Politica

Regole più dure sul gioco

La senatrice Baio chiede di riconoscere la ludopatia nei Lea e a Monti di togliere lo stop sulle linee guida

di Redazione

Continua a far discutere la copertina che Vita ha dedicato al gioco d’azzardo. Pubblichiamo la lettera della senatrice Emanuela Baio (Terzo Polo), tra i più attivi nel chiedere che la legislazione si faccia carico di chi è caduto nel gioco d’azzardo patolgico, inserendolo nei Lea.

Gentile Direttore,

ho letto con attenzione il reportage sul gioco che avete pubblicato su Vita e che mette in evidenza il rischio, sempre più forte, che il gioco d’azzardo porta con sé nel manifestarsi di quella che è una vera e propria patologia. Il vostro servizio fotografa in modo puntuale, con dati, relazioni di esperti e testimonianze umane, una realtà ancora troppo sottovalutata dalle Istituzioni. Una realtà subdola e pericolosa, che si nasconde dietro la spettacolarizzazione di un sogno: diventare ricchi in un batter d’ali.

Da parlamentare seguo da tempo questa tematica e già nel giugno scorso è stata approvata all’unanimità una mozione trasversale, in linea con un Ddl da me precedentemente presentato, in cui chiedevo l’inserimento nei Lea del gioco d’azzardo patologico. Un impegno importante, che dice come il gioco d’azzardo sia ormai diventato un’urgenza nell’agenda politica, ma si deve fare di più: serve un intervento legislativo mirato e strutturato atto sia a prevenire che a contrastare il gioco compulsivo.

Una patologia che l’Italia non riconosce

Se le ludopatie non vengono riconosciute nel Livelli Essenziali di Assistenza, infatti, è oggettivamente difficile organizzare forme strutturate di cura e riabilitazione nei sistemi sanitari regionali. Questa difficoltà è stata evidenziata anche nella “Relazione annuale del 2011 al Parlamento sull’uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia” della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nella relazione si mette in evidenza come in Italia sulla popolazione generale si segnala una prevalenza di gambling patologico pari all’1%, mentre il 5% della popolazione appare a rischio di sviluppo dalla patologia. Nella popolazione studentesca la percentuale di soggetti con gioco d’azzardo problematico appare anche maggiore (10%) come anche la presenza di forme già patologiche (5%). Tra il 2005 e il 2010 (si sottolinea sempre nella relazione) si è osservato un aumento del 165% delle istanze di accesso al fondo di solidarietà presentate dalle vittime di usura. La relazione così conclude la sua analisi: «L’aumento del fenomeno implica la necessità di organizzare e avviare strategie specifiche utili anche a supportare e promuovere ulteriormente il processo di repressione e contrasto esistente».

Il decreto di Tremonti e lo stop di Monti

La devastazione economica, morale e sociale che colpisce i ludopatici è tale da esigere una presa in carico da parte dello Stato, che non può pensare di rilanciare costantemente il settore dei giochi lasciando poi le vittime di questo sistema completamente abbandonate a loro stesse. Ciò che manca è, oltre ad una presa in carico dei ludopatici con l’inserimento nei Lea dei disturbi connessi ai giochi, anche un progetto reale e concreto volto ad affrontare il tema delle forti incongruenze fiscali. Non dimentichiamo che le criticità relative ai diversi sistemi fiscali connessi ai giochi aprono margini di spazio alla criminalità organizzata, alimentando le infiltrazioni mafiose. Solo nei primi cinque mesi del 2011, la Guardia di Finanza ha chiuso oltre 800 punti non autorizzati alla raccolta scommesse.

Il dilagare del fenomeno ha trovato spazio nella legge di stabilità per il 2011 (L. 220/2010) in cui all’articolo 70 si chiede al Ministero dell’Economia-Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato e al Ministero della Salute di adottare con decreto, d’intesa con la Conferenza Unificata Stato-Regioni, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della Legge di stabilità, linee di azione per la prevenzione, il contrasto e il recupero di fenomeni di ludopatia conseguenti al gioco compulsivo. Ad oggi la fase istruttoria del decreto, iniziata presso la Conferenza Unificata, ha subito purtroppo una battuta di arresto con una nota del 19 dicembre 2011 del Ministero dell’Economia che fa presente «di ritenere opportuno soprassedere al momento all’esame in Conferenza Unificata dello schema di provvedimento».

Linee guida a costo zero?

Sono evidenti le difficoltà economiche che il nostro Paese sta attraversando e le urgenze a cui deve rispondere, sono altrettanto convinta, però, che lo Stato non può permettersi di abbassare la guardia di fronte ad un pericolo così subdolo per la salute dei cittadini: il rischio è che a pagarne le conseguenze siano soprattutto le persone più fragili. È importante sottolineare che la bozza all’esame della Conferenza Unificata prevede che l’attuazione delle linee guida avrà luogo senza nuovi o maggiori oneri a carico dello Stato: quindi, non sarebbe previsto l’inserimento dei disturbi e delle complicanze connesse al gioco d’azzardo patologico nei LEA, così come richiesto dalla mozione trasversale approvata all’unanimità lo scorso 29 giugno dall’Aula del Senato.

Vero è che il testo è ancora suscettibile di modifiche e mi auguro che la momentanea battuta d’arresto possa fungere da volano per un più approfondito momento di riflessione sull’importanza di garantire a tutti i pazienti affetti da ludopatia e alle loro famiglie una reale presa in carico dello Stato. L’inserimento nei Lea è, in questo caso, il “nostro Rasoio di Occam”: la soluzione più semplice è quella più giusta.

Il gioco è sano solo se è responsabile, quando è costante e continuativo diventa azzardo e quindi dipendenza alla quale lo Stato non può esimersi di dare risposte concrete. Mi auguro che la fase istruttoria del decreto riprenda il suo corso quanto prima e che produca un testo non lacunoso e rispondente a tutti i bisogni e le necessità dei pazienti che mai più devono essere lasciati soli.


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