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Regioni: tre obiettivi per il Consiglio d’Europa

Le illustra il presidente della Camera delle Regioni del Consiglio d'Europa, Giovanni Di Stasi. Tre obiettivi, cui improntare l'azione politica nel corso della sua presidenza

di Paolo Manzo

Il presidente della Camera delle Regioni del Consiglio d’Europa, il molisano Giovanni Di Stasi, si prefisso tre ambiziosi obiettivi, cui improntare l’azione politica nel corso della sua presidenza. Il primo è l’adozione della Carta europea dell’autogoverno regionale, una cui prima bozza è stata messa a punto nell’ormai lontano 1997.

La Carta sarà discussa a Budapest, nella Conferenza che i ministri dei 44 Paesi membri del Consiglio d’Europa terranno nel giugno del 2004, ma il lavoro preparatorio è già stato avviato.

Esattamente un mese fa, ad Helsinki, davanti ai ministri dei 44, ”io ho presentato le motivazioni che stanno alla base della Carta – racconta Di Stasi – Sui principi c’è ampia convergenza, ma la vera battaglia sarà far adottare la Carta come Convenzione dal Comitato dei ministri”, la massima autorità del Consiglio d’Europa.

Il ministro degli Affari regionali italiano, Enrico La Loggia, d’accordo con i ‘Governatori’ delle nostre Regioni, ha preso la bandiera del regionalismo, proponendo ai rappresentanti degli altri 43 Paesi di incontrarsi in Italia nel 2003, per preparare il lavoro in vista della Conferenza di Budapest.

”L’occasione per porre il secondo obiettivo – racconta Di Stasi – è stata fornita dai presidenti delle Commissioni Statuto che, in seno ai Consigli regionali delle nostre 15 Regioni a statuto ordinario, stanno mettendo a punto quelle che saranno delle vere e proprie ‘Carte costituzionali’ regionali.

I presidenti hanno infatti chiesto formalmente un incontro a Strasburgo, presso il Consiglio d’Europa, ed io ho già sottoposto la proposta alla Camera delle Regioni, che l’ha accolta”.

Lo scopo dell’incontro è approfondire il tema dei principi comuni da inserire in tutti gli Statuti regionali, per rafforzare la coesione nazionale.

”E’ un fatto di estrema importanza – spiega Di Stasi – perché in seno al Consiglio d’Europa, gli anti-regionalisti temono che in Italia si sia avviato un processo che portera’ allo sgretolamento dello Stato nazionale.

Fissare dei principi di coesione nazionale negli Statuti, invece, aiuterà a dimostrare che l’esperienza italiana non porta alla disintegrazione dell’unità nazionale”.

”Il terzo obiettivo riguarda l’Adriatico – dice Di Stasi – un argomento di cui mi occupo da anni. E’ un mare molto difficile, dal punto di vista ambientale, per gli scarichi industriali e non che vi si riversano (basta pensare al Po), ma anche dal punto di vista politico, a causa delle divisioni storiche che ne hanno separato le sponde, ed infine dal punto di vista faunistico, per la pesca intensiva che vi si pratica”.

Per meglio gestire il mare e le sue risorse, in modo da farne un elemento di unione tra i Paesi che vi si affacciano, l’ex ‘Governatore’ del Molise ha proposto già da tempo la creazione di una Autorità internazionale per la pesca nell’Adriatico (Aipa).

Un progetto che fu sposato da Romano Prodi, quando era presidente del Consiglio, e che è stato in parte fatto suo dalla Fao, che ha creato Adriamed: una struttura con sede a Termoli, finanziata dal Parlamento italiano, che raccoglie tutte le informazioni scientifiche sullo stato dell’ecosistema, sullo sforzo pesca e sulle realtà normative dei vari Paesi rivieraschi.

”Ora, a Strasburgo, ho sottoposto all’ufficio di presidenza della Camera delle Regioni l’idea di attivare un programma tra tutte le Regioni dell’Adriatico, per la tutela dell’ambiente in connessione con il progetto Aipa – dice Di Stasi – Un coordinamento tra le Regioni adriatiche che punti a fare scelte conformi alla tutela dell’ambiente terrestre e marittimo”.

E se la cosa dovesse andare in porto, conclude l’ex ‘Governatore’ molisano, ”l’Unione europea sarà chiamata a fare la sua parte con i fondi per la pesca. Sarebbe anche ora che Bruxelles iniziasse ad occuparsi anche del Mediterraneo, visto che tutti i soldi per la pesca vengono spesi nei mari del Nord”.

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