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Regole precise per non far nascere gli ibridi
Da Welfare state a Welfare community
di Redazione
Il testo di legge sull?impresa sociale che, dopo varie consultazioni, il Consiglio dei ministri ha approvato nel luglio scorso, è il frutto di uno sforzo non facile per armonizzare esigenze e proposte delle diverse realtà interessate a questa forma d?impresa. Il governo ha introdotto alcuni principi fondamentali per riconoscere e valorizzare l?identità delle imprese sociali e prevenire il rischio di abusi. È auspicabile che il Parlamento continui su questa strada, definendo nel modo più chiaro e puntuale possibile lo stesso concetto di ?impresa sociale? e la struttura che dovrà assumere. Bisogna poi approfondire bene le implicazioni relative al Codice civile: evitare che l?avventura delle imprese sociali cominci sotto il peso di modelli organizzativi vecchi e inadeguati.
La nostra riflessione parte da un?esperienza concreta: in Italia l?impresa sociale esiste già. Il suo modello eccellente, l?archetipo, è la cooperativa sociale. Ma, d?altra parte, anche le cooperative sociali hanno concorso con il loro successo a creare uno spazio e a far riconoscere le potenzialità che trascendono forse le possibilità di un?unica forma giuridica.
Del resto noi non siamo ?pancooperativisti?. Sappiamo bene che ci sono attività e situazioni nelle quali ricorrere alla cooperativa sarebbe una soluzione forzata e artificiosa.
La nostra preoccupazione è solo che vengano rispettate alcune condizioni minime. La prima è che nel binomio ?impresa sociale?, il sostantivo e l?aggettivo abbiano lo stesso peso, corrispondano entrambe a una realtà effettiva. Insomma, è necessario che non si legittimo come imprese sociali organismi molto sociali ma che non sono e non possono comportarsi come imprese, e neanche organismi che sono molto imprese e poco sociali. Ora che con il dibattito sull?impresa sociale i due termini vengono frequentemente accostati, l?impresa sociale, se non vuole essere una presenza sfocata, deve avere una fisionomia forte.
È indispensabile, dunque, che alcuni caratteri distintivi siano comuni a tutte le imprese sociali, qualunque sia la forma giuridica adottata. Bastano poche regole uguali nella sostanza, anche declinate diversamente nella modalità per forme giuridiche. Le imprese sociali potranno essere in competizione, ma invece dovranno essere alleate nell?affermare una visione di libertà, di valorizzazione delle grandi energie e capacità contenute nella società, di conversione da Welfare state a Welfare community, di attuazione effettiva della sussidiarietà.
Vincenzo Mannino,
segretario Confcooperative
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