Sostenibilità

Rendere la pesca del tonno più giusta è possibile

La sostenibilità sociale è l’obiettivo della nuova partnership tra Oxfam Italia e Bolton Food che dà il via a un percorso quadriennale che riguarderà tutta la filiera in un approccio multipaese. Ne abbiamo parlato con Luciano Pirovano, Global sustainable development director di Bolton Food e Marta Pieri Corporate Partnership Manager di Oxfam Italia

di Antonietta Nembri

Con l’obiettivo di costruire una filiera della pesca sempre più equa lungo la quale i diritti dei lavoratori e condizioni dignitose di lavoro siano garantite a tutti nasce la partnership tra Bolton Food – business unit di Bolton group – multinazionale italiana tra i leader internazionali del tonno in scatola e l’ong Oxfam Italia.

Come spiega Luciano Pirovano (nella foto), Global sustainable development director di Bolton Food, le principali motivazioni alla base di questa partnership risiedono «nel nostro approccio e nella peculiarità della nostra filiera, da dieci anni la sostenibilità è un nostro asset strategico e fare delle partnership è per noi un percorso di crescita, è un aprirsi all’esterno, un mettersi in discussione, ma vogliamo anche essere d’esempio per il nostro settore. Quella con Oxfam è la terza tappa di questo percorso» precisa.
«Nel 2009 siamo stati tra i fondatori dell’International Seafood Sustainability foundation, cui partecipano biologi marini, ong e aziende con l’obiettivo della sostenibilità della pesca del tonno e la tutela degli oceani; nel 2016 abbiamo dato il via a una partnership con Wwf per la tutela degli oceani e per imparare un metodo di lavoro più rispettoso dell’ambiente. Ora è arrivato il momento di puntare l’obiettivo sulle tematiche sociali». Quella del tonno è una filiera lunga e complessa, la si può paragonare a quella del cacao o del caffè dal momento che insiste sugli stessi Paesi dell’area tropicale «quando hai a che fare con manodopera locale e con in più il fatto che si lavora in alto mare diventa difficile seguire le persone, evitare i rischi di una cattiva gestione dei lavoratori» prosegue Pirovano. «Nel nostro percorso dopo quella ambientale abbiamo puntato sulla sostenibilità sociale per eliminare le disuguaglianze. Queste due partnership, quella con il Wwf e questa nuova con Oxfam per noi sono trasformative, globali e multipaese»


Il percorso intrapreso prevede un lavoro lungo, una road map che arriverà al 2024. «Questa collaborazione ci porterà ad analizzare la filiera del tonno, approfondendo meccanismi e dinamiche cercando di individuare eventuali violazioni dei diritti umani e dove rischiano di esserci. Con l’obiettivo di raggiungere un impatto positivo il primo passo è quello di conoscere per poi azzerare gli impatti negativi e individuare i meccanismi che l’azienda ha il potere di mettere in campo», spiega Marta Pieri Corporate Partnership Manager di Oxfam Italia. «L’idea è quella di creare un vero e proprio cambiamento del business model. Noi adesso siamo al fianco dell’impresa poi Oxfam non ci sarà più e starà al management portare avanti i nuovi processi».

Un’attenzione a nuovi processi sostenibili che in Bolton Food non è nuova e che si basa, ricorda Pirovano, su una visione del modo di fare business: «per noi le aziende sono soggetti economici che hanno una responsabilità ambientale e sociale, un più di etica nell’economia al servizio dell’uomo. Il capitalismo va ripensato e per noi ambiente e sociale vanno collegati: la sostenibilità della pesca è fatta di tanti aspetti che nella nostra filiera sono collegati. Noi combattiamo la pesca illegale», esemplifica «che depaupera il mare e che viaggia spesso con lavoratori non tutelati. I due aspetti viaggiano insieme è un tutt’uno non si può affrontare una parte senza l’altra».

«Sono problemi sistemici per cui serve advocacy nelle istituzioni locali e le aziende del settore si possono impegnare in questo», interviene Pieri. «Il nostro obiettivo è quello di favorire il cambiamento dando gli strumenti per passare dalle policy alle pratiche con la prospettiva di allargare l’impatto del cambiamento a tutto il settore e in questo Bolton può dar gambe al nostro programma dimostrando che è possibile».

Il mondo dei consumatori è sempre più sensibile alla difesa dell’ambiente e alla sostenibilità sociale, «non solo, la pandemia ha fatto capire a tutti che non siamo invincibile, ha reso le sfide globali e ha accelerato la presa di coscienza di tutti. Comunicare quello che facciamo sul fronte della sostenibilità è importante. Un esempio è l’iniziativa “Insieme per gli oceani” che ha avuto un enorme successo e ha portato una ricaduta positiva sul marchio “Rio mare”» ricorda Pirovano richiamando anche un recente intervento del Ceo di Bolton Group, Giuseppe Morici, che ha definito una sfida per un’azienda di largo consumo portare avanti una visione equilibrata e umana dell’economia puntando a una sostenibilità inclusiva sapendola anche comunicare.

Oxfam fino al 2024 porterà avanti un processo di analisi della filiera del tonno a livello globale, in particolare sarà svolta una due diligence in tre Paesi – Ecuador, Marocco e Indonesia – utilizzando lo “Human Rights Impact Assessment”, metodologia proprietaria di Oxfam che prevede uno studio completo condotto da ricercatori indipendenti che valuteranno a 360° i meccanismi di filiera «la parte innovativa è il nostro approccio di filiera multipaese in sintonia con gli standard Onu ed europei» spiega Pieri che auspica come il lavoro che verrà fatto porterà vantaggi ai lavoratori «l’obiettivo è quello di alzare gli standard sia a livello dei controlli sia del welfare. E dal momento che i fornitori locali lavorano per più aziende ci potrà essere un effetto a cascata per superare il fatto che ci sono aziende che al momento non hanno molto interesse a migliorare in questo campo».

«Quello che abbiamo davanti è un lavoro molto concreto che durerà fino al 2024 e che abbiamo già iniziato» spiega Pirovano. «Abbiamo dato tutte le nostre policy e dati ad Oxfam perché le analizzino per trovare le aree di miglioramento. Ci sarà ora – Covid permettendo – l’analisi sul campo attraverso le due diligence nei tre Paesi della filiera. Ci saranno poi delle azioni da mettere in campo e infine attivare un sistema di monitoraggio costante oltre alle attività di sensibilizzazione nell’intero settore». E il fatto che dare il via a questa operazione di sostenibilità sociale avrà delle conseguenze per Pirovano è quasi una certezza: «per esempio sull’operazione pesca sostenibile che abbiamo portato avanti con Wwf ci hanno seguiti in molti. È un meccanismo in cui crediamo e i consumatori sono un terreno fertile per far decollare l’idea del brand purpose». Insomma, il food può cambiare il mondo.

Immagini fornite da ufficio stampa

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