procuratore Nazionale Antimafia F.Roberti ha rilevato: Il traffico di rifiuti è un delitto d’impresa, non di mafia. Cioè nasce da una domanda di servizi illeciti, che gli imprenditori rivolgono alle organizzazioni mafiose.” Questa evidenza si è ormai imposta a gran parte dell’opinione pubblica. Contrastare queste pratiche sistemiche non significa danneggiare l’economia, ma sostenere e promuovere la buona economia, contro chi opera una sleale concorrenza, aggredendo l’ambiente e la salute pubblica.

Il sistema di smaltimento illecito dei rifiuti va, perciò, contrastato su più fronti:

  1. a) controlli sistematici interforze, al fine di mappare le fabbriche operanti in regime di evasione fiscale;
  2. b) norme mirate a colpire le imprese di qualsiasi dimensione, che si avvalgono in maniera più o meno sistematica dello sversamento illecito degli scarti delle lavorazioni;
  3. c) introduzione di una normativa fiscale atta a favorire le aziende che intendano “emergere” dal regime di evasione fiscale, anche rendendo “vantaggioso” lo smaltimento legale dei rifiuti speciali .
  4. d) stanziamento di nuovi fondi statali per la bonifica dei territori insalubri. Al riguardo, infatti, si evidenzia che gli importi recentemente destinati alla Regione Campania per lo smaltimento delle eco-balle, realizzate in epoca dell’emergenza rifiuti, non valgono di certo al risanamento delle discariche abusive di rifiuti tossici e speciali attualmente censite .

Motivazioni

Nell’arco dell’ultimo biennio lo stato italiano ha posto in essere due interventi normativi aventi ad oggetto la materia ambientale:

  • la L n. 6/2014 con cui è stato convertito il D.L. n. 136/2013, dettante “Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate” ;
  • la L n. 68/2015 con cui è stato integrato il codice penale, prevedendo l’introduzione di quattro fattispecie di reati in materia ambientale.

Tali interventi affrontano in maniera solo parziale e comunque non risolutiva le problematiche sottese alla nota questione della Terra dei fuochi .

La legge n. 6/14, prevedeva una prima fase diretta alla mappatura del territorio, compreso tra la provincia di Napoli e Caserta, noto appunto come Terra dei Fuochi, al fine di caratterizzare le aree inquinate e determinare natura ed entità degli interventi di risanamento necessari a ripristinare le condizioni ottimali del territorio, originariamente a vocazione agricola. All’uopo, veniva previsto lo stanziamento di fondi statali per finanziare il perseguimento degli obiettivi prefissati dalla legge. Tuttavia, tali fondi venivano distratti dal vincolo di bilancio cui erano destinati per finanziare il progetto Expo, frattanto, individuato come sito di interesse militare.

In considerazione della natura assolutamente preminente della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, occorrono quanto prima ulteriori e consistenti risorse.

Quanto alla legge n. 68/2015, che ha condotto all’introduzione delle nuove fattispecie di reati in materia ambientale, si rileva che la formulazione delle norme, sebbene lungamente vagliate e riformate nel passaggio tra le due camere, presenta degli evidenti vulnus che ne ostacolano la funzione repressiva .

Esiste, come noto, un fenomeno di sversamento abusivo in Campania che ha assunto dimensioni particolarmente significative e devastanti, avendo la propria origine nella produzione in regime di evasione fiscale cui ricorrono in maniera sistematica aziende tessili, di pellami, di calzature, edili, ceramiche ecc.

Esistono intere filiere produttive, mai venute ad esistenza sulla carta, i cui prodotti vengono introdotti sul mercato e venduti a “nero”, e i cui scarti vengono abbandonati ed incendiati nelle campagne limitrofe. Tali realtà aziendali spesso agiscono su committenza anche di grandi aziende italiane ed estere, che trovano vantaggioso appaltare settori produttivi o semplicemente lo smaltimento di rifiuti attraverso altre aziende che , lavorando in regime di evasione fiscale, riescono a offrire i propri servizi con prezzi particolarmente competitivi.

Concludendo, la normativa italiana in materia ambientale risulta inadeguata ad attuare i principi normativi cui è uniformata l’Unione europea e la comunità internazionale, nell’ambito dei trattati internazionali. Infatti, gli strumenti normativi nazionali non sono riusciti a declinare in maniera autentica i principi ispiratori delle carte internazionali, soprattutto con riguardo all’attuazione del principio di precauzione, del tutto disatteso dinanzi alla pur dichiarata esigenza di risanamento dei territori inquinati in Terra dei fuochi, nonché con riguardo al principio del chi inquina paga, la cui concreta applicazione richiede nuovi interventi normativi, strutturati in modo da reprimere i fenomeni di smaltimento illecito, che abbiano natura e conformazione di reati societari o comunque associativi, consentendo finalmente di incriminare i soggetti che si pongono, sostanzialmente, come mandanti e non solamente gli esecutori materiali del fatto illecito .

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