Formazione

Regioni, guai ai poveri. La denuncia dalla Commissione

Politiche sociali. Intervista a Giancarlo Rovati, il nuovo presidente della commissione povertà che lancia l’allarme: "il governo mette i fondi ma non ha più competenze".

di Luca Fiore

Era la cenerentola delle Politiche sociali, la commissione Povertà. Si è riunita l?11 giugno scorso, ad almeno tre mesi dalla sua ricostituzione. Sì, perché la presidente Chiara Saraceno e gli altri componenti si erano dimessi nel dicembre scorso in polemica con i nuovi vertici del Welfare: «Non ci fanno lavorare». I maligni avevano osservato come i meno abbienti, malgrado i manifesti del Cavaliere sull?aiuto «a chi rimane indietro», non c?entrassero molto con i programmi di governo. Ma ora, la commissione si è riunita e ha cominciato a lavorare. La presiede Giancarlo Rovati, sociologo della Cattolica e dell?Università di Genova.
Vita: Professor Rovati, come mai questo ritardo?
Giancarlo Rovati: C?è voluto del tempo perché i decreti che la ponevano in atto fossero registrati. Alla fine di maggio tutto era pronto ed è stata fissata la data del primo incontro.
Vita: Il sottosegretario Sestini ha ricordato la vostra autonomia?
Rovati: La nostra funzione è quella di formulare proposte e valutazioni. Sarà poi il ministero il responsabile dell?eventuale attuazione.
Vita: Che cosa cambia nella nuova commissione?
Rovati: In continuità con lo spirito della precedente commissione, anche la nostra ha una forte rappresentanza dei soggetti più direttamente impegnati per la rimozione dell?esclusione sociale. A Caritas e Comunità di Sant?Egidio, si sono aggiunti San Vincenzo e Banco Alimentare.
Vita: Che linee di lavoro vi siete dati?
Rovati: Oltre a tener conto delle statistiche ufficiali per fare un?analisi comparativa e di trend dello stato della povertà in Italia e in Europa, intendiamo concentrarci sulle famiglie con figli minori. Una famiglia povera, infatti, trasmette le sue difficoltà e rischia di condannarle alla catena dell?esclusione. La povertà delle famiglie si ripercuote sui minori anzitutto a livello di discontinuità, insuccesso e abbandono scolastico. Viene a cadere così una chance importantissima per la promozione personale e sociale, che è il sapere e la cultura. Ci occuperemo anche dell?avvio precoce a forme di lavoro irregolare e sottopagato, che sono l?essenza del lavoro minorile.
Vita: Qual è il metodo che seguirete nelle vostre indagini?
Rovati: Vorremmo identificare i percorsi della povertà osservando i punti di ascolto e di aiuto ai poveri realizzati da molti anni proprio dalle realtà associative. Realtà in parte coinvolte nella commissione, ma più ampiamente rappresentate dall?Agenzia per il Terzo settore. La commissione cercherà di mettere in evidenza sul piano conoscitivo, non solo la consistenza e le caratteristiche dell?esclusione sociale, ma anche l?attività di migliaia di microrealizzazioni di carattere privato sociale esistenti sul territorio.
Vita: Un?attività conoscitiva?
Rovati: Non solo, intendiamo prestare molta attenzione alla quantità di risorse che questo governo ha stanziato e intende stanziare per gli interventi sociali nei confronti dei poveri. Il contenimento della spesa pubblica non dovrebbe sacrificare l?attenzione di governo e parlamento verso i più deboli. Staremo a vedere cosa farà Tremonti, poi daremo consigli anche in tal senso.
Vita: Quali difficoltà intravede?
Rovati: Il governo destina risorse senza avere competenze che spettano alle Regioni. La riforma del titolo V della Costituzione potrebbe rivelarsi un boomerang: Regioni poco attente alle politiche sociali potrebbero continuare a disattenderle. Nel momento in cui gran parte delle responsabilità passerà di mano, per la commissione sarà molto difficile lavorare.

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