Mondo

Renzi, di che agro-business parliamo?

di Marco De Ponte

Vista la complessità con cui il pianeta ci sfida ogni giorno e le ricette che vengono proposte a destra e a manca per risolvere questo o quel problema, sono convinto che lo spazio per pontificare sia ormai nullo.

Chi scrive molto, in genere, tende a piacersi ed auto compiacersi, magari pensando di poter diventare il centro del dibattito, quando la vera sfida è invece dare vita ad un dibattito fruttuoso e non un chiacchiericcio tutto interno alle proprie comunità di riferimento. Network di associazioni autoreferenziali, partiti, persino “blogger” comici alla Grillo. Tutti convinti di essere il Sole attorno a cui altri debbano ruotare.

Per questo vorrei, in questo spazio, provare a de-pontificare.

Scrivere per chiedere, chiarire, sollevare confronti e non per leggermi. Per condividere fatti ed osservazioni, non per lamentare o glorificare.

Attraverso ActionAid  intravedo problemi sociali ed economici in circa 50 paesi ed ovunque si percepiscono “pezzi” di soluzione che stentano a formare un quadro coerente. Tuttavia: se in Italia  vacciniamo i bambini per malattie ormai debellate e nei paesi poveri una delle principali cause di mortalità infantile è una banale dissenteria; se 1 miliardo di persone soffre la fame e un numero equivalente si ammal per le conseguenze dell’obesità;  se l’economia delle “scommesse sul futuro” è più grande di quella reale…  anche il cittadino che non crede di aver titolo per pontificare su nulla, si deve porre delle domande.

Domandina del giorno per Matteo (Renzi):  a proposito di agro-business italiano da sostenere (punto 9.c.5 del programma), facciamo due chiacchiere su chi investe in Senegal per produrre – sui terreni agricoli demaniali –  jatropha destinata a diventare biocarburante nei nostri serbatoi? Adesso?

O riserviamo la modifica della direttiva europea sulle rinnovabili per “la proposta più importante?”

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