Welfare
Regolarizzazione lavoratori stranieri, Ismu ipotizza 300mila emersioni
L'Ismu dedica un approfondimento alle misure sull'emersione del lavoro degli stranieri previsto nel Decreto Rilancio. Quali gli effetti sul numero degli irregolari? Non è facile ipotizzare al momento quella che potrà essere l’efficacia di questa regolarizzazione. Tutto induce ragionevolmente a pensare a un risultato che, senza raggiungere quello della regolarizzazione sviluppatasi a seguito della Bossi-Fini, potrebbe essere “migliore” di quello conseguito con la Maroni.
di Redazione
Un provvedimento nel segno dell’emersione dei rapporti di lavoro irregolari. Questa del 2020 sarà una regolarizzazione dove i nuovi contratti legati al lavoro stagionale in agricoltura avranno un peso marginale. Infatti, oggi come in passato, per lo più gli immigrati irregolarmente soggiornanti hanno già un lavoro e quindi per ottenere un permesso faranno riferimento al rapporto di lavoro in corso e non a un possibile nuovo impiego come stagionali in agricoltura.
Si tratterà di una regolarizzazione settoriale. Essa potrà riguardare i rapporti di lavoro nel settore primario, nonché quelli del lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare, ma non riguarderà il lavoro in generale (sono infatti esclusi comparti importanti come, per esempio, quello del lavoro edile). Ne consegue che, con una regolarizzazione di tipo settoriale, non sarà possibile ottenere un quasi azzeramento del numero degli irregolari.
Quali gli effetti sul numero degli irregolari? Non è facile ipotizzare al momento quella che potrà essere l’efficacia di questa regolarizzazione. Tutto induce ragionevolmente a pensare a un risultato che, senza raggiungere quello della regolarizzazione sviluppatasi a seguito della Bossi-Fini, potrebbe essere “migliore” di quello conseguito con la Maroni. Tale previsione non tiene conto però di una variabile che potrebbe portare a un risultato inferiore rispetto a quello ipotizzato: la crisi economica che vivrà l’Italia nei prossimi mesi, di cui al momento è impossibile disegnare i contorni. Infatti i costi previsti per la regolarizzazione, uniti alla crisi economica, potrebbero indurre molti datori di lavoro a dire “no” a una regolarizzazione della quale altrimenti si sarebbero avvalsi.
il carattere settoriale della regolarizzazione limiterà comunque l’efficacia del provvedimento rispetto all’obbiettivo, non esplicitato dal legislatore ma tipico di tutte le regolarizzazioni in materia di immigrazione, di ridimensionare drasticamente il numero degli immigrati irregolarmente soggiornanti.
Non è peraltro facile ipotizzare al momento quella che potrà essere l’efficacia di questa regolarizzazione rispetto a tale obbiettivo. A tal fine, comunque, può essere utile un raffronto con l’efficacia di due regolarizzazioni del passato che hanno operato in un contesto non così dissimile dall’attuale anche quanto al numero degli irregolari, ossia quella sviluppatasi a partire dalla legge c.d. Bossi-Fini e la c.d. Maroni.
A riguardo va osservato anzitutto che, come emerge dalle diverse analisi sviluppate dalla Fondazione ISMU con riferimento a tali regolarizzazioni, esse non hanno portato ad avere anche solo per un anno un numero di irregolari trascurabile. Questo per due ragioni: non ne hanno beneficiato tutti gli stranieri irregolarmente presenti alla data limite prevista per poter accedere; in entrambi i casi il numero degli stranieri giunti dopo tale data limite e da subito o comunque nel tempo caduti nell’irregolarità è rapidamente cresciuto.
Anche dopo la regolarizzazione di maggiore impatto, ossia quella sviluppatasi a partire dalla legge Bossi-Fini che ha sanato oltre 600mila posizioni, ci si è ritrovati con oltre 200mila irregolari. Resta comunque, e non stupisce, il dato per cui quella sviluppatasi a partire dalla Bossi-Fini in quanto aperta a tutto il mondo del lavoro ha avuto un impatto maggiore di una regolarizzazione settoriale come la Maroni che ha sanato meno di 300mila posizioni avendosi poi, alla fine del processo, più di 300mila immigrati senza permesso di soggiorno.
Tutto ciò potrebbe indurre a stimare per la regolarizzazione di cui al decreto “Rilancio”, a fronte di un numero di irregolari simile a quello con cui si misurarono le due sopra citate regolarizzazioni, un risultato simile a quello della Maroni. Va però osservato che le due citate precedenti regolarizzazioni si sono sviluppate in contesti caratterizzati da flussi migratori – immediatamente irregolari o comunque a rischio di irregolarità nello svilupparsi del percorso migratorio – assai maggiori degli attuali; e allora la capacità della presente di portarci ad avere, alla fine del processo, relativamente pochi irregolari soggiornanti potrebbe essere da ciò accresciuta. Inoltre, non va trascurato che la presente regolarizzazione è sì settoriale ma più ampia della Maroni riguardando non solo, come quella, il lavoro domestico, ma anche il lavoro nel settore primario. Tutto ciò induce ragionevolmente a pensare a un risultato che, senza raggiungere quello della regolarizzazione sviluppatasi a seguito della Bossi-Fini potrebbe essere, da questo punto di vista, “migliore” di quello conseguito con la Maroni: più di 300mila posizioni sanate e un numero di irregolari a fine processo al di sotto di quota 300mila.
Non va trascurato, però, che c’è un fattore del quale non si è tenuto conto per formulare la previsione di cui sopra e che però potrebbe portare a un risultato della presente regolarizzazione inferiore rispetto a quello ipotizzato. Ci si riferisce alla crisi economica che vivrà l’Italia nei prossimi mesi. Non se n’è tenuto conto perché ad oggi è impossibile disegnare con accettabile precisione i contorni di tale crisi e anche per questo stimare come essa, interagendo con i costi previsti per la regolarizzazione, potrà pesare sulla scelta dei datori di lavoro di “regolarizzare” oppure no. Tuttavia, specie pensando agli scenari peggiori, non si può certo escludere una “capacità” della crisi di indurre molti datori di lavoro a dire di no a una regolarizzazione della quale altrimenti si sarebbero avvalsi.
Una regolarizzazione che incentiverà flussi irregolari? Le analisi sviluppate da Fondazione ISMU a proposito degli effetti delle regolarizzazioni del passato inducono a un cauto ottimismo. Relativamente al temuto (possibile) effetto di incentivazione dei flussi non regolati, va osservato che in passato l’Italia ha sperimentato imponenti ondate migratorie, in buona misura non governate dal diritto, e temporalmente molte regolarizzazioni sono andate a porsi accanto a tali ondate.
I dati sui flussi non autorizzano però a ritenere che questa o quella regolarizzazione abbia portato a un impennarsi del numero degli arrivi non regolati nel periodo di tempo successivo.
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