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Regionali/Forum “Ai candidati chiediamo…”

Un documento del Forum permanente del Terzo settore per chiedere ai candidati di impegnarsi soprattutto su Kyoto, minori, mobilità, inquinamento, ecologia e cooperazione internazionale

di Redazione

L?appuntamento elettorale del 3 e 4 aprile per il rinnovo dei governi regionali rappresenta per tutti, al di là dell?intrinseco valore democratico, un?occasione di cambiamento e di innovazione. C?è preoccupazione e incertezza nella società italiana, c?è una difficoltà crescente, c?è consapevolezza di scelte necessarie, ma c?è delusione per le ricette che sinora sono fallite. Dell?innovazione tanto invocata nel Paese non c?è traccia. Tutti gli indicatori mostrano un arretramento non congiunturale che riguarda la competitività e le infrastrutture materiali e immateriali. La secca riduzione della finanza regionale e locale incide negativamente sull?offerta dei servizi fondamentali ai cittadini e sulla tenuta delle politiche di sviluppo locale. La riforma federalista delle istituzioni rischia di creare squilibri ed esclusione anziché aumentare l?efficienza e l?efficacia delle prestazioni perché, invece di avvicinare lo Stato ai cittadini, divide i territori e discrimina l?esigibilità dei diritti. Se si guarda alle politiche sociali, la riforma del sistema di protezione sociale (legge 328) varata nel 2000, che disegnava l?innovazione dell?offerta dei servizi sociali in Italia e riarticolava la gerarchia dei soggetti gestori dando centralità agli enti locali e promuovendo il ruolo protagonista del terzo settore, è stata azzerata. Il fondo sociale nazionale, che la 328 ha istituito, è stato dimezzato, e con la Finanziaria 2005, al netto dei diritti soggettivi e delle risorse vincolate, alle Regioni restano poco più di 320 milioni di euro, cifra insufficiente per tutto. Qualche decina di euro di sconto fiscale non ripagherà le famiglie dei costi e dei disagi prodotti dal taglio dei servizi. Approvata la Costituzione europea, l?Europa pare allontanarsi dagli italiani invece che esserne l?orizzonte per coltivare le proprie aspettative, vivere le potenzialità e combattere i pericoli della globalizzazione. In questo quadro preoccupante, il canale di comunicazione tra società civile e istituzioni sembra essersi interrotto, ma noi non ci arrendiamo, crediamo nel Paese, nella democrazia, nella forza della partecipazione, nella buona politica. La prossima scadenza elettorale può essere colta come un?occasione importante per mettere in moto tutte le energie sociali, culturali ed economiche perché diventino di reale contributo al governo dei nostri territori, alla realizzazione di politiche di pubblica utilità. Proprio la dimensione regionale è, per noi, lo snodo per verificare quanto le intenzioni politiche precisate nei programmi e le dichiarazioni di disponibilità corrispondano a risposte e interventi efficaci sul territorio. Noi crediamo che l?istituzione Regione possa essere lo spazio per dare direzione e progetto al cambiamento necessario. E’ dimostrato come comunità solidali, un territorio consapevole dell?importanza della coesione sociale, e istituzioni attive nel promuovere un modello di sviluppo integrato, sono la premessa per la crescita economica e per evitare la frammentazione del corpo sociale. Abbiamo bisogno di Regioni più forti e intelligenti, di un federalismo virtuoso e non squilibrato che le metta in condizione di agire positivamente e sinergicamente. Abbiamo bisogno di ridare centralità all?azione pubblica, a uno spazio pubblico che non si chiuda nella pubblica amministrazione, ma che sia in grado di garantire l?interesse generale, i beni comuni e favorire la sussidiarietà positiva con i corpi intermedi e l?iniziativa dei cittadini al fine di realizzare l?universalismo dei diritti. La sussidiarietà, per noi, non può essere la sostituzione della responsabilità e dell?azione dello Stato, la scorciatoia per realizzare un?idea di Stato minimo, di welfare residuale. Né può essere per il terzo settore lo spazio nel quale si produce precarizzazione del lavoro e dei diritti dei lavoratori. La sussidiarietà deve essere innovazione, allargamento della capacità di azione pubblica, mobilitazione della responsabilità, della solidarietà e creatività civile. Chiediamo alle Regioni e a chi si candida a governarle di saper interpretare queste potenzialità e opportunità, di dare una svolta alla concertazione sociale e istituzionale, di investire sulla partecipazione e sulla responsabilità dei cittadini. Abbiamo bisogno di un nuovo modello di governance che permetta il confronto e favorisca il contributo degli attori in gioco. Alle Regioni chiediamo di assicurare un ruolo di governo generale dei