Politica
Regione Calabria, già in ritardo di 20 anni, decide di non recepire la legge 328 del 2000!
In questo strano Paese si ammette che una Regione se ne freghi di una legge nazionale, di 20 anni fa, dedicata ai servizi sociali, cioà a proteggere le fasce più deboli della popolazione. Nella sua prima seduta, il Consiglio Regionale della Calabria, invece di recepirla decide che proprio non lo farà. Complimenti a Jole Santelli e ai suoi, un gran debutto
Questa è un notizia della serie #noncipossocredere. Una notizia che non si dovrebbe neppure registrare in un Paese appena normale, in un Paese dove le Regioni non possano fare quel che vogliono infischiandosene delle leggi nazionali, ovvero delle leggi che dovrebbero garantire un trattamento uguale per tutti su tutto il territorio nazionale.
Invece no, dobbiamo registrare una notizia vergognosa, dopo 20 anni (venti anni) non solo la Regione Calabria non ha ancora recepito la legge 328 del 2000, ovvero la Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, la legge per l'assistenza, finalizzata a promuovere interventi sociali, assistenziali e sociosanitari che garantiscano un aiuto concreto alle persone e alle famiglie in difficoltà, ma ha addirittura deciso che proprio non ci pensa a recepirla!
Sono dovuti trascorrere esattamente due mesi dalle elezioni dello scorso 27 gennaio prima che il Consiglio Regionale della Calabria guidato da Jole Santelli (nella foto) riuscisse finalmente a riunirsi. Ebbene, come dicono Gianni Pensabene (Presidente della Consulta del Terzo Settore) e Franco Mundo (Presidente Consulta delle Autonomie locali): «nella prima seduta del Consiglio regionale della Calabria, dedicata secondo prassi consolidata allo svolgimento di aspetti formali e importanti, sia stato inserito e approvato un ordine del giorno che invita la Giunta regionale a “predisporre apposito provvedimento di modifica o di revoca della delibera di Giunta regionale n.503 del 2019 con la conseguente sospensione della esecutività del regolamento regionale n.22/2019”. Ciò pone ancora una volta uno stop all’attuazione della Legge nazionale di riforma del settore Politiche Sociali – anno 2000 – a cui la Calabria, unica regione d’Italia, a vent’anni di distanza non ha ancora dato attuazione.Peraltro l’ordine del giorno non ha tenuto in alcuna considerazione il lungo lavoro svolto dalla Conferenza Permanente regionale sulle politiche sociali “Organismo rappresentativo delle Autonomie Locali e dei soggetti del Terzo Settore”, istituita ai sensi della L.R. 23 del 2003, che nel 2019 ha approvato all’unanimità il Regolamento Attuativo che l’ordine del giorno indica di sospendere o revocare».
«Siamo esterrefatti», continua il loro comunicato, «dal fatto che un organismo creato per legge, non venga consultato né informato per una decisione di così grande importanza.Siamo preoccupati per la possibilità che una decisione con carattere di retroattività possa dare origine a contenziosi tra la Regione e le realtà del Terzo Settore, che avevano già adeguato le proprie strutture e assunto nuove unità lavorative per come previsto dal Regolamento attuativo del D.G.R. sopra richiamato. Ci saremmo francamente aspettati che nel momento in cui il Paese è investito da una tragedia epocale nella quale soccombono le fasce più vulnerabili e fragili della popolazione, si fosse data precedenza assoluta a provvedimenti di salvaguardia di migliaia di anziani, disabili e altri utenti, ospitati anche nelle 404 realtà che fanno parte del Terzo Settore calabrese».
Inutile ricordare che la Calabria è la Regione che “vanta” la spesa sociale pro capite più bassa in Italia.
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