Volontariato

Regalate fiori solidali

Domenica la tradizionale ricorrenza

di Redazione

Festa della Mamma in arrivo, tra i regali preferiti da figli e figlie ci sono senza dubbio i fiori. Belli, colorati e profumati, almeno all’apparenza. Ma cosa si può nascondere dietro un semplice fiore? Il valore della produzione di fiori e piante nel mondo vale oltre 26 miliardi di euro. Nel 2000 il giro d’affari al consumo era di oltre 40 miliardi nel 2000 e di 43 nel 2001, e le previsioni stimano almeno un raddoppio entro il 2015. I numeri dell’associazione Fiori e Diritti danno la misura di come dietro ogni fiore ci sia un’attività economica che coinvolge decine di Paesi, centinaia di imprese, migliaia di persone.

Ma dietro alla bellezza e al profumo di un fiore può nascondersi anche una storia di ingiustizia e povertà, di lavoratori vessati e salari ingiusti, di un ambiente sfruttato, una terra consumata, di inquinamento e intossicazione tra pesticidi e concimi chimici. La produzione di fiori necessita infatti di circa 80 passaggi chimici, dal trattamento del suolo all’impacchettamento del prodotto, e il Ph del terreno deve essere regolato con fertilizzanti e disinfestanti che possono salinizzazione il suolo, rendendolo inadatto all’agricoltura, senza contare le grandi quantità d’acqua spesso utilizzate a discapito delle comunità locali.

Questa storia, però, può essere riscritta grazie a un gesto semplice come quello di acquitare fiori scegliendo i produttori che oltre al guadagno fanno scelte diverse, riportando legalità e rispetto umano al centro del sistema produttivo. In Italia, il marchio “Fiore Giusto” certifica la coltivazione sostenibile nel rispetto dei lavoratori e della natura e ha ottenuto il riconoscimento ufficiale da parte di Fair Flowers Fair Plants, il più importante programma internazionale per la certificazione etica e sociale di fiori e piante. Obiettivo, promuovere la produzione sostenibile diminuendo l’impatto ambientale delle coltivazioni e stabilendo migliori condizioni sociali per i lavoratori.

Dallo sfruttamento del lavoro minorile al mancato rispetto dei diritti delle lavoratrici, dall’instabilità del lavoro al mancato riconoscimento del lavoro extra e del riposo settimanale: sono alcuni degli aspetti che caratterizzano la floricoltura nel Sud del Mondo. Delle circa 400 compagnie attive nella floricoltura in Ecuador solo tre possono vantare l’esistenza di un sindacato interno. Un altro problema riguarda la carenza di protezioni adeguate contro gli agenti chimici utilizzati nei campi.

Ma da dove vengono i fiori che acquistiamo? In Europa il mercato si sviluppa principalmente attraverso le aste, con i centri olandesi di Aalsmeer, FloraHolland, Oost Nederland e Vleute a fare da centro di raccolta (nel 2003 queste quattro aste hanno sviluppato una fatturato di 2.330 milioni di euro per i soli fiori recisi). Il 19,7% del fatturato è composto da fiori di importazione, per una valore di 460 milioni, cifra che costituisce il 70% delle importazioni Ue, pari a 660 milioni.

Sul mercato italiano nel 2003 sono arrivate dall’estero più di 10.000 tonnellate di fiori, pari a oltre 150 milioni di euro. Il 68% di questa quota proviene dai Paesi Bassi e consiste prevalentemente in prodotti provenienti dal Kenya o da altri Paesi extra Ue. Nella restante parte, il 10% è costituito da orchidee provenienti dalla Thailandia e il 5% da rose provenienti dall’Ecuador.

Provenienza a parte, come scegliere una pianta bella ma anche sostenibile? Oltre all’italiano “Fiore Giusto”, sono diversi i marchi che ci possono aiutare nell’acquisto di un fiore che rispetti i lavoratori e l’ambiente. C’è Flo che applica i criteri del fair trade internazionale, la certificazione Flp (Flower Label Program) che utilizza il Codice di Condotta Internazionale dei Fiori e il progetto Ffp (fair flowers fairplants) che accorpa in un’unica certificazione tutti gli schemi disponibili a modificare i propri parametri.

Poi ci sono i codici di condotta promossi dai produttori, come ad esempio Kfc e Fpeak in Kenya, Zega in Zambia, Ufea in Uganda, Floverde in Colombia, e le certificazioni come Eurepgap e Mps: su questi, gli attivisti della floricoltura sostenibile vanno cauti potrebbero rappresentare azioni più di marketing che concrete.

L’Europa importa più di 80.000 tonnellate di fiori recisi dall’Africa (pari al 70-80% della produzione floricola del Continente). Il Paese leader per la produzione e l’esportazione è il Kenya, seguito da Zimbabwe, Zambia, e Uganda. Poi c’è l’America Latina, Colombia in testa con quasi 100.000 addetti su una superficie di circa 5.900 ettari e il 98% della produzione esportata, seguita dall’Ecuador.


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