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Regioni, coro di no contro l’atomo

In undici impugnano la legge sul nucleare davanti alla Consulta. E anche le regioni guidate dal Pdl...

di Francesco Dente

Le voci di protesta sul nucleare sono ormai un coro. Metà delle Regioni impugnerà dinanzi alla Corte Costituzionale le norme nazionali che hanno riaperto la porta all’energia atomica. In poco meno di quindici giorno l’elenco delle Regioni è più chge raddoppiato passando da cinque a undici . Dopo Toscana, Piemonte, Calabria e Liguria ed Emilia Romana anche Campania, Lazio, Marche, Puglia, Umbria e Basilicata hanno deciso di presentare ricorso. Al coro dei no si aggiungono, seppure senza particolari acuti, anche le Regioni guidate dal Popolo della Libertà. Sardegna e Veneto hanno approvato degli ordini del giorno o dichiarazioni del presidente con cui dicono no alle centrali nucleari sul proprio territorio. Idem il Molise che, pur non promovendo ricorso, ha manifestato il suo deciso “No”.

«Come Governo regionale», ha affermato il Presidente della Regione Michele Iorio, «siamo assolutamente contrari alla realizzazione di una centrale nucleare in Molise non esistendo, sul nostro territorio, nessuna delle condizioni necessarie ad un impianto di questo tipo».

Le Regioni, in sostanza, contestano il ruolo marginale riconosciuto loro nella localizzazione dei siti. In particolare, puntano il dito contro l’articolo 25 (Delega al Governo in materia nucleare) il quale prevede che la costruzione e l’esercizio di impianti per la produzione di energia elettrica nucleare e di impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi o per lo smantellamento di impianti nucleari a fine vita siano considerati «attività di preminente interesse statale» e, come tali, soggette ad autorizzazione unica rilasciata con decreto del Ministro dello sviluppo economico, Ambiente e Infrastrutture. Previa intesa, questo il punto contestato, con la conferenza unificata. Le Regioni, invece, chiedono più voce in capitolo. L’intesa, questa la richiesta, va concordata con la Regione interessata all’impianto atomico. Contestata anche l’attribuzione al Governo di individuare nella legge delega le modalità di esercizio del potere sostitutivo del Governo in caso di mancato accordo con i diversi enti locali coinvolti.

«Non è possibile – ha spiegato il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani – che l’eventuale contrarietà di una Regione ad accogliere un impianto possa essere considerata alla stregua di un semplice parere non vincolante. Per questo abbiamo deciso il ricorso alla Corte». Sulla stessa linea d’onda la regione Toscana secondo cui l’energia, in base alla Costituzione italiana, è materia concorrente e dunque coinvolge anche le competenze regionali. Per questo motivo l’intesa con le Regioni sarebbe imprescindibile. «Siamo davanti ad una legge – spiega l’assessore regionale all’Ambiente, Anna Rita Bramerini – che non solo va contro le scelte energetiche fatte dalla Toscana, che nel suo Piano energetico regionale ha  ribadito il no al nucleare e il suo impegno per diffondere il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili, ma che è apertamente anticostituzionale».

«Il Governo deve tener conto di quanto sta succedendo nel Paese –  è il commento di WWF Italia, Greenpeace e Legambiente – e fare marcia indietro rispetto a una prospettiva, quella del nucleare, costosa e insicura, oltre che inutile rispetto ai problemi energetici italiani”.

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