Sostenibilità

Regole. L’europa pensa alla salute: emissioni addio. Il futuro della chimica è verde.

Un testo all’esame del parlamento fissa precisi paletti contro le sostanze. E anche l’industria diventa sostenibile.

di Redazione

Si chiama Reach, che in inglese significa raggiungere, e in effetti se arriverà al traguardo sarà certamente un grosso passo avanti verso un ambiente più pulito e quindi più salutare per tutti gli esseri viventi. Il nuovo regolamento Reach, il cui nome completo è Registration, evaluation and authorisation of chemicals (Registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche), proposto nel 2001 dalla Commissione Europea e presentato in bozza nel maggio del 2003, intende regolare l?impatto di tali sostanze prodotte dall?uomo sulla salute e sull?ambiente. Queste regole, che delineano una nuova strategia per la politica in materia di sostanze chimiche, dovrebbero entrare in vigore nel periodo compreso tra il 2005 e il 2016/17. È indubbio che ci si dovrà avviare verso il controllo delle sostanze chimiche che l?uomo immette nell?ambiente, se non altro immaginando, per assurdo, che cosa potrebbe diventare il mondo in un futuro non lontano, quando i Paesi emergenti e non, quali India, Cina, Africa, America Latina, si saranno dotati di un sistema produttivo chimico simile a quello dei Paesi occidentali. L?emissione nell?ambiente e verso gli organismi viventi di un numero e una quantità incontrollata di nuovi composti chimici senza dubbio preoccupa, e non è tollerabile che possa essere mantenuto nella stessa misura, se non addirittura in misura maggiore, per le generazione future. La vera questione, quindi, verte su ?quando? effettuare il passaggio e sul ?come?, non sul ?se? effettuarlo o meno. La preoccupazione dell?industria verte soprattutto sul quando, visto che il monitoraggio delle specie esistenti, cui il Reach è rivolto, non sarà senza costi e quindi inciderà fortemente sui bilanci di previsione delle imprese. Questa tuttavia è una materia che certamente si deve lasciare alla contrattazione fra gli organismi politici e le parti sociali poiché investe principalmente aspetti economici e di sviluppo. Il secondo aspetto, che interessa invece maggiormente la componente scientifica, è ?come? effettuare questa trasformazione. La strada, già individuata, è quella della green-sustainable chemistry (chimica verde-sostenibile) che comincia a essere sviluppata oggi a livello fondamentale da tutte le regioni del mondo e ad essere applicata anche dalle industrie. Infatti la green-sustainable chemistry ha fra suoi obiettivi quello di utilizzare risorse rinnovabili attraverso procedimenti sintetici il più vicini possibile ai processi naturali, mirando nel contempo a ottenere dei prodotti ambientalmente compatibili. Una strada, questa, che troverà sicuramente aiuti materiali da parte delle associazioni dei consumatori. L?associazione delle industrie chimiche europee, Cefic, ha lanciato a Bruxelles il 6 luglio scorso una Piattaforma tecnologica sulla chimica sostenibile. Le piattaforme sono una delle azioni strategiche previste dal VII Programma Quadro della Comunità Europea. L?annuncio è stato dato dal commissario della Ricerca, Philippe Busquin, che ha sottolineato la necessità per la Commissione europea di intraprendere presto questa strada. Erano presenti alla conferenza stampa le maggiori industrie chimiche europee: Basf, De Gussa, Dsm, Solvay, Ici. Il documento messo in circolazione dal Cefic sarà implementato attraverso riunioni e meeting che avranno luogo nelle prossime settimane. L?iniziativa ormai è partita e non può più tornare indietro. L?università avrà un ruolo decisivo in questo sviluppo: connettere le necessità sociali con le esigenze delle industrie. È importante che l?industria abbia riconosciuto nella green-sustainable chemistry un fattore di sviluppo e di profitto, che lascia spazio agli scienziati per poter dare proficuamente il loro contributo.

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