territori, di saper connettere le energie e coordinare le risorse, di sollecitare, indirizzare, favorire l?innovazione e la diffusione dei nuovi saperi, di dialogare tra loro e lavorare in modo integrato, di aprire ai territori le finestre della globalizzazione, di saper promuovere la solidarietà interna e internazionale, di garantire i diritti di tutti i cittadini che vivono e lavorano sul territorio anche se immigrati, di garantire la tutela di un ambiente naturale sempre più minacciato dall?incuria, dagli abusi, da uno sviluppo squilibrato e privo di futuro. Il tessuto democratico profondo dei nostri territori è una risorsa a disposizione del Paese e del suo governo, una caratteristica peculiare della nostra democrazia repubblicana. L?economicismo e il leaderismo mediatico che hanno ispirato in modo crescente la politica di questi anni, oltre che aver fallito gli obiettivi di crescita e di innovazione rischiano di colpire al cuore questo patrimonio democratico. è dai territori che deve ripartire la tutela e la promozione di un tessuto partecipativo di associazioni, cooperative, enti locali, interpreti della memoria e della realtà di uno spirito civico, di un volontariato, di una capacità di autorganizzazione che ha saputo resistere alle stagioni dell?egoismo e reinterpretare uno dei patrimoni più grandi della storia italiana. Pensiamo che l?impegno in difesa dello stato sociale sia un po? la metafora oltre che un contenuto sostanziale di questo modo di intendere la politica democratica, l?azione pubblica, il governo dei nostri territori. Per questo abbiamo lanciato l?idea di costruire una grande coalizione pro welfare che possa aprire una stagione di riaffermazione dei diritti sociali e di reale innovazione. Una coalizione della quale facciano parte cittadini, associazioni, sindacati, imprese, enti locali, Regioni. Una coalizione che sappia difendere i diritti di cittadinanza e la qualità della coesione sociale ma che sappia interpretare anche la volontà di ripresa, di rilancio dell?Italia nello spazio europeo e in un mondo di pace e più ricco di opportunità per tutti. Una coalizione per il benessere delle persone e per un futuro positivo. A chi governerà le Regioni nei prossimi anni chiediamo – Politiche d?attacco su 5 grandi fronti: promuovere il risparmio energetico e mettere al centro delle politiche lo sviluppo delle fonti rinnovabili, come impone il Protocollo di Kyoto e come esige l?obiettivo di ridurre la nostra dipendenza energetica da petrolio e fonti fossili – Cambiare radicalmente la politica dei trasporti, privilegiando la mobilità su ferrovia e favorendo soprattutto nelle città il trasporto pubblico e collettivo – Dare piena applicazione alla Legge Ronchi sui rifiuti che mette al centro la raccolta differenziata e, nel Sud, superare la stagione fallimentare dei commissariamenti che non hanno sconfitto le ecomafie né hanno creato le basi per una gestione efficiente dei rifiuti – Consolidare in agricoltura, nel turismo, nella gestione delle aree protette la scelta vocazionale dell?Italia per produzioni e offerte di alta qualità – Privilegiare nelle politiche urbanistiche la manutenzione e il recupero del patrimonio esistente rispetto all?aumento del costruito. Fino a qualche anno fa molti pensavano che proporre uno sviluppo così fosse ?sognare?. Oggi si è diffusa la consapevolezza che questi obiettivi sono prima che sogni, bisogni di migliorare la qualità della vita, ma anche di dare ai nostri territori un futuro forte e sicuro – Azioni volte a sostenere e valorizzare gli interventi di cooperazione e di solidarietà internazionale promossi dai soggetti del terzo settore attivi sul territorio – Un impegno nuovo per diffondere una cultura di pace, sostenendo con politiche attive e risorse il ruolo degli enti locali e delle associazioni per costruire la coscienza di un mondo senza disuguaglianze né conflitti – Politiche tese a favorire il reinserimento sociale delle forze marginali del Paese, con particolare riferimento ai detenuti degli istituti penitenziari italiani – Attivare una sensibile attenzione alle problematiche minorili che denunciano una difficoltà di rapporto tra istituzioni del mondo adulto e linguaggio giovanile – Politiche dell?informazione per garantire il diritto all?accesso dei cittadini al sistema dei media, alla sua democrazia e al suo pluralismo, con particolare riferimento alla funzione di servizio pubblico svolta dalla Rai anche a livello regionale. Si auspica a tal proposito che i Corecom siano interlocutori sempre più attivi dei cittadini e del mondo associativo che guardano a loro come istituzione di riferimento per affermare contenuti, strumenti e competenze della comunicazione sociale.

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